Visit Sponsor

Luigi BartolomeiWritten by: Professione e Formazione

Tanta voglia d’infinito, da conquistare insieme

Tanta voglia d’infinito, da conquistare insieme

Gli esiti dell’edizione 2020 del Premio internazionale Fondazione Frate Sole per l’architettura sacra

 

Dobbiamo ringraziare la Fondazione Frate Sole che, con francescana umiltà, porta in Italia il meglio della produzione internazionale in tema d’architettura cristiana per il premio che essa promuove ogni quattro anni nella memoria del suo fondatore, padre Costantino Ruggeri, religioso e artista (1925-2007). La notorietà e il prestigio del riconoscimento sono pari al numero delle opere candidate che stratificano presso la Fondazione, dal 1996, un archivio di realizzazioni unico al mondo, mediante il quale osservare l’evoluzione nei paradigmi formali con cui si comunica il sacro cristiano.

Per l’edizione 2020 sono 113 le candidature pervenute da 32 paesi, 21 dall’Italia. Oltre all’internazionalità, il premio è ecumenico, aprendo a tutte le confessioni cristiane, con architetture a servizio delle comunità cattoliche (comunque prevalenti) ma anche luterane e anglicane. I criteri di giudizio non si possono così attestare al solo accordo tra architettura e liturgia, né alla coerenza tipologica, considerato il concorrere di grandi centri parrocchiali, piccole cappelle, santuari e monasteri. Un’eterogeneità che, in tempi di professionalità e conoscenze acuminate, obbliga a riconquistare una prospettiva sapienziale, capace di considerare diversi aspetti in un equilibrio non matematico ma complessivo e unitario; cosa che fa del premio della Fondazione Frate Sole anzitutto un premio d’architettura.

Doppia la giuria secondo i criteri introdotti quest’anno, con i finalisti selezionati dal Comitato scientifico della Fondazione (costituito da don Valerio Pennasso, Giorgio della Longa, Esteban Fernandez Cobian, Caterina Parrello, Walter Zahner, Luigi Leoni) e i vincitori individuati da una commissione costituita dai laureati delle precedenti edizioni, tra i quali Tadao Ando e Cristian Undurraga.

Primo classificato un progetto già segnalato da questo Giornale, nella triste circostanza della prematura scomparsa del suo principale progettista: la chiesa di Seliger Pater Rupert Mayer a Poing (Monaco di Baviera), opera di Meck Architekten terminata nel 2019. Architettura colta e splendente come un cristallo di rocca in un’eco esplicita della “catena di cristallo” (Die Gläserne Kette) che Bruno Taut aveva avviato come una corrispondenza a schizzi e bozzetti tra artisti-intellettuali per inseguire Nietzsche verso una nuova utopia urbana, una città del futuro socialmente cristallizzata su conoscenza e generosità. Piastrelle ceramiche bianche, tutte uguali e in rilievo, mostrano a scala palmare la medesima struttura che compongono a scala urbana, ottenendo poi, dalla posa continuamente variata, una vivace e dinamica riflessione della luce, quasi tutta la chiesa fosse un aggregato cristallino che addensa la materia secondo la medesima legge, sia che si tratti di un candelabro che dell’intera aula liturgica, raccolta all’interno sotto una croce di luce trigemina.

Secondo premio a Derek Dellekamp, Jachen Schleich e Camillo Restrepo (Dellekamp/Schleich con AGENdA Agencia de Arquitectura) per il santuario Señor de Tula a Jojutla de Juárez (Messico), inaugurato di recente nel 2020, dopo appena dieci mesi di cantiere che hanno restituito alla cittadina il principale luogo di devozione, compromesso dal terremoto del 2017. Alle mura del santuario cinquecentesco che lo fiancheggia, la nuova opera non accosta un nuovo volume chiuso ma un’estesa pensilina su grandi archi ribassati, che vede i suoi ascendenti nelle volte libere del maestro messicano Félix Candela, e particolarmente nella sua Capilla avierta (1959), qui ricondotta a forma tetragona e iniettata all’intradosso di un calore locale, con voltine in laterizio ad ammansire la freddezza del cemento armato. Una lunga rampa d’accesso estende l’assemblea oltre la copertura, in uno spazio ibrido tra sacro e profano, santuario e città. L’azione liturgica ha luogo in un ampio livello interrato, come accade nella Capilla del retiro firmata da Undurraga (Cile, 2009, primo premio della Fondazione nel 2012). Il paesaggio vi si affaccia senza infissi o mediazioni, tra le piante equatoriali e le mura scabre, reliquia di precedenti recinti sacri.

Tra le sette opere cui è stata attribuita una menzione, ci arroghiamo l’arbitrio di sottolinearne solo due. Anzitutto la Bishop Edward King Chapel del Ripon College a Cuddesdon, Oxford (2013) di Niall Mclaughlin, non tanto per il nastro di finestre sommitali (simili alla nota cappella St. Benedict di Peter Zumthor), quanto piuttosto per l’articolazione dello spazio interno, interpretazione del gotico inglese in profili sottili in legno, particolarmente consono ad un piccolo spazio per la liturgia anglicana. Quindi la chiesa di San Venceslao a Sazovice (Repubblica Ceca, 2017) opera dell’Atelier Štěpán, di cui colpisce l’integrazione del dettaglio architettonico e il raffinato traghettare al moderno simboli antichi della rappresentazione di Dio, chiudendo un occhio sull’assetto del presbiterio a fagioli magici levitanti che, almeno alle nostre latitudini, non sarebbe accettato dalle disposizioni della Conferenza episcopale italiana per le nuove chiese (1993).
Interessante, infine, allontanarsi un poco dai casi singolari e posare uno sguardo d’insieme su queste e sulle altre proposte menzionate, per derivarne un’impressione complessiva che sembra fare prevalere all’asse orizzontale (quello dell’incontro con l’Altro), quello verticale (della generale aspirazione a Dio), a partire però da conformazioni circolari, forme di una comunità di cui un po’ si sente l’esigenza o della quale forse si ha nostalgia.

 

Premio internazionale Fondazione Frate Sole per l’architettura sacra

Vincitore (15.000 euro)
Studio Meck Architekten, Andreas Meck (1959-2019) e Axel Frühauf: chiesa di Seliger Pater Rupert Mayer a Poing, Monaco di Baviera (Germania, 2019)

Secondo premio (10.000 euro)
Dellekamp/Schleich + AGENdARQ (Derek Dellekamp, Jachen Schleich e Camillo Restrepo): santuario Señor de Tula a Jojutla de Juárez (Messico, 2020)

Menzioni
Archingegno (Carlo Ferrari, Alberto Pontiroli): chiesa della Beata Vergine Maria a Borgo nuovo (Verona, 2018)
Atelier Štěpán: chiesa di San Venceslao a Sazovice (Repubblica Ceca, 2017)
Blankpage Architects: Saint Charbel church a Zakrit (Libano, 2018)
Continiarchitettura (Marco Contini): chiesa e centro parrocchiale a Castel di Lama (Ascoli Piceno, 2018)
Niall Mclaughlin: Bishop Edward King Chapel (cappella anglicana) del Ripon College a Cuddesdon, Oxford (Regno Unito, 2013)
Peter Krebs: Petrus Jakobus church (chiesa protestante) a Karlsruhe (Germania, 2017)
Vítor Leal Barros: chiesa del Divino Salvatore a Freamunde (Portogallo, 2020)

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 920 times, 1 visits today)
Share

Tag


,
Last modified: 7 Ottobre 2020