Il museo fiorentino riapre con nuovi spazi per 2.000 mq, 14 nuove sale per 124 opere d’arte e 22 locali di servizio
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SUI PRINCIPALI RIALLESTIMENTI DEI MUSEI STATALI IN ITALIA
FIRENZE. La nostra rassegna sui principali riallestimenti non poteva che riprendere dagli Uffizi, esempio di un museo che ha saputo capitalizzare la chiusura imposta dal Covid-19 per effettuare lavori che in condizioni ordinarie farebbero i conti con tutta la serie di accorgimenti necessari a non recare eccessivi disagi ai visitatori. Una “area protetta” che il 4 maggio ha consentito al museo di riaprire, dopo due mesi, accresciuto di oltre 2.000 mq di spazi espositivi, 14 nuove sale al primo piano della Galleria e 124 opere d’arte. “Una serie di capolavori finora mai visti e altri ben noti, ma esposti in modo da riscoprirli nel loro significato più profondo”, ha detto il direttore Eike Schmidt. Oltre a 22 locali al piano terreno adibiti a varie funzioni d’ingresso e servizi, e l’innovazione anticode nel nuovo accesso al museo. Del resto, avanguardia gli Uffizi lo sono sempre stati, già da quando a metà Settecento furono modello organizzativo per i grandi musei europei.
Se i temi della morte e del tempo sono sempre associati al museo, qui lo sono stati in modo nuovo: i lavori serrati all’interno ne hanno fatto uno spazio a parte sottratto alla vita che intanto fuggiva all’esterno (per le dolorose morti) e al tempo rallentato (per il freno di tutte le attività) della società del consumismo. Dopo questa crisi sarà troppo costoso pensare ancora a grandi mostre o eventi amplificati dai mass-media? Probabilmente investire sulle collezioni permanenti e gli spazi museali sarà una delle poche azioni sostenibili che distinguerà governance illuminate.
Il nuovo allestimento
L’apertura delle nuove sale del Cinquecento fiorentino e delle scuole extra toscane (emiliane e romane), al primo piano, ha comportato un cambiamento nel percorso di visita. Prima utilizzate per mostre temporanee o chiuse, adesso accolgono i visitatori in arrivo dal secondo piano, invece che dallo scalone dei Lanzi.
Nei nuovi ambienti i dipinti non sono più presentati in maniera sequenziale lungo la direttrice del corridoio che affianca le sale, ma dialogano fra loro, secondo direttrici visuali, confronti incrociati, corrispondenze che favoriscono una comprensione più immediata ed empatica. L’allestimento presenta una novità tecnica: è protetto da vetri di ultimissima generazione, praticamente senza rifrangenza, che permettono di avvicinarsi a pochi centimetri dalla superficie dei dipinti e delle sculture, senza avvertire barriere ottiche e senza far scattare fastidiosi allarmi.
Esposti i nuovi acquisti, quelli recentissimi di Daniele da Volterra, la Sacra Famiglia con Santa Barbara e l’Elia nel deserto, e Omero e l’enigma dei pidocchi di Bartolomeo Passerotti. Parte, invece, del lascito del professor Carlo Del Bravo, donato agli Uffizi nel luglio 2020, è il San Giovanni Battista di Rosso Fiorentino.
Tra le nuove soluzioni allestitive, che portano la firma dell’architetto Antonio Godoli, la Madonna dal collo lungo di Parmigianino, capolavoro indiscusso del Manierismo emiliano, è ora protetto da una teca climatizzata e attrae l’osservatore sulla parete di fondo del cannocchiale prospettico di una sala raccolta e profonda. L’arte emiliana continua nelle sale accanto, con Dosso Dossi e seguaci, nonché con uno stupefacente “camerino” che accoglie i dipinti dei maggiori artisti di Ferrara incastonati sulle pareti come gioielli.
Visuali teatrali e filologiche per il percorso del primo Cinquecento toscano. Come per la Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto, presentata su una sorta di altare in pietra, mentre voltandosi a sinistra si vede nella stanza accanto, inquadrato dallo stipite in pietra serena della porta, l’Angelo che suona il liuto di Rosso Fiorentino, icona tra le più note riprodotte degli Uffizi. Seguono le sale di Andrea del Sarto e dei dipinti di Pontormo e Rosso Fiorentino.
Dal fortissimo dei colori di questo spazio si passa all’andante moderato di due spazi adiacenti, con opere più pacate (ancora Pontormo, Andrea del Sarto, ma anche di Bachiacca, Granacci, Puligo), e al corridoio, d’ingresso dove si possono ammirare dipinti monocromi di Andrea del Sarto e Pontormo che ornavano i carri del carnevale del 1513. Il lento del “Corridoio dei marmi” è uno spazio di quiete, dalle tinte tenui, dove i rilievi antichi, alcuni dei quali mai esposti negli ultimi decenni, sfilano davanti al visitatore in sosta su una lunga panchina, come fa sul fondo del corridoio il Pastore seduto, rilievo di arte romana della fine del I secolo d.C.
Gli autoritratti nei corridoi
I corridoi che nel precedente allestimento ospitavano anche grandi pale d’altare, con il risultato di sacrificare la profondità visiva che queste richiedono, sono diventati spazi perfetti per ospitare la collezione degli autoritratti, che nel 1973 erano stati spostati nel Corridoio vasariano ma che originariamente stavano agli Uffizi. Proprio in questi ambienti è previsto nel corso dell’anno un riordino della straordinaria collezione, iniziata nel Seicento dal Cardinal Leopoldo. Un assaggio è dato dalla sala temporaneamente preparata con una selezione di autoritratti: di Sofonisba Anguissola, di Ludovico Cardi detto il Cigoli, del Bernini, ma anche di Marc Chagall, Renato Guttuso, Adriana Pincherle, Yayoi Kusama.
Un accesso nuovo e snellito
E per concludere torniamo all’accesso, nuovo e snellito. Grazie ai lavori di restauro e recupero di ampi spazi al pianterreno del museo nella parte del complesso più vicina al Ponte vecchio, adesso il biglietto viene staccato nelle sale dell’ala di Ponente, con un nuovo guardaroba per i gruppi; l’ingresso in Galleria si trova dirimpetto, al pianoterra dell’ala di Levante. E in questa stessa ala anche due ambienti con diciotto nuovi bagni (che dicono della “qualità” globale di un museo come di un ristorante lo dicono le cucine). Nei sotterranei sono state restaurate anche le antiche scuderie medicee.
Immagine di copertina: una delle sale del Cinquecento
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Last modified: 6 Maggio 2021