Una mostra ai Musei civici di Bassano del Grappa in concomitanza con la conclusione dei discussi interventi di consolidamento del celebre ponte ligneo
BASSANO DEL GRAPPA (VI). “Finalmente!” è l’esclamazione che si sente pronunciare più spesso sotto le mascherine da chi, finalmente appunto, attraversa il Ponte vecchio di Bassano del Grappa dopo sette anni d’interventi di consolidamento. Per Bassano il Ponte vecchio non è un semplice elemento che unisce due sponde ma un monumento, un luogo d’incontro, una “loggia urbana” in cui passare le ore, guardare la Valsugana e godere delle sue brezze estive, osservare l’andamento delle brentane o scrutare l’orizzonte per vedere se, da dietro le nuvole, farà capolino il Monte Grappa.
La mostra e un allestimento teatrale
L’evento di riapertura del ponte, oltre ad avere rappresentato una grande festa per i bassanesi, è stato l’occasione per l’amministrazione comunale di promuovere una mostra che potesse riavvicinare tutti al simbolo della città e raccontarne la travagliata storia. “Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito”, a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné, ha quindi trasformato questa celebrazione in un vero e proprio momento di ricerca e approfondimento sul manufatto e la sua tanto discussa paternità palladiana.
Come dichiarato da Guidi, direttrice scientifica dei Musei civici di Bassano del Grappa, “La mostra è concepita come un racconto per immagini che si snoda attraverso opere, oggetti e documenti che, debitamente ordinati e messi in relazione tra loro, permettono di ripercorrere le fasi salienti della storia di questo manufatto architettonico, evidenziandone le peculiarità e mettendolo in rapporto con le vicende storiche, sociali ed economiche della città”.
Allestita nella sala al piano terra dell’ala più recente dei Musei civici, nell’ambiente avvolto nel blu profondo delle pareti, la tripartizione (invenzione, storia e mito) della mostra emerge nella distribuzione spaziale del percorso, pensato dai curatori e dall’architetto-regista Andrea Bernard per essere percepibile ma senza escludere una continua interazione visiva tra i tre macro-temi.
La riapertura del Ponte vecchio ha permesso quindi di aggiungere nuovi elementi alla già ricca ricerca sull’opera palladiana (e sulle successive modifiche), snocciolando i tre macro-temi con una forte chiave evocativa, quasi onirica, che pone il Ponte di Bassano e la sua cinquecentenaria storia a cavallo tra le ricerche di Palladio e i visionari capricci di Canaletto. Un percorso di ricerca certamente ancora aperto, se pensiamo a quanto tutto questo abbia poi influenzato il Novecento, Le Corbusier, la Tendenza, l’architettura e l’immaginario contemporaneo.
Un percorso coinvolgente anche grazie all’allestimento, che ha portato all’interno del museo materiali e soluzioni prese direttamente dal mondo del teatro: teli e pavimentazioni riflettenti che cambiano densità per restituire prima l’effetto di camminare sull’acqua (storia) e poi tra le nuvole (mito), accompagnano modelli di grandi dimensioni ed opere preziosissime appese alle pareti.
Nella piccola wunderkammer bassanese non mancano quindi “chicche” come i già citati capricci di Canaletto, i disegni originali di Palladio, settecentesche lettere anonime (con tanto di insulti), le incisioni di Giambattista Piranesi e di Leon Battista Alberti, una mirabile veduta di Roberto Roberti e un preziosissimo, oltre che fragilissimo, calotipo che si ritiene essere la prima raffigurazione foto-impressa di un’opera palladiana.
Il restauro del ponte: un’occasione persa?
Una mostra piccola, ma ricca e scenografica, che, al contempo, sembra voler esorcizzare un incubo durato sette anni e le critiche rivolte costantemente agli interventi che hanno raddrizzato e consolidato il celebre ponte di legno. Quasi un’opera di apologia che, oltre a proporre le settecentesche critiche sull’intervento di ricostruzione del ponte ad opera di Bartolomeo Ferracina, scomoda addirittura il ponte Morandi di Genova.
Certo è che, come più volte sostenuto anche dall’architetto Sergio Los, docente IUAV e allievo di Carlo Scarpa, questo intervento, nel limbo tra forma e sostanza, ha perso nuovamente l’occasione per una riflessione radicale che potesse dare finalmente al mondo il ponte tracciato da Palladio all’interno dei suoi Quattro libri dell’Architettura.
Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito
a cura di Guido Beltramini, Barbara Guidi, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné
Galleria Civica, Piazza Garibaldi 34 Bassano del Grappa
29 maggio – 10 ottobre 2021
tutti i giorni dalle 10 alle 19 – chiuso il martedì
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allestimenti , mostre , palladio , restauro , veneto
Last modified: 9 Giugno 2021