Nel comune marchigiano colpito dal terremoto del 2016, l’inaugurazione dell’Accademia della musica di Alvisi Kirimoto con Harcome sembra simboleggiare un cambio di passo
L’1 ottobre 2020 è la data del taglio del nastro, avvenuto in grande stile, per l’Accademia della musica “Franco Corelli” a Camerino, alla presenza del commissario straordinario per il sisma 2016 Giovanni Legnini, del fondatore Andrea Bocelli, di Renato Zero e dei tanti altri artisti intervenuti con le loro voci. Il 20 novembre 2020, durante l’undicesima edizione di Urbanpromo, lo stesso Commissario straordinario, tra gli altri, tenta di fare il punto sulla ricostruzione. Terzo successo, quello del progetto firmato Alvisi Kirimoto – Harcome a Camerino, finanziato e realizzato in tempi record dalla Fondazione Andrea Bocelli dopo le scuole di Sarnano e di Muccia. Lenta e complessa, invece, la lunga via della ricostruzione che è oggi arrivata ad un punto cruciale.
Un’icona per il territorio
La restituzione alla città di Camerino dell’Accademia della musica in una veste contemporanea, elegantemente integrata al contesto, così adagiata sul declivio che l’accoglie, rende l’edificio da subito un’icona e dota la città universitaria di una sua identità architettonica e di un ruolo chiave nel panorama culturale del territorio marchigiano. L’Accademia, «Frutto di un processo creativo corale, che ha visto collaborare i due studi con la Fondazione Bocelli e la comunità locale», come racconta lo stesso Massimo Alvisi, suscita meraviglia, in effetti, nello scoprire come un volume scatolare possa diventare uno scrigno, quasi un carillon, per le sue dimensioni contenute, attraverso la ricerca dei dettagli, dei colori e dei materiali; come possa essere rispettoso del luogo assimilandosi al verde che lo circonda e alle nuvole che lo sovrastano. «È fatto della stessa materia delle nuvole», racconta ancora Alvisi. La semplicità dei pannelli di lamiera forata ne narra la trasparenza e al tempo stesso la riservatezza, trasformando il volume in materia quasi eterea. L’edificio è di dimensioni contenute, e sotto la fodera bianca ricamata lascia intravedere la robusta struttura dei pilastri grigi. Il resto della facciata al piano terra è trasparenza: lo spazio della piazza entra direttamente nell’auditorium (da 180 posti, con il contiguo foyer al fondo) e, all’opposto, quest’ultimo traguarda la città e più lontano le montagne, in un equilibrio tra i materiali e i colori dell’interno e quelli dell’esterno, tra l’artificio e la natura. È un invito all’ascolto, alla contemplazione, al silenzio e alla musica. Il rivestimento delle pareti interne è in listelli di rovere, mentre il pavimento in cemento è privo di discontinuità. Al piano primo sono sistemati nove vani, tra aule d’insegnamento e di registrazione. La luce penetra calibrata attraverso i fori della facciata e dalle finestre circolari sistemate ad altezze diverse. La scala centrale, collegamento tra i due livelli, si colora di arancione, come il pavimento e le porte del piano primo e, insieme, proprio come in un carillon aperto, testimoniano il ruolo chiave della musica, vivacità ed emozione, per una comunità aggrappata alla speranza della rinascita.
Il punto a quattro anni dal sisma
La ricostruzione segna un passaggio cruciale.
S’intravedono segnali positivi: le procedure per ottenere i contributi pubblici sono state assai semplificate; ci sono nuovi strumenti, come il superbonus; c’è un quadro completamente nuovo della normativa urbanistica. Nonostante questo, la grave crisi economica seguita al terremoto e la lunga emergenza sanitaria continuano a condizionare pesantemente l’attività della ricostruzione, e le domande vanno a rilento.
