In occasione della 63° edizione dei Grammy Awards, un’ulteriore rassegna di copertine di album di musica rock con opere testimonial
Come il nostrano Festival di Sanremo, anche la cerimonia della consegna dei Grammy Awards quest’anno è scivolata in avanti causa pandemia: si tiene infatti il 15 marzo, diversamente dal passato in cui veniva celebrata in gennaio.
Dopo aver già dedicato un’analoga rassegna l’anno scorso, torniamo sul tema delle copertine di dischi che presentano architetture di rilievo che non sempre, anzi di rado, riflettono appieno il loro contenuto. Non c’è dubbio comunque che ciò dia un valore aggiunto ai contenuti e alla fruizione di un 33 giri e possa ingenerare un intrigante legame fra due discipline che apparentemente non hanno molto in comune. È noto l’adagio, la cui attribuzione è tuttavia incerta (pare appartenga tuttavia a un musicista), secondo il quale “scrivere di musica è come danzare di architettura”; lo riportiamo come uno dei casi in cui le due discipline, nel linguaggio condiviso, trovano un momento di congiunzione.
Va subito fatto notare come l’utilizzo di architetture nelle copertine dei dischi sembri una prerogativa o quasi dei musicisti che provengono dal Nord America. Una spiegazione può essere che l’industria discografica ha uno dei suoi motori principali in quel continente e siamo pertanto più esposti ai prodotti provenienti da quelle zone.
Partiamo dal caso più lontano nel tempo, quello degli Yes (unica eccezione in questo lotto, in quanto gruppo britannico) con Going for the one, disco del 1977. La band aveva fino a quel momento utilizzato per le proprie copertine le illustrazioni di un artista britannico, Roger Dean, specializzato in paesaggi fantastici e surreali; Dean ne aveva creato anche l’iconico logo che tutti conosciamo. Per questo lp, tuttavia, il gruppo vuole dare una sferzata di modernità al proprio immaginario: sulla copertina pone quindi il Century Plaza Towers a Century City (California) e, nella parte bassa, un uomo nudo posto di spalle che osserva le gigantesche torri, forse a simboleggiare il ritorno alle origini che la band stava inseguendo dal punto di vista musicale. Questi angoli urbani molto secchi e futuristici sono opera di Hipgnosis, gruppo di grafici inglesi specializzati in copertine rock. Le torri sono invece dell’architetto nipponico-statunitense Minoru Yamasaki, uno dei progettisti più attivi sul suolo statunitense – suo era il World Trade Center raso al suolo in seguito al noto attentato nel 2001 – e non solo. Destinate ad uffici, dalla curiosa pianta triangolare, con i loro 174 m di altezza, rappresentano a tutt’oggi uno degli edifici più alti della California. Completate nel 1975, anche visivamente ricordano le Twin Towers, per via dell’utilizzo in facciata di linee verticali molto pronunciate e dell’alluminio come materiale preponderante. Alla base il complesso ospita un parcheggio per circa 5.000 vetture. Le torri sono state utilizzate in molte altre occasioni per spot pubblicitari, film e video musicali.
Risale al 1992 The house of tomorrow dei Magnetic Fields: il titolo è già di per sé piuttosto significativo. L’immagine di copertina ritrae un angolo dell’Esposizione universale di St. Louis, Lousiana, del 1904, precisamente del West Restaurant pavilion, affacciato sul Grand Basin, in cui navigano delle gondole modello veneziano (tra i 60 Paesi ospitati c’era anche l’Italia). La fiera, allestita su un sito di circa 5 kmq, rappresentò un momento di grande attivismo in ambito architettonico: vennero realizzati ben 1.500 nuovi edifici (Palazzi delle Arti, dell’Agricoltura, governativi, Festival Hall, ecc.), connessi da 121 km di percorsi pedonali e strade; di questi edifici, molti ebbero vita breve, in quanto pensati e realizzati sin dall’inizio con materiali effimeri. George Kessler fu l’architetto incaricato del masterplan per l’intero sito; mentre all’architetto franco-americano Emmanuel Louis Masqueray è dovuta la progettazione di svariati padiglioni, tra i quali anche i colonnati e le cascate ritratti nel disco.
