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Alex LobosWritten by: Design

Dal design “per” al design “con” l’autismo/2

Dal design “per” al design “con” l’autismo/2
Seconda parte di una riflessione sulle potenzialità dei designer affetti da autismo

 

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO

Decodificare e trovare schemi

L’autismo ci consente di guardare il mondo da angolazioni differenti. Molti autistici sono persone caratterizzate da una capacità di pensiero visiva e spaziale superiore. Mentre molti professionisti autistici perseguono carriere tecniche e scientifiche (considerando che sono molto più logiche e prevedibili), coloro che operano in discipline molto più aperte si distinguono come “problem solvers” creativi. La risoluzione di problemi per i designer autistici deriva dalla loro originale prospettiva di vita, che è anche una strategia di sopravvivenza. Lo sforzo nella comprensione di cose che sono poco chiare e disorganizzate porta a sezionarle in pezzi più piccoli fino a quando ognuna di esse inizia ad avere un senso. Una volta che questo accade, le situazioni che sono apparentemente complicate diventano facilmente comprensibili. Il processo di ricomposizione di queste situazioni, inoltre, porta a combinazioni inaspettate, creative e innovative. Questa prospettiva svela connessioni e schemi che non sono evidenti a chiunque guardi i problemi in modo lineare. Quello che molte persone chiamano “problem-solving”, per i designer autistici sembra più che altro un “problem-decoding”.

Nel mio lavoro personale, mi piace combinare la tecnologia con il design emozionale. Ogni volta che si utilizzano strumenti come sistemi CAD e design generativo, è importante avere obiettivi chiari su ciò che deve essere progettato, oltre a dare istruzioni chiare ai computer affinché sviluppino soluzioni specifiche. Il design emozionale offre l’opportunità di esplorare come i prodotti possono avvicinarsi ai loro utenti e fornire loro un’esperienza molto più piacevole e significativa. Un esempio di questo processo sono una serie di pezzi d’arredo in cui ho integrato geometrie complesse con forme eleganti, accessibili e naturali. Questa combinazione di elementi mi piace molto, in larga parte perché riflettono la mia realtà: trovare un equilibrio tra la comodità di applicare la logica e la curiosità della comprensione delle emozioni umane.

Sgabello e lampada da tavolo disegnati da Alex Lobos, combinando sistemi CAD, metodologie di design generativo e design emozionale.

 

Sviluppare empatia

Una delle abilità più importanti per ogni designer è l’empatia: la capacità di capire come si sente qualcun altro e il motivo per cui si comporta in un certo modo. L’empatia non viene naturale per gli autistici, e c’è una lotta costante con la comprensione dei sentimenti e sul come potrebbero influenzare le persone. Gli individui autistici usano strategie consapevoli e deliberate per mettersi nei panni di qualcun altro e per sviluppare un migliore senso di empatia. Questo può essere fatto osservando le situazioni in modo più dettagliato, ponendo domande dirette su come si sente qualcuno e trovando una connessione diretta con una situazione che la rende più rilevante e riconoscibile per se stessi.

I designer autistici possono essere molto bravi a sviluppare strumenti empatici perché ne hanno bisogno per la propria comprensione della vita quotidiana. Questo include la traduzione di sentimenti ed emozioni in elementi tangibili e gestibili. Trovano anche facile mostrare l’empatia fornendo una prospettiva oggettiva. È interessante notare che queste strategie sono ampiamente utilizzate nel design. È normale che i designer sviluppino soluzioni per utenti con esigenze, stili di vita e abilità molto diversi da loro stessi.

Temple Grandin è un’esperta di comportamento animale e attivista di fama mondiale. Sebbene non abbia una formazione istituzionale come designer, ha sviluppato dozzine di progetti per un trattamento più umano del bestiame che sono stati ampiamente adottati nel settore. Grandin è anche autistica, poiché è stata una delle prime ad evidenziare le intuizioni che l’autismo porta nella vita di qualcuno. Grandin spiega come la sua memoria visiva e l’attenzione ai dettagli abbiano contribuito ai suoi progetti per strutture di allevamento meno alienanti. Parla anche della necessità di sviluppare empatia, poiché “gli animali notano dettagli nel loro ambiente che la maggior parte delle persone non vede, come un ramo che si muove leggermente o un’ombra”.

Recinto per bestiame utilizzando le linee guida di progettazione di Temple Grandin (immagine di Roberto E. de A.)

 

Focalizzare l’obiettivo sull’autismo

L’autismo deve essere discusso più apertamente nella comunità del design e negli ambienti di lavoro in generale. Le persone con autismo, ADHD e altri tratti simili mostrano percentuali di disoccupazione sproporzionatamente elevate. Ciò accade in parte a causa di percezioni fuorvianti da parte dei datori di lavoro. Le risorse umane, ad esempio, possono porre troppa attenzione al processo di selezione e i candidati autistici possono avere difficoltà nei colloqui a causa del loro sovraccarico sensoriale, ansia o interazione sociale limitata.

L’assunzione di qualcuno dovrebbe basarsi su come il candidato potrebbe svolgere un lavoro piuttosto che sull’esito del colloquio. I potenziali datori di lavoro possono anche essere intimiditi da sistemazioni speciali di cui potrebbero aver bisogno i dipendenti autistici, mentre nella maggior parte dei casi tali sistemazioni sono semplici da implementare. Possono essere inclusivi fornendo aspettative e obiettivi di lavoro specifici per portare a termine un progetto, fornendo flessibilità nel modo in cui i team comunicano e consentendo a qualcuno di utilizzare le cuffie o posizionare la scrivania in aree a basso traffico per ridurre il carico sensoriale.

Autismo e neurodiversità sono termini relativamente nuovi nella nostra società e richiedono maggiore attenzione e comprensione. Non mi sono mai sentito limitato nella mia carriera a causa del mio autismo. Amo la mia carriera, le persone che ho incontrato e che ho aiutato con i miei progetti e i miei insegnamenti, e le connessioni personali che creo lungo il percorso. Molto di questo accade non “nonostante” ma “a causa” del mio autismo. Essere consapevoli della neurodiversità e accettarla non basta; ha bisogno di essere abbracciata.

 

Articolo pubblicato per gentile concessione dell’autore. Traduzione di Ubaldo Spina

 

Autore

  • Alex Lobos

    Esplora design, tecnologia, sostenibilità e attaccamento emotivo come mezzi per migliorare la qualità della vita. È docente e direttore del corso in Industrial Desing del Rochester Institute of Technology e ricercatore emerito presso Autodesk. Al RIT, guida un programma di alto livello incentrato su collaborazione interdisciplinare, tecnologia accessibile e ricerca nel campo del design applicato. Insieme ai suoi studenti collabora con Autodesk, AT&T, Colgate-Palmolive, General Electric, Makerbot, Stryker, Staples e Unilever a progetti che riguardano la fabbricazione digitale, i comportamenti sostenibili, il futuro dell'apprendimento, il design generativo e la vita quotidiana. Ha conseguito un MFA presso l’Università di Notre Dame e un BID presso l’Universidad Rafael Landivar

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Last modified: 9 Luglio 2021