La XVI edizione del Tallinn Design Festival ha ospitato la conferenza sul ruolo del design nella gestione di crisi e cambiamenti
TALLIN (ESTONIA). Introdotto e discusso nel 2020 come specifica sezione della conferenza “Design for Need”, il “Design per le emergenze” è stato selezionato come tema principale della XVI edizione del Tallinn Design Festival. Un percorso di approfondimento che ha portato, grazie alla determinazione della presidente dell’associazione dei designer estoni Ilona Gurjanova [immagine di copertina], ad impegnarsi in una raccolta di progetti (esposti dal 20 al 26 settembre presso gli hangar Põhjala) in grado di rappresentare a livello internazionale questa significativa evoluzione della cultura disciplinare.
Crisi e soccorso nella conferenza internazionale
Cuore dell’evento è stata la conferenza internazionale SOS Design, con relatori invitati a concentrare le riflessioni sui concetti chiave di crisi e di soccorso. La conversazione si è sviluppata attorno al ruolo del design nella gestione dei cambiamenti e nell’individuazione di soluzioni per le varie “crisi” che attanagliano le nostre società. Nel contesto pandemico, infatti, il ruolo della pianificazione delle crisi è stato cruciale.
Ma se il Covid ha calamitato la stragrande maggioranza degli sforzi organizzativi ed economici di questi ultimi diciotto mesi, altri problemi globali continuano a richiedere interventi urgenti: la crisi economica d energetica, il riscaldamento globale, le migrazioni. SOS design, in una prima analisi, potrebbe significare tutto ciò che il design può e deve fare per contrastare le emergenze del nostro tempo, siano esse procurate dall’uomo o dalla natura. Quando si parla di emergenze, la nostra mente vola verso tutto ciò che riguarda principalmente i cambiamenti climatici che stanno radicalmente trasformando interi territori, procurando eventi estremi ed impoverimento di risorse. Il design per le emergenze diventa quindi fondamentale per incrementare la consapevolezza di un progettista verso la possibilità che una situazione estrema possa mettere a rischio in poche ore o istanti un intero ecosistema o un ambiente urbano in equilibrio per secoli, sviluppando idee che contribuiscono alla protezione o all’evasione di persone in pericolo.
Le emergenze dentro casa
Esistono comunque altre forme di crisi, la cui gravità è spalmata temporalmente, ma non per questo meno meritevoli d’interventi rapidi e risolutivi: si parla in questo caso di crimini, di assorbimento tecnologico, di crisi individuali che colpiscono la psiche dell’uomo contemporaneo. Questi ultimi aspetti aiutano a comprendere come il design per le emergenze si stia gradualmente caratterizzando, muovendosi nelle abitazioni e relativi nuclei familiari, per salvare ad esempio le nuove generazioni dall’isolamento tecnologico, per contrastare la violenza domestica o per migliorare l’interazione con un mondo sempre più complesso e meno inclusivo.
Il design da disciplina individuale a collettiva
Di grande interesse, nel dibattito generale, è stata l’interrogazione sull’anima del design del XXI secolo: se sia ancora da considerarsi funzionale ad eventi piacevoli e di costruzione, se il tempo che si consuma per “pettinare” gli oggetti e per enfatizzare il valore estetico delle cose sia realmente speso bene. Tale concetto è racchiuso nel passaggio dal “Design to Live” al “Design to Survive”, ovvero all’approccio che ridimensiona il design “per il buon vivere dell’individuo” e che lo riporta ad essere una disciplina “collettiva”, per sviluppare, raccogliere strategie, salvare vite e preservare ecosistemi in questa difficile transizione. Nell’ambito della conferenza sono intervenuti Ain Aaviksoo, che ha analizzato la complessità del contagio e della campagna vaccinale come un problema generale di design; Helene Steiner, co-fondatrice del progetto Opencell, laboratorio completamente funzionante che può essere immediatamente distribuito in qualsiasi parte del mondo per i test Covid-19; Alessia Buffagni, su pianificazione e risultati dell’introduzione del design per l’emergenza nel sistema educativo universitario; Dario Donato, sulle future esperienze spaziali.
Da notare la sezione dedicata ai casi studio: da Mask Architects, autori di una cooling station per alleviare le condizioni climatiche estreme a Dubai, a Deploy Tech, impegnati nella prototipazione di serbatoi in tessuto riempiti di cemento, al fine di garantire resistenza, affidabilità e durabilità ai sistemi di raccolta idrica. Lo stile e la portata inventiva hanno caratterizzato l’intervento conclusivo del giovane neozelandese Henry Glogau, che ha presentato tre progetti di grande ispirazione e immediata applicazione per escursionisti in ambienti estremi e comunità con accesso limitato all’acqua potabile.
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congressi , coronavirus , SOS design
Last modified: 27 Settembre 2021