La geografia emozionale della capitale giapponese secondo Ryue Nishizawa nel premiato film della coppia Ila Bêka e Louise Lemoine
Cineasti con una formazione rispettivamente in architettura e storia dell’arte, Ila Bêka e Louise Lemoine sono oggi due figure di riferimento nel panorama dell’architettura contemporanea. La recente premiazione del loro ultimo film Tokyo Ride al Docaviv (film festival internazionale di documentari) e al Milano Design Film Festival (MDFF) diventa un’occasione per scoprire il roadtrip emozionale con il grande architetto giapponese Ryue Nishizawa e ripercorrere le tappe della pratica interdisciplinare del duo italo-francese, unito nella professione come nella vita privata.
Con il primo progetto condiviso Living Architectures, una serie di film autoprodotti che ritrae in maniera inusuale le opere di grandi architetti come Rem Koolhaas, Frank Gehry, Richard Meier, Herzog & de Meuron e Renzo Piano, Bêka & Lemoine hanno avviato una ricerca inedita, in bilico tra architettura e antropologia, documentario e performance, che esplora la dimensione umana e vissuta dello spazio costruito. Dal primo Koolhaas Houselife, che racconta l’inattesa quotidianità della casa a Bordeaux progettata da studio OMA, i film di questa prima serie giocano con la dimensione di sacralità associata a queste architetture e le raccontano dalla prospettiva di chi le abita realmente.
Nella loro attività d’insegnamento di film e architettura presso facoltà come l’Architectural Association di Londra, l’Accademia di Architettura di Mendrisio e la HEAD di Ginevra, Bêka & Lemoine insistono sull’importanza di acquisire una facoltà di osservazione sensibile. Analogamente al loro modus operandi nella professione, invitano gli studenti a immergersi nell’architettura che li circonda e trovarvi le narrative più rilevanti per la condizione esistenziale dell’uomo metropolitano. Grazie ad un approccio di consapevole improvvisazione e ad una capacità di osservazione che diventa spesso ascolto, Bêka & Lemoine diventano testimoni di vere e proprie epifanie di vitalità nell’architettura: «Amiamo essere sorpresi. Se sai già dove vuoi andare, nulla ti porta altrove o ti spinge a deviare dal tuo cammino. La forza della vita è l’imprevisto; è la nostra reazione all’imprevisto che ci fa sentire più vivi».
Una giornata a spasso sulla Giulia Alfa Romeo
Anche Tokyo Ride nasce grazie ad una simile ispirazione. Senza una particolare preparazione precedente le riprese, Bêka & Lemoine si sono presentati ad un incontro pianificato tempo prima con Nishizawa portando una telecamera. L’intento era di trascorrere l’intera giornata assieme all’architetto giapponese, visitando la città di Tokyo e le architetture più influenti per la sua vita e la sua professione. All’arrivo di Nishizawa, Bêka stava filmando la pioggia e prima di salire in auto gli domanda: «I’m still filming. Is it ok?». «Yes, it’s ok», risponde con naturalezza Nishizawa.
L’apertura introduce subito la delicata e dichiarata presenza dei registi nel paesaggio che raccontano. Il loro punto di vista – questo sguardo in soggettiva quasi irrequieto, mosso da libera curiosità – ci mostra per tutta la durata del film come siano partecipi dell’ambiente animato che raccontano e come questo non possa fare a meno d’interagire con loro. Anche la presenza non preannunciata della camera viene denunciata subito: i registi non vogliono essere osservatori distanti ma agire in diretta e amalgamarsi ai personaggi.
La prima vera entrata in scena è l’arrivo di Giulia, co-protagonista, l’Alfa Romeo d’epoca di Nishizawa e il tramite di esperienza dell’architettura della città. Bêka & Lemoine si confrontano con il topos della veduta metropolitana dall’abitacolo in chiave confidenziale e introspettiva, dandoci la possibilità di accedere alla visione personale di Nishizawa. Il suo racconto urbano spazia dalla descrizione formale alla contemplazione di uno stile di vita collettivo che si esprime nelle sue più autentiche forme in luoghi di rappresentanza, spazi di circolazione e ritagli d’intimità. Nishizawa si meraviglia delle differenze culturali continentali che si esprimono in differenti etiche di costruire, concepire e vivere lo spazio: «We belong to another culture, compared to you. You make walls to define the city. In our case, there is no border between city and nature. It’s all together. That’s really different, I think».
La dimensione del tempo, scandita attraverso i titoli, è essenziale in questa narrativa spaziale: il film viene realizzato nell’arco di una sola giornata, il 25 aprile 2019. In questo viaggio improvvisato non manca nessuna tappa fondamentale: si attraversano tutti gli spazi essenziali del vivere urbano (il tempio, il soba shop, la casa, lo studio), ognuno di essi celebrato nel suo rituale. I landmark vengono raccontati quasi più distrattamente rispetto ai piccoli quadri del quotidiano come i templi, i caffè e la stazione di benzina. Spesso l’architettura urbana diventa sfondo per un divagare indulgente in ricordi e aneddoti di altri paesaggi: «The city is like a landscape. It’s like a jungle, growing so much». Questa discreta compenetrazione tra natura e architettura di cui parla Nishizawa si legge anche nelle riprese, e si osserva nelle delicate scene crepuscolari sulla terrazza della Moriyama House in chiusura del film, dove il protagonista paragona la cultura oceanica con quella continentale, in un’espressiva metafora sul linguaggio.
Come suggerisce il sottotitolo, A day with Ryue Nishizawa and his Giulia, l’auto è la più importante architettura in questione ed è a tutti gli effetti un personaggio. In un’intervista con Bêka, Lemoine e Joseph Grima in occasione della presentazione del film al MDFF, Nishizawa ha affermato di apprezzare il design della Giulia soprattutto in termini di scala: le linee dell’abitacolo gli suggeriscono l’estetica che vorrebbe ricercare nei suoi progetti, e le giuste proporzioni degli interni creano un’atmosfera di condivisione; la sottile carrozzeria lo mette in diretto contatto con la natura e con l’esterno. Il piccolo mondo dell’auto lascia intravedere scorci della città, ma ci apre le porte della visione architettonica ed esistenziale del protagonista. Qui risiede il valore e il particolare fascino di questo singolare lavoro. Così conclude Bêka: «Con quel sì iniziale, accogliendo con indulgenza il nostro filmare, Ryue ha aperto una voragine, ed è in essa che si sviluppa il nostro film».
Tokyo Ride
Louise Lemoine & Ila Bêka
Francia, 2020, 4K, bianco e nero, 90 min
Visionabile gratuitamente su Design Boom dall’11 al 13 dicembre; dal 14 dicembre acquistabile su bekalemoine.com
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film , Tokyo
Last modified: 24 Novembre 2020