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Antonello AliciWritten by: Patrimonio

Stadio di Helsinki, un restauro… Olimpico

Stadio di Helsinki, un restauro… Olimpico

Per il secondo anno consecutivo il Premio Finlandia per l’Architettura va a un intervento di conservazione (e adeguamento)

 

La Finlandia mostra crescente attenzione alla conservazione e protezione del suo patrimonio. Il restauro e l’adeguamento funzionale dei luoghi più significativi della sua storia sono occasione per conoscerli meglio, attraverso ricerche di archivio e indagini strutturali e dei materiali. La competenza disciplinare in questo campo ha fatto progressi importanti nei decenni recenti e ha formato nuove generazioni di professionisti e artigiani.

A restauri memorabili del patrimonio dell’Ottocento, come quello della cattedrale di Helsinki e della Biblioteca universitaria di Carl Ludvig Engel o della House of Estates di Carl Gustav Nyström, sono seguiti gli interventi sul Novecento, il palazzo del Parlamento di Johan Sigfrid Sirén, e le opere di Alvar Aalto (Casa della Cultura, Facoltà di Architettura e Biblioteca universitaria di Otaniemi), per limitarci alla sola capitale.

Il Finlandia Prize for Architecture, giunto alla settima edizione e celebrato, come di consueto, in occasione della Giornata mondiale dell’Architettura (quest’anno festeggiata il 5 ottobre), rivela lo stato dell’architettura del Paese, che registra minori progressi nella ricerca di nuovi linguaggi ma eccelle nel recupero del patrimonio. Non è dunque un caso se per il secondo anno consecutivo il premio viene assegnato ad un’opera di restauro. La formula del premio affida ad una personalità del mondo della cultura la scelta del vincitore, a partire da una selezione operata da una giuria di esperti. Il premio 2020, il recupero dello stadio Olimpico di Helsinki, è stato scelto da Paula Vesala, musicista e attrice con la seguente motivazione: «Questo monumento nazionale non è una semplice statua da ammirare. Quel che accade dentro le sue mura ci offre emozioni speciali: momenti di gloria, allenamenti vigorosi, delusioni, sudore, estasi, vittorie e sconfitte. […] La magia dello Stadio Olimpico non è soltanto preservata: ha guadagnato perfino maggior splendore».

Il progetto, di Yrjö Lindegren e Toivo Jäntti a partire da un concorso del 1933, è uno dei simboli della capitale finlandese, perché rappresenta l’adesione al funzionalismo per un’attrezzatura sportiva di avanguardia a cui è legato un quartiere ugualmente simbolico della nuova stagione. Il complesso presentava un avanzato stato di degrado nelle superfici e nelle pannellature di legno ma aveva anche necessità di messa a norma per poter continuare ad ospitare eventi sportivi di livello internazionale. Il progetto – che vede la collaborazione di due studi di architettura di grande esperienza, K2S Architects e NRT Architects – ha dunque un doppio registro: gli architetti hanno pazientemente guidato l’opera di conservazione e il complementare rinnovamento.

Il recupero degli spazi pubblici e dei percorsi all’esterno e all’interno dell’impianto ha interessato anche il collegamento con la pertinente area verde. L’avanzato stato di corrosione degli elementi metallici, degli intonaci e di tutte le superfici ha richiesto una complessa opera di conservazione: in particolare, il recupero delle pannellature lignee che coronano l’intero anello esterno degli spalti, a cui è affidata l’immagine iconica dell’opera. Anche il calcestruzzo della pensilina delle tribune centrali, in avanzato stato di carbonatazione, è stato recuperato, e le strutture rinforzate con fibre di carbonio.

Una volta garantito il ripristino dell’immagine originaria del complesso così some era stato concepito negli anni trenta, lo stadio è stato adeguato ai nuovi standard di sicurezza con l’aggiunta di scale di emergenza e l’integrazione delle cancellate esterne. Una nuova pensilina, separata dalle strutture preesistenti, è stata aggiunta sull’intero anello degli spettatori, rispettando lo spirito dell’edificio anche grazie all’elegante pannellatura lignea dell’intradosso. Kimmo Lintula e Kari Raimoranta, responsabili del progetto, sottolineano lo spirito del progetto, una sfida difficile per un’opera così importante per l’immagine del Paese, e dichiarano soddisfazione per essere riusciti a «realizzare una nuova entità, dove la nuova e la vecchia architettura, generate da diverse necessità funzionali, si sono fuse fino al minimo dettaglio».

Possiamo sperare un simile impegno per lo stadio Franchi di Pier Luigi Nervi a Firenze, a serio rischio di radicale manomissione, e per gli altri capolavori del nostro Novecento?

 

Immagine di copertina: Wellu Hämäläinen

 

Autore

  • Antonello Alici

    Architetto, laureato nel 1986 alla Facoltà di Architettura di Firenze, è professore associato di Storia dell’architettura all’Università Politecnica delle Marche. Le sue ricerche, oltre la tesi di dottorato sulle chiese a pianta centrale del Rinascimento in Umbria, privilegiano i Paesi Nordici, in particolare Finlandia e Svezia, seguendo le traiettorie di viaggio degli architetti tra Baltico e Mediterraneo. Nel 2017 e 2020 è stato Visiting Scholar presso il Martin Centre for Architectural and Urban Studies e il St John’s College (Università di Cambridge). Dal 2015 è Visiting Professor presso la Silpakorn University di Bangkok. Ha promosso il Comitato scientifico per il Centenario di Giancarlo De Carlo presso l’Accademia Nazionale di San Luca, oltre a essere membro del Comitato scientifico del Centro Studi Vitruviani di Fano, fondatore e direttore della summer school "The Culture of the City. Understanding the Urban Landscape", dal 2017 impegnata nei paesaggi della ricostruzione del terremoto. Tra le pubblicazioni recenti: "The Journey to the North. The Italian Cultural Institute in Stockholm in the context of the relationships between Swedish and Italian Architects", in "Enchanting Architecture" (Five Continents, 2021); "Franco Albini and Leslie Martin: a parallel working life", in "Postwar Architecture Between Italy and the UK. Exchanges and transcultural influences" (UCL Press, 2021)

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Last modified: 11 Novembre 2020