Numeri, difficoltà e prospettive culturali e industriali: il punto di vista della presidente dell’associazione dei designer estoni, principale organizzatrice del Tallinn Design festival DISAINIÖÖ
Il contributo di Ilona Gurjanova alla rubrica “Professione Designer” cade a poche settimane dalla conclusione della XV edizione del Tallinn Design Festival. Qual è lo stato di salute del design estone e baltico in generale?
Se confrontiamo lo stato di salute del design estone e in generale di tutte le repubbliche baltiche tra il pre e post indipendenza (riconquistata 30 anni fa), potrei dire che siamo abbastanza “in salute”. I tre Paesi baltici differiscono tra loro: l’Estonia è più sotto l’influenza dei Paesi nordici, la Lettonia e la Lituania sono più collegate all’Europa centrale. La differenza con altri grandi Paesi sviluppati risiede sicuramente nel fatto che non sono rimaste grandi industrie nella regione, e non tutte vorrebbero collaborare con i progettisti. Le imprese creative in Estonia hanno bisogno di sostegno per stare al passo con la concorrenza internazionale e migliorare la loro sostenibilità. Esse rappresentano circa il 3% dell’economia della nazione.
Qual è la considerazione dei designer e dei lavori creativi in generale nell’economia estone? Possiamo fornire qualche dato sul loro contributo in termini di PIL e crescita delle imprese?
Ci sono circa 3.000 designer professionisti in Estonia. La formazione viene impartita in 5 istituti d’istruzione superiore. Dopo essersi diplomati alla scuola di design, essi trovano solitamente lavoro in micro imprese o ne fondano una propria. I più attivi trovano lavoro all’estero. Pochi di loro forniscono consulenza sul design industriale, la maggior parte entra a far parte di aziende di branding e comunicazione, e molti di loro si guadagnano da vivere come maker. Gli ultimi dati raccolti nel 2018, e quelli raccolti nel 2015-16, mostrano che le entrate del settore dell’economia creativa ammontano a 1.481 milioni (2,9% del PIL); che il settore dell’economia creativa impiega 30.681 persone (4,8% degli occupati); che 9.098 aziende e istituzioni (11,6% del totale) sono attive nel settore dell’economia creativa o “industrie culturali e creative”
I designer estoni sono più coinvolti in prodotti o servizi digitali? Qual è il settore trainante in cui è riconoscibile la cultura del design estone?
Come affermato prima, l’industria non dà molti posti di lavoro ai nostri progettisti industriali. Ci sono ancora circa 300 micro imprese guidate dal design (l’Estonia conta 1,3 milioni di abitanti) che sono impegnate con il design del prodotto. Principalmente disegnano e producono mobili, illuminazione, interni e accessori moda. I prodotti e servizi digitali stanno facendo un grande balzo in avanti, soprattutto nel settore pubblico. La fama internazionale è stata portata da startup in rapido sviluppo (circa 1.000) come Skype, Bolt, Transferwise, Veriff. Nel 2019 le startup estoni hanno generato un fatturato di 395,4 milioni.
Se dovesse elencare tre elementi chiave che ritiene lacunosi, sfocati o del tutto assenti nella formazione attuale dei designer, a quali penserebbe?
Per quanto ne so della nostra formazione in design (essendo visiting lecturer in diverse scuole), direi che è necessaria una maggiore attenzione sul design inclusivo, sulla gestione del design e sul pensiero aziendale. Anche la collaborazione con ingegneri, produttori e altre professioni è fondamentale. I designer potrebbero avere buone capacità in determinati campi, ma a volte manca la visione olistica. Sono lieta che le scuole abbiano trovato la possibilità di lavorare con i fornitori di servizi pubblici, nella sanità e in altri campi. Il focus su UX e UI design è uno sviluppo abbastanza recente. Il confine tra arte applicata e design del prodotto è piuttosto sfocato. Sarebbe utile se esistessero una libreria di materiali e una piattaforma per lo sviluppo di nuovi materiali, o per condurre esperimenti con materiali diversi.
Se dovesse scommettere tra un’opzione legata ai materiali locali e alla sostenibilità, oppure un’altra legata al recupero delle tradizioni artigianali in chiave digitale, come traiettoria strategica per il design estone, su quale si concentrerebbe?
Sono certa che l’Estonia continuerà a utilizzare il più possibile materiali locali o riciclerà e riutilizzerà quelli importati perché esiste una diffusa sensibilità all’ambiente. Credo nei nuovi materiali e spero che i designer e gli scienziati estoni collaboreranno maggiormente allo sviluppo di materiali innovativi e alla sperimentazione di diversi materiali bio e vegani. D’altra parte le nostre tradizioni artigianali e la necessità di acquisire conoscenze di base di forma e funzione non scompariranno mai; le competenze e le edizioni limitate potrebbero essere aggiornate con le opportunità digitali. Il design del prodotto digitale è il nostro futuro più prossimo. Siamo di fronte alla domanda: ci concentriamo sulla progettazione di computer e intelligenza artificiale che disegneranno prodotti perfetti per noi, o proseguiremo lo sviluppo di prodotti tradizionali portando il tocco umano e, talvolta, anche errori divertenti ai nuovi prodotti?
Immagine di copertina: il design estone, secondo Ilona Gurjanova, ha sempre guardato a quello nordico, al contrario delle altre repubbliche baltiche tendenzialmente collegate all’Europa centrale. La scalata, in termini di costruzione dell’identità creativa e di riconoscimento del ruolo delle ICC a favore dell’economia nazionale, ha avuto inizio dopo la dichiarazione d’indipendenza dall’URSS nel 1991 (© Ubaldo Spina 2020)
Chi è Ilona Gurjanova
Presidente eletta dell’Associazione dei designer estoni dal 2004 e principale organizzatrice Tallinn Design Festival DISAINIÖÖ, Ilona Gurjanova opera nei servizi di progettazione grafica e di design management da oltre 35 anni. È stata partner attiva, a livello pubblico e privato, nello sviluppo delle politiche di design in Estonia, nonché curatrice principale di diversi progetti di design in più di 17 Paesi, avviando inoltre la mostra itinerante “Size Doesn’t Matter”, il Tallinn Design Night Festival Disainiöö, l’Estonian Design Prize Bruno e l’Estonian Design House. Da 6 anni è membro del consiglio del BEDA (The Bureau of European Design Associations) e dell’EIDD Design for All Europe. È stata inoltre giurata in concorsi internazionali in Slovenia, Lituania e nel concorso “European Best Logo”. Essendo partner in diversi progetti dell’UE, Gurjanova ha avviato progetti sanitari e di design universale come “Tallinn For All” e progetti dedicati al relax nella natura selvaggia e in città. Ha scritto articoli sulla consapevolezza del design e sul design estone su media locali e internazionali. Ha ricevuto il premio annuale Cultural Endowment nel 2009, il premio culturale del Ministero degli Esteri nel 2017 e diverse donazioni dal Ministero della Cultura.
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intelligenza artificiale , professione designer
Last modified: 12 Ottobre 2020