Molto più di una moda, la partecipazione torna attuale e punta ad approcci inclusivi
Tanti architetti emergenti sviluppano le proprie idee praticando un’architettura che, qualche anno fa, avremmo definito semplicemente come “partecipata”. L’architetto, più che mero progettista che cala dall’alto le proprie idee, diventa una sorta di mediatore che si fa carico delle molteplici problematiche che caratterizzano un intervento e, di conseguenza, del coinvolgimento delle comunità che operano sul territorio. Quella che fino a qualche tempo fa era definita partecipazione, torna in auge accompagnata da una nuova terminologia che rimette al centro i temi della collaborazione, dell’innovazione sociale, della sostenibilità, passando per un processo di produzione sempre più condiviso e articolato. Il cosiddetto “Do it yourself” (fai da te), si trasforma per tanti professionisti in “Do it together” (fare insieme), dove l’insieme è rappresentato da una vasta comunità che può coinvolgere enti di diverso tipo, pubblici e privati, cittadini, associazioni attive sul territorio, architetti e tanti altri esperti che variano a seconda del progetto.
Caukin (New York; Warwickshire, Regno Unito; Jakarta, Indonesia)
ON/OFF (Berlino)
Grazie alla diversità di competenze che caratterizza il gruppo di lavoro, ON/OFF promuove progetti trasversali tra diverse discipline. Le realizzazioni riguardano strutture mobili, allestimenti di laboratori e infrastrutture per le arti, come il cinema, la danza, la scrittura. Tra gli esempi recenti, la ricerca “Co-machines: Mobile Disruptive Architecture”, che promuove un’indagine al fine di catalogare e analizzare una selezione d’installazioni mobili che favoriscano usi temporanei dello spazio pubblico.
Collectif ETC (Strasburgo)
ONG fondata nel 2009 che opera in diverse città francesi, Collectif Etc è nato da un gruppo di amici riunitisi al termine dell’università, con l’obiettivo d’intraprendere un percorso attento ai temi dello spazio pubblico e delle dinamiche che lo caratterizzano. I progetti sviluppati vengono quasi sempre costruiti direttamente dal collettivo, attraverso workshop di autocostruzione che coinvolgono le comunità operanti sul territorio e che si trasformano in cinema all’aperto, palchi per eventi, playground urbani.
Architecture for Refugees Schweiz (Svizzera)
L’associazione concepisce l’architettura come disciplina che può favorire inclusione e integrazione. L’idea che sta alla base dei tanti progetti realizzati è quella di creare uno spazio di lavoro che coinvolge rifugiati e cittadini svizzeri. L’esperienza di costruzione diventa processo per conoscersi e stabilire nuove relazioni, riducendo la distanza tra persone che non trovano opportunità di stare a contatto. L’architettura diventa quindi un supporto per l’organizzazione di eventi, pranzi comunitari, dispositivi per la distribuzione di alimenti e altre funzioni di natura temporanea.
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giovani , New Generations
Last modified: 8 Febbraio 2021