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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Progetti

Uno scrigno-specchio per svelare l’arte nascosta

Uno scrigno-specchio per svelare l’arte nascosta

Visita al Depot Boijmans Van Beuningen, progettato da MVRDV a Rotterdam

 

ROTTERDAM (PAESI BASSI). A fine settembre è stato completato il Depot Boijmans Van Beuningen progettato dallo studio olandese MVRDV sul bordo del Museumpark. Per l’occasione è stata organizzata una visita in anteprima dell’edificio che s’inaugurerà nell’autunno 2021. Il nuovo Depot è l’esito di un concorso internazionale bandito nel 2014 per realizzare un nuovo tipo di deposito d’arte aperto al pubblico e rendere fruibile la vasta collezione del Boijmans Van Beuningen, il principale museo della città fondato nel 1841, le cui monumentali sale presentano solo l’8% delle opere, che spaziano dal Medioevo al XXI secolo con capolavori di Van Eyck, Van Gogh, Rembrandt e Dalì.

Costruito in tre anni grazie alla virtuosa sinergia tra pubblico e privato, il Depot è posto a cerniera tra il NAI (Nederlands Architectuurinstituut) di Jo Coenen aperto nel 1994 e lo storico museo Boijmans Van Beuningen. Il Museumpark è stato riorganizzato negli anni ‘90 dai paesaggisti Yves Brunier (1962-91) e Petra Blaisse durante la realizzazione, verso Westzeedijk, della Kunsthal di Rem Koolhaas/OMA, posta a fianco al Natural History Museum, la cui estensione in vetro è stata progettata da Erick van Egeraat. A nord, verso la stazione, si trovano lo Chabot Museum ospitato in una villa razionalista del 1938; la casa Sonneveld (una delle principali opere del funzionalismo olandese progettata nel 1933 da Brinkman e Van der Vlugt per uno dei direttori della fabbrica Van Nelle) e la torre del Bilderberg Parkhotel disegnata da Mecanoo. Sul bordo ovest di Museumpark sorge l’Erasmus University Medical Center, uno dei principali poli medicali del Nord Europa. Da lì, a un quarto d’ora a piedi verso nord, si trova la stazione centrale (rinnovata nel 2004 da Benthem Crouwel Architekten con Meyer & Van Schooten Architects e West 8).

Il progetto di MVRDV segna una svolta nell’architettura museale, poiché accoglie i visitatori in un innovativo percorso che s’aggira fra le 151.000 opere d’arte della collezione Boijmans Van Beuningen e attraversa i laboratori di restauro e le aree secondarie che caratterizzano un museo, mostrando attività solitamente invisibili come la conservazione e il restauro delle opere, ma anche la preparazione di una mostra. Depot si sviluppa su diversi piani connessi da scale e passerelle incrociate ed è caratterizzato da un approccio progettuale a “impatto zero”. Contrariamente ai tradizionali musei, i suoi fabbisogni energetici sono limitati, con le opere che saranno illuminate da luci a Led soltanto al passaggio dei visitatori. Superando i criteri d’archiviazione tradizionali (epoca, artista o stile), le opere saranno depositate secondo i materiali che le compongono e saranno distribuite in cinque diverse zone climatiche, al fine di assicurare le corrette condizioni termo-igrometriche per la conservazione di ciascun materiale.

MVRDV ha scelto di dialogare con le preesistenze e integrare l’edificio nel contesto sia proponendo un impianto che, per contenere l’ingombro a terra, s’allarga gradualmente ai piani superiori, sia attraverso il rivestimento a specchio del volume circolare che riflette e deforma il verde, le nuvole e lo skyline urbano, suggerendo la rilettura di uno dei capolavori del museo: la “Torre di Babele” di Pieter Bruegel il vecchio (1560 circa). In copertura, la terrazza giardino a oltre 35 m di altezza, con il suo piccolo bosco di betulle, crea un ideale collegamento col verde sottostante e offre una vista panoramica.

 

Intanto, sul Museumpark…

Gli interventi del Boijmans Van Beuningen non terminano con il Depot. Il museo è infatti il perno di un sistema di vari interventi avvicendatisi nel tempo con l’obiettivo di creare un “museo-città” di architetture evocative capaci di contraddistinguere l’identità di Rotterdam. La sede storica è stata realizzata in più fasi: il nucleo originario (Ad Van der Steur, 1935); il primo ampliamento (Alexander Bodon, 1972); il padiglione Van Beuningen – de Vriese (1991 Hubert-Jan Henket, 1991); le nuove gallerie (Robbrecht en Daem, 2003). Nel tempo il museo è diventato labirintico e introverso; così, per risolvere i problemi logistici e ampliare e restaurare il complesso, è stato bandito un concorso internazionale vinto nel 2019 da Mecanoo. La proposta riconnette l’intero sistema partendo da un nuovo passaggio trasparente che, serpeggiando organicamente tra le ali di Van der Steur e Bodon, proietta il museo sul giardino e sulla città. Il passaggio garantirà anche un nuovo ingresso su Museumpark, introducendo un nuovo padiglione espositivo nell’attuale parcheggio delle ville sul Westersingel, diventando così il perno della connessione con le altre istituzioni del parco. Il completamento del cantiere, avviato da pochi mesi, è previsto per il 2025; seguirà l’allestimento, con l’obiettivo di riaprire il museo a Pasqua 2026. Durante i lavori la collezione sarà esposta al Depot, mentre alcune opere viaggeranno in tutto il mondo grazie al progetto “In Transit”. Il costo dei lavori è stato calcolato secondo due scenari, uno di base stimato in 168,5 milioni e uno più ambizioso da 223,5 milioni. Verso questo secondo obiettivo si sta orientando la Municipalità, alla ricerca di finanziamenti esterni per concretizzarlo.

 

In video

timelapse del cantiere del Depot
Winy Maas (MVRDV) descrive il progetto Depot
il progetto di ampliamento del museo di Mecanoo

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 9 Dicembre 2020