Passiamo al 1997, con la copertina del secondo disco della band statunitense Modest Mouse, intitolato The Lonesome Crowded West: rappresenta anche in questo caso due torri, quelle degli alberghi della Westin Seattle, nell’omonima città dello stato di Washington, realizzate una nel 1969 (40 piani, per 121 m di altezza) e la seconda – costruita al posto di un precedente hotel del 1929 – nel 1982 (47 piani per 137 m di altezza). Ne furono autori lo studio John Graham & Associates, formati da padre e figlio (John Graham e John Graham Jr.), di Seattle, autori dell’edificio simbolo della città, lo Space Needle (osservatorio e ristorante, alto 184 m), e di una settantina di shopping mall in tutto il Paese (probabilmente John Graham Jr. fu l’inventore del primo shopping mall nel 1950, sempre a Seattle). La prospettiva utilizzata nella copertina è dal basso, a enfatizzare forse la distanza con il soggetto ritratto. Il gruppo pare essere stato molto influenzato dalla forma urbana di Seattle, caratterizzata dallo sprawl e dalla presenza di numerosi mall. I titoli poi di alcuni brani (ad es. Convenient parking oppure Lounge (closing time) o Trailer trash) bene rappresentano l’ambientazione urbana del disco.
Sempre in tema di Esposizioni universali e dintorni, abbiamo l’immagine di un complesso abitativo realizzato in occasione dell’Expo 1967 di Montreal (Canada): l’indie pop band Stars ha utilizzato infatti come testimonial per il proprio album The North il complesso residenziale sperimentale Habitat 67, realizzato nella propria città dall’architetto israelo-canadese Moshe Safdie. Questo progetto rappresenta l’esordio dell’autore, in quanto evoluzione della propria tesi di laurea presso l’Università McGill. Rispetto all’originario, il programma fu contratto notevolmente: delle 1.200 unità abitative ne furono costruite solo 158, più negozi e giardini al piano terra e percorsi pedonali di connessione tra i 12 livelli realizzati. L’aspetto più avanguardistico dell’opera è l’utilizzo massiccio della prefabbricazione: la sovrapposizione di moduli sfalsati (numerose le terrazze a sbalzo) in modo tale da fornire condizioni di comfort e riconoscibilità ad una popolazione densa, a costi contenuti; gli stessi ambienti interni, ad es. i bagni, furono montati in fabbrica. Safdie si è distinto in seguito anche per la realizzazione del Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme. La fotografia di copertina è un’immagine dall’alto virata nei suoi colori, che evidenzia soprattutto l’utilizzo ricreativo delle terrazze (vi ricorrono ombrelloni e sedie a sdraio).
Citazione per il disco di un altro canadese: la popstar multimilionaria Drake, che nella copertina del suo Views del 2016, pone un’immagine della CN Tower (Canadian National Tower), torre per telecomunicazioni che si trova a Toronto. Con i suoi 553 m di altezza è una delle strutture autoportanti più alte al mondo, nonché simbolo e attrazione turistica principale della metropoli affacciata sul lago Ontario. A quota 342 m vi sono 4 piani visitabili dai turisti (con un ristorante rotante, un piano bar ed un punto di osservazione con pavimento in vetro); alla base, nei primi anni 2000, furono aggiunte altre attrazioni (negozi, cinema, ristoranti) per accogliere i circa 2 milioni di visitatori annui che la frequentano. La torre fu costruita tra il 1973 e il 1976. Nella copertina Drake appare seduto sul bordo del disco in acciaio e cemento della terrazza esterna; l’immagine non è del tutto realistica: a quanto è dato sapere, le proporzioni del musicista sono state modificate con l’uso di photoshop; emerge comunque il notevole contrasto di dimensioni tra la torre e la figura umana. Il rapper ha così omaggiato la sua città d’origine.
Infine, un caso a parte è quello del francese Nicolas Godin, metà del duo Air: ex studente di architettura a Versailles, ad inizio 2020 ha pubblicato l’album Concrete and glass, un vero e proprio concept sull’architettura. Nel 1995-96 aveva già realizzato un brano dal titolo Modulor Mix, chiaro tributo a Le Corbusier. Concrete and glass è a sua volta un inno al mondo dell’architettura, con brani come The foundation o The border, fino alla conclusiva Cité radieuse, tentativo di mettere in musica l’Unité d’habitation a Marsiglia, sempre di Le Corbusier. Lo stilema musicale è quello tipico retro-futuristico degli Air.
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Last modified: 5 Marzo 2021