«Le opportunità offerte dalle risorse del Recovery Plan sono importanti e vanno colte soprattutto per sostenere un processo di rilancio dell’economia dei territori colpiti. Ma per compiere il passo decisivo occorrono coraggio, idee e progetti, un nuovo equilibrio tra semplificazione, legalità e le responsabilità che tutti i protagonisti della ricostruzione, in particolare i professionisti, devono mettere in campo», ha detto il commissario Giovanni Legnini a conclusione dei lavori di Urbanpromo. Il coraggio però, almeno gli addetti ai lavori, ce lo hanno messo dal primo giorno dopo il terremoto, investendo competenza e professionalità, idee e progetti, e finendo purtroppo intrappolati nella intricate normative che hanno visto bloccare tutti i loro compensi fino, in molte occasioni a farli allontanare da nuove pratiche. Ce lo hanno messo i cittadini “residenti” che, ancora, dopo quattro anni non sono rientrati nelle loro case e non sono riusciti nemmeno ad inoltrare le domande.
Ora sembra che ci sia finalmente un’idea comune della ricostruzione tra le istituzioni e i cittadini; sembra ci sia l’intenzione di trovare nuovi equilibri tra legalità, semplificazione, e responsabilità pubbliche e private. Dati alla mano, nel 2020 sono state presentate complessivamente 2.578 richieste di contributo, delle quali 1.240 per i danni lievi e 1.338 per gli edifici con danni gravi. Le domande presentate, al 26 ottobre, ammontano così a 14.641. Anche la ricostruzione pubblica sta facendo progressi, seppur ancora limitati. Tra giugno e ottobre sono stati avviati altri 106 interventi, sono stati affidati definitivamente 32 incarichi di progettazione e conclusi i lavori su 23 opere pubbliche, portando il totale a 109. Un buon punto di ripartenza, tenuto conto delle suddette novità normative e procedurali. La semplificazione dunque inizia ad incidere sui tempi della ricostruzione e su quelli della concessione dei contributi pubblici. Altre ordinanze sono in fase di approvazione: come quella sul controllo dei cantieri; sulla disciplina dell’uso dei poteri in deroga al Commissario per le opere prioritarie; sul miglioramento della normativa sulla ricostruzione privata; sulla rimodulazione del programma d’intervento sulle opere pubbliche, con la definizione di un nuovo elenco unico. Anche il Recovery Plan, con misure mirate all’Italia Centrale, potrebbe avere un ruolo importante in questa fase 2 del post sisma, puntando sulla ristrutturazione delle attività economiche, dei servizi sociali, degli asili e delle scuole, sulle attività culturali e turistiche.
Accademia della musica “Franco Corelli”: la carta d’identità del progetto
Localizzazione: Camerino (Macerata)
Committente: Andrea Bocelli Foundation
Progettisti: Alvisi Kirimoto (Massimo Alvisi, Junko Kirimoto, Silvia Rinalduzzi) con Harcome (Andrea Gianfelici)
Cronologia: progettazione, 2019-20; cantiere, gennaio/settembre 2020 (148 giorni lavorativi, al netto dello stop per Covid-19 a marzo/aprile, contro i soli 150 giorni previsti dalla tempistica); inaugurazione, 1 ottobre 2020
Superfici: lotto 4.650 mq; edificio: 700 mq
Direzione lavori e coordinamento generale: ing. Paolo Bianchi
Opere edili e strutture in legno: Subissati srl
Impianti: Bioedil Vuesse
Progettazione impiantistica e antincendio: Serpilli Engineering
Progettazione strutturale: ing. Paolo Bianchi
Progettazione acustica: Tan Acoustics – Marco Facondini
Audio video: Flixarte – Andrea Vaccarini
Sicurezza e direzione di cantiere: PSC spa – Martina Barigelli – Giovanni Perciante
Falegnamerie: Chelini
Arredi: Ommag
Sedute: Luxy
Illuminazione: Targetti, Novalux, Vibia
Pavimenti e rivestimenti in gres: Marazzi
Diffusore acustico: Vesta Design
Ascensore: Savelli
Tende: Bandalux
A proposito dei progettisti
Sullo studio Alvisi Kirimoto, fondato a Roma nel 2002 da Massimo Alvisi (1967) e Junko Kirimoto (1970), è uscito di recente un volume monografico nella collana “I Maestri dell’Architettura” (pp. 98, Hachette fascicoli, Milano 2019), che contiene un’intervista alla coppia italo-nipponica, un saggio critico, dieci schede sulle principali opere e un focus speciale sulla Cantina Podernuovo a San Casciano dei Bagni (Siena, 2013), ritratta nella copertina del libro.
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Marche , terremoto
Last modified: 2 Dicembre 2020