Le ripercussioni del commercio on line sulle trasformazioni urbane. La situazione italiana e il caso della Francia
L’abbiamo vissuta durante l’anno pandemico la grande rivoluzione nel comportamento d’acquisto. Tutti – anche i meno avvezzi all’uso degli smartphone – hanno utilizzato i canali on line per gli acquisti durante il lockdown, facendoseli recapitare comodamente a casa. Prima perché non si poteva fare altrimenti, poi, un po’ per timore, infine, rassegnati e anche un po’ disorientati dall’apri e chiudi dei vari decreti susseguitisi. Il risultato è chiaro: +31% di acquisti e-commerce di prodotto durante l’ultimo anno (Osservatorio innovazione digitale nel retail del Politecnico di Milano, febbraio 2021) e 1,3 milioni di nuovi consumatori che per la prima volta hanno usato piattaforme di acquisto digitale (Osservatorio e-commerce B2C Politecnico di Milano, 2020). Chiaramente il processo era in atto, ma la pandemia lo ha accelerato in maniera esponenziale.
Città più buie e insicure
Come impatta
tutto ciò sulla città, è ben visibile: negozi chiusi e locali sfitti che aumentano, città più buie e dal senso d’insicurezza e abbandono, quantomeno percepito, in crescita e, in alcune situazioni, difficoltà nel garantire un minimo livello di servizio. Diminuzione dei valori immobiliari, spazi pubblici che si degradano. Traffico incrementato dal via vai di furgoni per le consegne. Che entrano pieni in città ed escono vuoti. Ciò vale per gli ambiti urbani, come, ancor più, per le aree periferiche, urbane o rurali o montane.
In uno scenario che vede, dunque, i risultati dei primi impatti della transizione digitale sui nostri territori, ci s’interroga su come contrastare fenomeni di desertificazione commerciale e offrire strumenti alle città perché si trasformino in maniera consapevole. Dietro la bandiera della città dei 15 minuti si sta muovendo un plotone di architetti e soggetti politici che vorrebbero ridisegnare lo spazio urbano a misura d’uomo ma, sul tema della logistica, centrale per affrontare il problema del commercio di prossimità, che resta una delle principali funzioni urbane, sembra ci sia ancora molta timidezza nel dibattito e nelle proposte. Almeno in Italia.
Logistica urbana: Francia al contrattacco
I cugini francesi, invece, al problema hanno dedicato nel loro Plan Relance diverse misure. Addirittura, il gruppo La Poste ha dato vita già dal 2017 a una società partecipata, Urby, che ha per obiettivo di occuparsi di logistica urbana, gestendo l’ultimo miglio sia in entrata che in uscita dalle città. Si entra in città con furgoni elettrici o biciclette carichi di merci e si esce con i rifiuti generati dalle consegne, oppure con i prodotti dei commercianti da consegnare altrove. Urby ha dato vita in tre anni a una rete di magazzini logistici che copre tutta la Francia, in partenariato con enti pubblici e imprese. L’iniziativa si collega alla nascita di piattaforme di vendita digitale, alternative a quelle internazionali, come Amazon e simili. L’alleanza fra commercio urbano e gestori della logistica dell’ultimo miglio sta costruendo così una vera alternativa per un consumo responsabile in ambito urbano. Per rendere davvero percorribile la strada della città dei 15 minuti che pare, a questo punto, il condensato di buoni propositi per una città sana, vivibile e, perché no, dinamica.
Tutto ciò avviene con l’impegno del soggetto pubblico che, da un lato, lavora per governare il fenomeno e, dall’altro, per costruire alternative ecologicamente ed eticamente sostenibili. Come nel caso della città di Nancy, che ha recentemente lanciato la sua piattaforma di vendita digitale – che riunisce negozi, caffè e ristoranti della città in un’unica vetrina on line – e che ha avviato nel dicembre 2020 una sperimentazione per sostenere la nascita di una cooperativa locale di rider, per garantire consegne sostenibili ed etiche, promuovendo l’insieme del commercio locale a servizio degli abitanti.
E in Italia?
Il tema della logistica urbana in una visione integrata è stato recentemente oggetto di un position paper realizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti nel dicembre 2020, in partenariato con ANCI e con il Freight Leaders Council, in cui si delinea, fra le varie misure necessarie, l’importanza di approvare Piani urbani di logistica sostenibile. Ora che il nuovo Ministero delle Infrastrutture ha associato, già dal nome, anche la Mobilità sostenibile, si spera che questi temi vengano rilanciati, tenendone conto nei futuri programmi di rigenerazione urbana, anche grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
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commercio , coronavirus , francia , infrastrutture
Last modified: 29 Aprile 2021