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Christian De IuliisWritten by: Forum

L’archintruso. Covidia, la città dei supermercati

L’archintruso. Covidia, la città dei supermercati

Nessun libro parla di Covidia: la sua genesi, rimossa dai saggi e ignorata dalla letteratura storica, è solo nella memoria degli anziani

 

Il viaggiatore che ha la ventura d’imbattersi in Covidia ne percorre le strade semideserte, imbattendosi in centinaia di serrande scese, saracinesche sbarrate e porte murate sulle quali, solo grazie alla tenacia dello scotch, resistono affissi sbiaditi cartelli di “cedesi” o “vendesi”. Le uniche luci che scorge il viaggiatore provengono dalle insegne dei supermercati, dove all’ingresso, nei parcheggi, sovente si può ancora incontrare qualche vecchio guardamacchine, che in cambio di cibo e alcool, può accettare di narrare la storia di Covidia. Il viaggiatore interessato, se vuole sapere com’è nata la città, non ha altra scelta. Perché nessun libro parla di Covidia. La sua genesi, rimossa dai saggi e ignorata dalla letteratura storica, è solo nella memoria degli anziani.

«Nessun architetto ha progettato Covidia. Essa nacque spontaneamente quando gli uomini smisero di opporsi al cambiamento. Convinti che non sarebbe cambiato niente o che sarebbe andato tutto bene». Inizia sempre così il racconto del vecchio. «La loro indifferenza proseguì anche quando, uno per volta, chiusero i negozi e le botteghe. Quando nei ristoranti smisero di cucinare e nei bar tacquero le macchine del caffèAlla gente fu prima suggerito e poi imposto di lavorare da casa. Tutti gli uffici rimasero vuoti. Le locandine ingiallirono nelle bacheche dei cinema, nei teatri il velluto delle sedie fu aggredito dalle tarme. Le banche sostituirono gli impiegati con gli sportelli automatici, messi a sentinella di casseforti lasciate vuote dalla scomparsa del contante. Infine, ritenendole superflue ed inutilmente pericolose, chiusero le scuole. Fu a quel punto che ci si accorse che era davvero troppo tardi per tornare indietro».

Al viaggiatore che si chiede come mai la gente non scendesse più in strada, il vecchio risponde amaro. «Avevamo paura. Nessuno aveva intenzione di avvicinarsi all’altro. Non ci toccavamo più, e quando, raramente, ci parlavamo, lo facevamo dandoci il fianco. Non ci fidavamo. Smettemmo di volerci bene, prima tra di noi, poi anche a noi stessi. Chiusi in casa c’imbruttimmo. All’inizio riuscivamo a riunirci nelle chiese, ma presto cominciammo a perdere la fede. Ci chiedemmo: “Può davvero Dio, voler tutto questo?”. Pure i sacerdoti iniziarono a dubitare, quindi scomparvero, tormentati dai dubbi e sfiniti dalla solitudine».

Apprende così, il viaggiatore, quel processo di lenta disgregazione che ha frantumato la vecchia città degli scambi e degli incontri. «Rimasero aperti solo i supermercati. Che, per evitare la formazione di assembramenti, si moltiplicarono». Non può fare a meno di notarle, il viaggiatore, quelle fila ordinate di persone che entrano nei grandi magazzini in numero di tot per volta ed evitano di avvicinarsi uno all’altra, come respinti da un’immaginaria corrente elettrica, che le dispone come su una scacchiera con la metà delle caselle proibite. «È per questo che Covidia è anche detta la città dei supermercati!».

E qui il vecchio, con quel poco di energia che gli rimane, apre le braccia e le fa ruotare sopra la sua testa, indicando decine d’insegne luminose di altrettante strutture, che punteggiano il panorama della città. Finché reclina il capo, sfinito.

A quel punto al viaggiatore non resta che saldare il conto del racconto al vecchio.

E, scansando le auto che nervosamente fanno manovra nello slargo, avventurarsi verso un nuovo supermercato.

Autore

  • Christian De Iuliis

    Nasce, cresce e vive in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto nel 1984, rendendolo noto in un tema in quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge “Assessore al Nulla” del suo paese. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”, avanguardia del XXI° secolo che vanta già diversi tentativi, falliti, di imitazione. All’attivo ha cinque mezze maratone corse e altrettanti libri pubblicati: “L’Architemario. Volevo fare l’astronauta” (Overview editore, 2014), “Vamos a la playa. Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens, 2016), "L'Architemario in quarantena. Prigionia oziosa di un architetto" (KDP Amazon, 2020), "L'architetto contro tutti" e "Il Nostromondo - le città invedibili" (2024). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Premio PIDA giornalismo 2020 per la divulgazione dell'architettura. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto: dipende da dove si trova e da chi glielo chiede

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Last modified: 26 Novembre 2020