Prima parte di una riflessione sulle potenzialità dei designer affetti da autismo
Immagina di vedere una locandina per un concorso. In palio un grande premio per tutti coloro che decifrano un indovinello. Capisci subito la risposta giusta e inizi a sognare a occhi aperti di vincere il premio. Pochi giorni dopo la realtà ti fa capire che non sei riuscito a metterti in contatto con gli organizzatori del concorso. Anche dopo aver risolto le istruzioni, hai difficoltà a raggiungere un gruppo di estranei e alla fine ti arrendi. Avevi una risposta per un indovinello che solo poche persone potevano risolvere, ma non sei riuscito a capire la “parte facile”, ovvero la modalità d’invio della tua risposta al concorso.
Vivere con l’autismo è molto simile poiché influenza la comunicazione, l’interazione sociale e il comportamento. Mi è stato diagnosticato di recente, quindi dovrei saperlo. Per tutta la vita ho notato comportamenti che rendono alcune situazioni facili da affrontare, mentre altre restano una continua lotta. L’autismo copre un’ampia gamma di caratteristiche, dall’essere semplicemente “bizzarro” all’interruzione della comunicazione verbale e sociale. Questa è una delle manifestazioni della neurodiversità, un percorso per comprendere i diversi modi in cui il cervello funziona, che include anche la dislessia, il disturbo da deficit di attenzione (ADD) e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).
Fino a poco tempo fa, ricevere una diagnosi di autismo, ADD e ADHA veniva percepito come una situazione negativa: una limitata capacità di lavorare, di avere relazioni sociali e di vivere (godersi) la vita in generale. Era qualcosa che doveva essere superato, o “curato”. Questo punto è molto importante poiché più persone ricevono una diagnosi in diverse fasi della loro vita e realizzano che i tratti caratteristici che fanno parte dell’etichetta sono una parte intrinseca del loro essere e, in molti casi, sono proprio questi tratti a doppio taglio ad aver fornito loro un vantaggio a livello professionale. I tratti in una diagnosi di autismo possono essere definiti come punti di debolezza (ad esempio l’iperfocalizzazione) o come punti di forza (essere ad esempio appassionato e competente in una materia). La neurodiversità sta cambiando il paradigma, mettendo questi tratti in una nuova luce che si concentra prevalentemente sui suoi aspetti positivi. Le imprese stanno iniziando a comprendere il vantaggio competitivo fornito dalla neurodiversità. Ciò include la possibilità di attingere ad un talento eccezionale che pensa fuori dagli schemi e che guarda le cose da angolazioni creative e non tradizionali.
L’autismo come superpotenza del design
Il design ha una lunga tradizione nell’affrontare i bisogni associati all’autismo. Nel 2011, Core77.com ha organizzato un concorso volto a soddisfare le esigenze delle persone affette da autismo. Esistono diversi casi studio e progetti che mirano a elaborare soluzioni più confortevoli per le persone con bisogni cognitivi e sensoriali unici, che vanno dalle coperte alle arene sportive. Questi sono contributi molto preziosi ma si concentrano sulla progettazione PER l’autismo, mentre la progettazione CON l’autismo è stata discussa molto poco. Una migliore comprensione di cosa significa essere un designer autistico può fornire una serie di vantaggi:
- può incoraggiare chiunque a comprendere il potenziale dell’autismo e della neurodiversità in genere
- può aiutare designer e studenti che hanno queste caratteristiche a sentirsi meglio con se stessi e a ridefinire le proprie capacità e limitazioni, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno una diagnosi formale
- può fornire strategie che possono essere trasferite a chiunque abbia problemi d’ansia, comportamenti ripetitivi, sovraccarico sensoriale e problemi d’interazione sociale.
Thomas Armstrong ha identificato una serie di caratteristiche comuni a diversi tipi di strutture neurologiche (cfr. tabella). È importante ricordare che la nozione fondamentale della neurodiversità è che ognuno è diverso, quindi questa tabella fornisce un riferimento generale dei tratti caratteristici e non implica che qualcuno con una particolare condizione possa manifestarli tutti.
Queste caratteristiche, se alimentate in modo positivo, possono diventare super-abilità di design in tutti gli aspetti del processo creativo. I tratti che diventano impegnativi possono essere gestiti anche con semplici sistemi di supporto. In questa prima parte di articolo approfondiremo l’iperfocalizzazione e l’attenzione al dettaglio.
Gli individui autistici tendono ad avere interessi ristretti e si concentrano profondamente su di essi. Provano felicità nel capire il più possibile dell’argomento/oggetto che gli piace e nell’analizzarlo da ogni possibile angolazione. Ciò consente loro di concentrarsi intensamente su specifiche attività e di lavorarci per lunghi periodi di tempo. Notano anche piccole variazioni che la maggior parte delle persone trascura, manifestando sempre una grande attenzione ai dettagli. Parte di questa consapevolezza deriva dall’ipersensibilità agli input sensoriali.
Queste caratteristiche aiutano i designer a realizzare soluzioni progettuali a un livello molto alto, acquisendo al tempo stesso una maestria superiore. Michael Ryan Andolsek, uno stilista autistico, canalizza la sua attenzione sui dettagli, progettando pezzi con tagli, cuciture e vestibilità di particolare complessità [nell’immagine di copertina, un suo abito; © by Ori]. Utilizza anche tessuti con determinate caratteristiche fisiche. Il suo processo a volte è guidato dalla sua iper-concentrazione e altre volte dall’esperienza di prima mano di come certe trame o indumenti possono facilmente diventare scomodi o distrarre. La strategia di design di Andolsek va oltre i capi di abbigliamento, concentrandosi anche su packaging, branding e user experience.
Essere affetti da iperfocalizzazione è un’abilità che non può essere “disattivata” facilmente. È abbastanza comune per i designer autistici arrivare allo sfinimento perché sono completamente immersi nelle loro attività preferite e perdono la cognizione del tempo. Un modo per gestire l’iperfocalizzazione è definire limiti e obiettivi chiari, in modo che sia più facile sapere quando smettere di lavorare su qualcosa. Se una soluzione progettuale necessita di un approccio più ampio, è conveniente utilizzare l’area di interesse come punto di partenza per poi espandersi in altre aree che necessitano di essere analizzate, piuttosto che aspettarsi di saltare direttamente in un’area di scarso o nessun interesse.
Un’altra sfida per alcuni designer autistici è la buona coordinazione e le capacità motorie. Questo può diventare veramente frustrante, quando si notano difetti nel design senza avere la destrezza per risolversi. In questo caso è molto utile esplorare diversi strumenti. Per esempio, il passaggio dallo schizzo manuale al supporto digitale può fornire un set di strumenti più versatile e che consente di annullare e ripetere uno schizzo fino a quando non si allinea con l’intento progettuale.
(continua)
Articolo pubblicato per gentile concessione dell’autore. Traduzione di Ubaldo Spina
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Last modified: 9 Luglio 2021