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Ubaldo SpinaWritten by: Design

Ancora sull’app IO: pubblica, aperta, centrata sull’utente

Ancora sull’app IO: pubblica, aperta, centrata sull’utente

Seconda parte dell’analisi dedicata all’app dall’interfaccia progettata seguendo le linee guida di Designers.italia.it

 

Secondo appuntamento con l’app IO. Nel precedente articolo abbiamo analizzato i sistemi d’incentivazione pensati per coloro che utilizzeranno denaro elettronico. Questa seconda parte è invece dedicata all’esplorazione degli obiettivi e dei principi ispiratori della piattaforma. Cambiano gli argomenti, ma non l’introduzione all’argomento attraverso citazioni letterarie.

Nel racconto Pezzi grossi, all’interno della raccolta Passeggeri notturni, Gianrico Carofiglio descrive un incontro in libreria del tutto casuale con un viso noto della Prima Repubblica e di tangentopoli. Si parla di corruzione, fino a quando l’autore non chiede all’esperto in materia come si potrebbe contrastare il fenomeno. La risposta, per quanto l’ambito non sia del tutto pertinente (IO non è nata solo per facilitare i pagamenti elettronici e bisogna comunque precisare che evasione fiscale e corruzione sono due mondi ben distinti), sembra anticipare alcune delle strategie ispiratrici dell’app IO: “Eliminare il denaro contante… Basterebbe disporre che tutte le transazioni, escluse solo quelle per importi minimi, avvenissero con carte o con i telefoni cellulari… Non venitemi a obiettare che è impossibile… Tutti hanno un cellulare, ci vorrebbe al massimo qualche anno per educare la gente e portare il sistema a regime”.

Sono due le direttrici della galassia IO sulle quali val la pena puntare i nostri sguardi: la centralità dell’utente e l’anima aperta basata su processi di sviluppo collaborativi. Da premettere che l’utilizzo di concetti chiave dell’era della “servitizzazione” come open, user-centered, co-design, roadmap denota chiaramente una regia esperta in materia di design dei servizi.

 

La centralità dell’utente

La centralità dell’utente nel processo d’innovazione della pubblica amministrazione (PA) si basa chiaramente sull’ambizione di coinvolgere i cittadini nello sviluppo delle piattaforme digitali di cui saranno i fruitori. La tecnologia non è sovrana, deve sottomettersi ai bisogni e alle richieste delle persone. Esiste una visione (il cittadino in metropolitana alle prese con adempimenti quotidiani), esistono gruppi di validazione del mockup (40 cittadini) e della demo funzionante (parlamentari+team). Poi via ad una serie di adesioni e sperimentazioni cronologicamente tracciate nella roadmap. IO è quindi un canale aperto, in costante evoluzione, con il contributo costante degli utenti.

 

Processi di sviluppo collaborativi

Il concetto di piattaforma “aperta”

, invece, si fonda sull’idea che un sistema pensato “con” e non “per” i cittadini sia da considerarsi “patrimonio collettivo”. La documentazione, le discussioni e gli strumenti di sviluppo sono pubblici e facilmente reperibili. Nel sito si dichiara che “Chiunque lo desideri e ne abbia le competenze, può dare il proprio contributo, integrando queste risorse o proponendo miglioramenti”. L’interfaccia è progettata seguendo le linee guida e usando i kit proposti da Designers.italia.it. L’esplorazione meriterebbe un approfondimento a parte, ma basta una veloce navigazione per accedere a decine di link indirizzati a risorse condivise.

Aspetto non secondario, inoltre, è l’analisi sulla capacità delle PA d’integrare i servizi. È molto più facile, infatti, assistere il singolo cittadino in un processo di digitalizzazione che convertire interi apparati pubblici. Sempre in un’ottica open si mettono a disposizione delle PA componenti riutilizzabili in grado di rendere i servizi digitali delle singole amministrazioni più efficaci. Obiettivo? Continuità dell’esperienza utente e risparmio nell’implementazione tout court delle tecnologie.

IO ha l’ambizione di raccogliere gradualmente servizi, comunicazioni e documenti in un luogo virtuale unico, sicuro e a portata di mano. Da un lato, quindi, si pone come contenitore nel quale potrebbero essere travasati centinaia di servizi e comunicazioni ora attivi su portali locali; dall’altro si pone come infrastruttura facilitatrice in grado di aiutare il cittadino attraverso un’esperienza semplice e intuitiva.

E per funzionare realmente, infine, ogni cosa necessita di essere narrata nel migliore dei modi. Il link diretto per i giornalisti e la qualità delle risorse per i media meritano una menzione particolare. Anche questi sono piccoli segnali di cambiamento.

Autore

  • Ubaldo Spina

    Ricercatore, Industrial Designer e BDM presso CETMA (www.cetma.it), dove lavora occupandosi di progetti di ricerca sul design e servizi di design e innovation management. Consulente di startup, PMI e Grandi Imprese, con focus sulla gestione dei processi di sviluppo di nuovi prodotti e fornitura di servizi avanzati di progettazione concettuale e strategica, ingegneria, prototipazione e protezione IP. Esperto europeo nella ricerca di "Tecnologie emergenti per il design" e membro dello Steering Board del progetto WORTH, il più grande incubatore europeo finanziato all’interno del programma COSME per la creazione e il supporto di collaborazioni transnazionali tra designer, PMI e technology provider, è membro della Commissione "Ricerca per l'impresa" dell'ADI - Associazione per il Disegno Industriale. Per conto del Joint Research Center della Commissione Europea, ha co-curato il rapporto "Innovation Ecosystems in the Creative Sector: The Case of Additive Manufacturing and Advanced Materials for Design". Il suo gruppo di lavoro ha ricevuto diversi premi ADI Design Index, nel 2011 e nel 2016 le Menzioni d'Onore Compasso d'Oro ADI. Docente nell'ambito delle attività didattiche magistrali de “Il Sole 24 Ore”, coordina la pagina Design de “Il Giornale dell'Architettura” e le rubriche giornalistiche “SOS Design” (Design for Emergencies), “Design&Startup” e “Professione Designer”.

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Last modified: 3 Febbraio 2021