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Laura CerioloWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Bellinzona verso la “Città-Ticino”

Ritratti di città. Bellinzona verso la “Città-Ticino”

Con il completamento di AlpTransit e l’avvio della trasformazione nel comparto ex Officine ferroviarie, il capoluogo ticinese tenta di arginare la dispersione urbana

 

Bellinzona, prima come agglomerato urbano e poi come capoluogo amministrativo del Canton Ticino, nasce con l’arrivo della ferrovia, portatrice di nuova vita. Prima dell’avvento della strada ferrata, il borgo storico e alcune abitazioni sparse, dominati dalla rocca di Castelgrande (patrimonio Unesco), si trovano al centro di una piana rurale attraversata dal fiume Ticino. Anche la Bellinzona novecentesca resta segnata dalla ferrovia, e da essa è divisa in due parti. Con l’avvento di AlpTransit, cioè con la nuova galleria del Ceneri che unisce la parte nord e sud del Ticino, è prossimo l’obiettivo di realizzare quella “Città-Ticino” prevista dal Piano direttore cantonale, ossia «un Ticino come un’unica città, caratterizzata da aree verdi e naturali, da quartieri multifunzionali e specializzati, da un centro degli affari e dei commerci, da una sede amministrativa, da zone produttive e da spazi per proposte artistiche e culturali». Questo primo risultato passa attraverso una lunga gestazione architettonica e urbanistica, che ha visto il tessuto costruito sfaldarsi ed espandersi, nel corso del XXI secolo, a nord e a sud, senza una pianificazione adeguata, congestionando le arterie di traffico, insufficienti se rapportate alla crescita dell’economia cittadina.

Lo spazio pubblico del centro storico è stato ridisegnato con la piazza del Sole di Livio Vacchini (1991-98), sovrastata da Castelgrande, restaurato da Aurelio Galfetti (1981-91), e fiancheggiata su un lato dalla preesistente cupola di Heinz Isler (1966), guscio sottile in cemento armato che fin dall’origine ospita i grandi magazzini Migros. Questi però restano episodi isolati nel cuore del borgo antico. Un po’ più in là si può ammirare un progetto architettonico alla scala territoriale e paesaggistica: il bagno pubblico di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati, Ivo Truempy, con i suoi trampolini e la passerella (1967). Va poi ricordato il modello Monte Carasso: un approccio preciso al progetto urbano che, nella ricerca di Luigi Snozzi, ha visto il ridisegno del villaggio che si affaccia su Bellinzona secondo uno strumento urbanistico oculato.

L’effetto disordinato e disorientante che si prova arrivando in auto a Bellinzona va ora superato con una pianificazione unitaria che coinvolga l’intero territorio, così come fatto per il progetto AlpTransit.

 

La trasformazione di un comparto strategico

Il progetto “Porta del Ticino-Urban Living Lab” riguarda una vasta area urbana, dal 1886 sede delle Officine ferroviarie, per la riparazione dei convogli in servizio sulla linea del San Gottardo. All’epoca, il tunnel ferroviario di montagna del San Gottardo sta per essere inaugurato (1892), mentre la prima stazione ticinese sorge proprio a Bellinzona (1874): un autentico fuori scala dal punto di vista urbanistico, seguito poi dalle Officine, che occupano un’area di 120.000 mq, dominate da un grande edificio in muratura denominato “cattedrale”.

Il grande insediamento industriale, ultracentenario, necessita di un decentramento, mentre il quartiere delle ex Officine si prefigura come “porta del Ticino”, essendo peraltro quella di Bellinzona la prima stazione d’Oltralpe a sud del nuovo tunnel di base del San Gottardo, e distante solo 15 minuti da Lugano tramite il nuovo tunnel ferroviario di base del CeneriGrazie allo sviluppo ferroviario, Bellinzona si delinea come il nuovo polo strategico dell’asse Zurigo-Lugano-Milano.

Il progetto “Porta del Ticino-Urban Living Lab”, definito a partire da un mandato di studio in parallelo [cfr. approfondimento in basso] che ha visto prevalere il raggruppamento composto da sa_partners, TAMassociati e Franco Giorgetta, coglie queste ed altre opportunità all’interno di un piano di sviluppo dagli obiettivi ambiziosi: un quartiere abitativo esemplare, motore culturale e collante sociale, attrattivo, verde, energeticamente e qualitativamente competitivo e sostenibile, accogliente per le diverse generazioni, dagli scolari agli anziani, sensibile alle tracce della storia.

Le evidenze storiche, per Bellinzona, non sono solo quelle presenti nell’area (ovvero l’opificio della “cattedrale”), ma anche i più lontani castelli con la cinta muraria, in particolare Castelgrande. Il piano urbanistico vincitore prevede un’azione nel senso longitudinale dell’area, parallela agli attuali binari, con una divisione in tre fasce: quella centrale viene liberata completamente dell’edificato e trasformata in parco pubblico. I nuovi edifici si collocano sui perimetri ai lati del “chilometro verde” che si apre verso la città. Il varco evidenzia la memoria storica della “cattedrale”, mettendola in relazione visiva con i castelli, oltre a fungere da elemento di compensazione ambientale del futuro insediamento industriale.

