Architetto, docente, storico, fotografo, ricercatore, sperimentatore, artista
Quando nel 1962 Leonardo Mosso progettò e realizzò la “Cappella per la messa dell’artista”, prima architettura programmata e organizzata in struttura seriale, tridimensionale, autogestibile, era tornato dalla Finlandia dove aveva avviato una collaborazione (che non s’interromperà) con Alvar Aalto, ed aveva progettato e realizzato la Biblioteca per Gustavo Colonnetti a Pollone (Biella, 1959), che diventerà Biblioteca civica “Benedetto Croce”. Due progetti significativi, sia come espressione professionale sia come avvio di una ricerca sulla progettazione strutturale che proseguirà in altri ambiti di ricerca, per assumere poi un’autonomia che lo porterà ad essere considerato artista.
Nella relazione di progetto per la “Cappella per la messa dell’Artista” così Mosso esprimeva i suoi intendimenti: «Ambiente, indeterminato come le cappelle dei Piccoli fratelli di Charles de Foucault, sistemate in qualunque stanza di un alloggio dei quartieri più poveri di Marsiglia, Helsinki o Casablanca, o come le sale per le cerimonie buddiste, frequenti nelle case e negli alberghi giapponesi». Oggi questo invito alla spiritualità conferma un’intenzione che Mosso aveva dichiarato con lucida previsione, e che appare quanto mai attuale nella sua espressione più ampia di spiritualità. La relazione termina con «dove la funzionalità non è stata ricercata nella forma ma nella legalità della struttura della forma e nel tentativo di fornire ad una comunità ecclesiale gli strumenti per formare essa stessa il proprio luogo di culto». Giò Ponti, nella presentazione su «Domus» (n. 419, ottobre 1964), si esprime così: «Raramente, io credo, si è avverata un’atmosfera tanto emotiva, sincera, autentica, nei suoi elementi, semplici e naturali – legno grezzo, tela grezza, stuoie al pavimento e luce – e tanto elevatamente spirituale, quale forse poteva venirci solo, fra noi architetti italiani, da Leonardo Mosso, il cui pensiero ha un’anima, ed il cui spirito si è formato nella devozione e nell’esempio di una delle più alte architetture moderne».
Gli obiettivi di Mosso e l’interpretazione di Ponti evidenziano, a quasi sessant’anni anni dalla sua costruzione, l’attualità del progetto. In occasione del suo novantesimo compleanno, nel 2016, mi fu spontaneo proporre la ricostruzione della medesima in uno spazio confinato, come luogo d’incontro, interconfessionale e di lavoro: una proposta espressa in tempo utile per indurmi a rilevare, da un preciso modello (scala 1:20), le dimensioni dei 1.023 elementi, per uno sviluppo di 2.584 m, prima che venisse acquisito in modo definitivo dal Centre Pompidou di Parigi. La proposta è attuale e sono fiducioso che in futuro prossimo, a testimonianza del suo pensiero, possa essere attuata.
Il docufilm “Leonardo Mosso: un secolo in un giorno”
Nel 2011 un gruppo di architetti dell’Ordine di Biella, su invito dello stesso Mosso, che è di origini biellesi, si reca in visita all’Istituto Alvar Aalto (fondato nella casa-studio di Pino Torinese dove Mosso abitava insieme alla moglie Laura Castagno) e allo storico studio del padre Nicola (1899-1986), in via Grassi a Torino. In quell’occasione, rovistando tra migliaia di carte, progetti, disegni, Mosso conduce i suoi ospiti in un lungo percorso della memoria che si rivela un appassionante viaggio attraverso l’architettura del XX secolo. Oltre a collaborare con Alvar Aalto, infatti, Mosso ha intrattenuto rapporti con Le Corbusier, Richard Neutra, Carlo Mollino, Gustavo Colonnetti, Giò Ponti, Ernesto N. Rogers, Carlo Ludovico Ragghianti, Bruno Munari e Vilém Flusser. Mosso è stato docente di Progettazione architettonica al Politecnico di Torino dal 1961 al 1984, oltre ad aver insegnato in altri atenei italiani ed europei, ed è stato uno dei fondatori del Museo nazionale del Cinema di Torino. Come artista, alcune sue installazioni sono ospitate in prestigiose sedi europee: tra i suoi progetti simbolo di unione tra architettura e arte, la “Nuvola rossa” con le strutture di Palazzo Carignano e il Museo della Resistenza a Torino.
Guarda il docufilm
regia di Paola Bacchi, Gian Luca Bazzan, Maurizio Pellegrini
una produzione Ordine degli Architetti di Biella in collaborazione con VideoAstolfoSullaLuna
2016, durata 35′ min