Il Palaluxottica di Agordo, progettato da Studio Botter+Studio Bressan, si aggiudica la XVII edizione
ODERZO (TV). Si dice Oderzo e immediatamente nel mondo dell’architettura s’intende Premio. È dal 1997 infatti che la piccola città del trevigiano si è ritagliata questo prestigioso ruolo, grazie al riconoscimento rivolto alla promozione dell’architettura realizzata nel territorio del Triveneto (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) promosso da enti locali, Fondazione Oderzo Cultura, Ordine degli Architetti e Associazione Industriali. Ben 111 le candidature giunte per questa XVII edizione del Premio Architettura Città di Oderzo (PAO), tra le quali la giuria presieduta da Paolo Baratta (assieme a Carlo Birrozzi, Maria Claudia Clemente, Alfonso Femia e Massimo Tonello) ha selezionato una shortlist di dieci opere, accompagnate venerdì 23 aprile scorso dai rispettivi progettisti nella cerimonia di premiazione rigorosamente online, a suggello del faticoso iter attraverso l’annus horribilis della pandemia.
Mantenendo la finzione dello svelamento in crescendo dei riconoscimenti, partiamo dalle sezioni speciali “Architettura di montagna” e dalla nuova “Architettura dei luoghi del lavoro”, che hanno ampliato il campo d’indagine del Premio, estendendolo a livello nazionale. In alta quota i riconoscimenti sono andati a Knottnkino – Cinema natura, sistema di aree di sosta con interventi di artisti e designer progettato da Messner Architects in quel di Verano (Bolzano), e al bivacco Pradidali sulle Pale di San Martino (Trento) di Mimeus Architettura.
Ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia, oggetto di un intervento di restauro e rigenerazione urbana progettato da ZAA Zamboni Associati Architettura e mirato alla realizzazione di un polo culturale nel cuore della città, è andato il premio nella sezione dei luoghi di lavoro. Una categorizzazione invero singolare, quella dell’antico monastero inutilizzato da secoli, forse memore dell’antico motto ora et labora.
Eterogeneo il parterre dei selezionati per il cuore triveneto della rassegna. Come per la mitica azione di “quota 131”, topos narrativo della gaddiana Cognizione, la quota sembra aver fatto la differenza anche per il Premio, con una netta prevalenza di opere dall’Alto Adige e, in seconda battuta, dal Trentino. Due case unifamiliari, rispettivamente di Pedevilla Architects e Plasma Studio, una scuola materna di Roland Baldi Architects, una cantina di Bergmeisterwolf e un restauro più allestimento museale di Weber+Winterle Architetti: con l’aria di montagna, l’architettura ci guadagna. Con tenerezza si è ascoltata nella cerimonia di premiazione la più parte degli architetti selezionati, pur italianissimi, raccontare i propri progetti senza il conforto della loro Muttersprache. Bisognerà forse pensare a un handicap, come nelle corse dei cavalli, per mettere al pari nella competizione gli assi pigliatutto dall’eden bolzanino e i cuginastri trentini.
Unico esempio a tenere alto – si fa per dire, visto lo sfioro a livello del mare – l’onore del Triveneto “basso”, lo showroom progettato da Parisotto+Formenton, che meriterebbe per questo un simbolico PAP (Premio di Architettura Planiziale).
Non sfugge a questa considerazione, che dalla geografia sfuma nell’antropologia culturale, il vincitore assoluto di PAO XVII: il Palaluxottica – Congress and Exhibition Center, realizzato ad Agordo (Belluno) nel 2018 su progetto di Studio Botter+Studio Bressan. Una grande hall destinata a un uso collettivo, situata ai margini dell’abitato e il cui profilo architettonico è posto in relazione con quello delle montagne che fanno da maestoso fondale. Alla responsabilità nel rapporto con il contesto si affianca un tema espressivo interamente affidato alla struttura in legno, capace sia di diventare spazio interno che di rappresentare l’immagine esterna del progetto. Per il Palaluxottica, la giuria ha sottolineato il ruolo di una committenza chiara e coraggiosa, e “una presenza dell’architettura sul territorio capace di qualificarlo con un intervento di qualità architettonica e di valenza sociale”. Un’espressione di fiducia nell’architettura, come sottolineato nel discorso introduttivo da Baratta, coraggiosa presa di coscienza da parte di una comunità di ciò che è capace di realizzare, senza rifuggire nell’esclusivo soddisfacimento dell’utilità, dell’economia e del benessere o della sicurezza, né tanto meno esaltando uno di questi diversi aspetti come manifesto ed esibizione di sé.
È nell’espressione di questa fiducia nell’architettura che risiede il valore di testimonianza e di esempio di cui l’opera vincitrice si fa carico; assieme alle altre selezionate e alle molte presentate nei ventiquattro anni di vita del PAO, compone una fiduciosa narrazione delle trasformazioni urbane e paesaggistiche intervenute nelle regioni prese in esame. Frammenti del mosaico di un territorio in cui l’architettura, fianco a fianco del “basso continuo” di villette e capannoni, è presente e vivace e lotta insieme a noi triveneti.
Organizzato da: Comune di Oderzo, Provincia di Treviso, Ordine Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Treviso, Fondazione Oderzo Cultura onlus, Assindustria VenetoCentro
Giuria: Paolo Baratta, Maria Claudia Clemente, Alfonso Femia, Carlo Birrozzi, Massimo Tonello
Vincitore
Palaluxottica – Congress and Exhibition Center, Agordo (Veneto)
Progettista: Studio Botter + Studio Bressan
Committente: privato
Anno: 2018
Sezione “Architettura di montagna”
Knottnkino – Cinema natura, Verano (Trentino Alto Adige)
Progettista: Messner Architects
Committente: Comune di Verano
Anno: 2019
Bivacco Pradidali, Pale di San Martino (Trentino Alto Adige)
Progettista: Mimeus Architettura
Committente: Sezione CAI di Treviso
Anno: 2017
Sezione “Architettura dei luoghi del lavoro”
Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia (Emilia Romagna)
Progettista: ZAA Zamboni Associati Architettura
Committente: Comune di Reggio Emilia
Anno: 2019
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alto adige , premi , Reggio Emilia , trentino , veneto
Last modified: 28 Aprile 2021