Dopo il trasferimento delle Officine, lo sviluppo del quartiere avverrà a tappe, attraverso fasi decennali e un approccio aperto e flessibile, fatto di scenari e feedback di verifica, con velocità e densità diverse. Lo scenario fluttuerà da una ridotta densità edilizia con un’altissima densità biotica a un sistema volumetrico molto variabile, basato comunque su alcune regole fisse, offrendo un sistema aperto «capace di accogliere anche tipi di residenze innovative tra loro ibridate (cohousing, permanenza temporanea, loft a usi misti)». Secondo l’innovativo metodo di valutazione “eMergetica” dell’intero ciclo di vita degli insediamenti, il progetto dell’area potrà essere indirizzato verso le scelte energetiche più semplici, efficienti, e sotto controllo al variare delle situazioni, rispettose del «contesto di grande volatilità climatica, economica e sociale che stiamo vivendo», commenta TAMassociati, perché la città del futuro sarà «come un organismo vivente». La sostenibilità del progetto sarà garantita da diversi livelli di attenzione: «Dall’utilizzo del cantiere stesso come miniera urbana di materiali alle strategie per dimezzare il consumo idrico, dall’attenta policy sul riciclo dei materiali alla creazione di un habitat naturalistico, dall’accessibilità e mobilità dolce agli obiettivi pianificati di politica energetica, alle azioni progressive rivolte alle zero-emissioni e al 100% di energia rinnovabile, all’introduzione di innovativi sistemi di memoria energetica e certificazioni di monitoraggio ambientale, ai contributi attivi alla vulnerabilità climatica».

 

 

Il concorso in mandato di studio parallelo

Per comprendere il progetto “Porta del Ticino” è necessario spendere qualche parola sulle pratiche concorsuali in Svizzera. Oltre alle procedure anonime e aperte e a quelle su invito, si adotta sovente la soluzione del mandato di studio in parallelo, in caso di complessità dell’incarico per quanto concerne la definizione del programma, le caratteristiche dell’area di progetto oppure per la compresenza di più committenti (nella fattispecie: Municipalità, Repubblica federale, Cantone Ticino e FFS, ovvero Ferrovie dello Stato). Secondo questa procedura, il numero di partecipanti (che percepiscono lo stesso compenso) è ridotto e le soluzioni limitate. Normalmente non c’è un vincitore, bensì s’intrattiene un dialogo, in forma di uno o più colloqui intermedi, per concertare i passi successivi. La giuria può prendere posizione durante i colloqui intermedi e indirizzare le scelte dei partecipanti. Lo scopo è di attingere dai diversi progetti gli aspetti migliori e di adottarli, anche contemporaneamente, come linee guida per i progetti da realizzare, che saranno oggetto di ulteriori specifici concorsi di progettazione. Nel caso in questione, il mandato si configura come base per la futura pianificazione dell’area ex Officine e, a differenza di altri iter analoghi in Ticino, ha avuto un vincitore, dal cui studio di fattibilità si attingeranno gli elementi successivi.

 

I crediti del progetto “Porta del Ticino-Urban Living Lab” (sviluppo urbanistico sedime Officine FFS Bellinzona)

Committente: Città di Bellinzona, Repubblica e Cantone Ticino, SBB CFF FFS 
Team di progetto: sa_partners (Zurigo), TAMassociati (Venezia), Franco Giorgetta architetto paesaggista (Milano)
Consulenti: Golder Associates (Torino; ingegneria ambientale e energia), Lift srl (Trieste; ingegneria del traffico), GSP – Gesellschaft für Standortanalysen und Planungen AG – Dr. Hans Naef (economia e scienze sociali)
Altri consulenti: Giuseppe Davide Longhi (Milano; economista urbanista per visione strategica), Silvio Cristiano (Venezia; ingegnere civile e ambientale per valutazione sistemico-eMergetica)

Autore

  • Laura Ceriolo

    Insegna all'ULB e al Politecnico di Bruxelles, e all'EPFL di Losanna. Si è laureata in architettura a Venezia (IUAV), poi specializzata all'Ecole normale supérieure di Cachan-Parigi. È dottore di ricerca in Storia delle scienze e delle tecniche costruttive, ha frequentato il master in Ponti dell'ENPC di Parigi, sempre sostenuta da solide fondamenta umanistiche, preziosa eredità della formazione liceale classica. Ha insegnato presso le Università di Architettura di Venezia, Losanna, Mendrisio. Per 10 anni è stata redattrice della rivista svizzera "Archi”, e collabora tra gli altri con “Tracés” e “il Corriere del Ticino”. Ha vinto per due anni consecutivi il Premio giovani ricercatori del Murst. A Venezia ha restaurato - primo esempio al mondo - un ponte in ghisa storico con fibre aramidiche (AFRP). I suoi ambiti di ricerca sono, oltre alla meccanica della frattura dei materiali fragili e il restauro con i materiali compositi, la storia dei materiali, dell'ingegneria e delle tecniche costruttive. Ha compartecipato alla 14. Mostra internazionale di architettura di Venezia con l'evento collaterale: „Gotthard Landscape-the unexpected view“. Ha curato mostre di architettura e strutture a Venezia, Torino e Ginevra. È stata direttrice responsabile della Fondazione Wilmotte di Venezia; perito tecnico d'ufficio del Tribunale civile di Venezia; membro attivo di varie associazioni di ingegneria, per l'arte e la storia dell'ingegneria, è autrice di numerose pubblicazioni. Collabora con la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti

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Last modified: 17 Dicembre 2020