In Sicilia, gli esiti della summer school di cui la nostra testata è media partner, tra il villaggio Monte degli ulivi e il cantiere di un immobile confiscato
RIESI (CALTANISSETTA). L’autostrada Palermo-Catania, fin dal suo primo chilometro, s’immerge in un paesaggio aspro fatto di crinali brulli e rarissimi insediamenti produttivi, come se la costa di Cefalù, appena lasciata alle spalle, fosse molto più distante di quanto non indichino i cartelli stradali. Viaggiando in direzione Sud, il quadro cambia poco: è il cuore giallo e bruno della Sicilia, granaio e miniera ieri, costellazione di “aree interne” oggi.
Riesi è una deviazione lungo la Statale che corre da Caltanissetta a Gela e ospita dal 1871 la Chiesa Valdese impegnata, oltre che nel servizio evangelico, nell’assistenza alle fasce più bisognose della popolazione locale che trovavano sostentamento nel lavoro dei campi o nelle solfatare. Oggi la comunità valdese s’identifica nel villaggio Monte degli ulivi, dove il Servizio Cristiano immaginato dal pastore e senatore Tullio Vinay per rispondere ad un’inascoltata domanda di politiche sociali e formative, ha trovato sede nel progetto organico dell’architetto Leonardo Ricci (1968).
LURT
Nel solco di questa missione, incorniciata dalla promozione di percorsi diffusi di legalità, nel 2018 il Servizio Cristiano ha partecipato 2018 al bando di gestione di uno dei beni confiscati alla mafia che la competente Agenzia nazionale ha assegnato al Comune di Riesi, risultando vincitore. Si tratta di un edificio che affaccia su tre delle tante stradine che formano la maglia della prima espansione periferica della città, per il quale è stato attivato il Laboratorio umano di rigenerazione territoriale (LURT), nato dall’idea di Gianluca Fiusco (direttore del Servizio Cristiano) e di Emanuele Piccardo (associazione culturale plug_in) tenutosi a Riesi dal 22 al 30 agosto e aperto a 21 partecipanti (19 studenti e 2 professionisti) under 40, selezionati tramite una call internazionale con profili personali che vanno dal design all’architettura, dall’archeologia alla sociologia e alle scienze della formazione.
Questa prima edizione del Laboratorio, patrocinata dal Comune di Riesi, dal Forum Disuguaglianze Diversità, dal Politecnico di Torino (Dipartimento Architettura Design), da IN/Arch, CNAPPC e Ordine Architetti Caltanissetta, ha rappresentato la prima tappa della rigenerazione del bene confiscato. Lo scopo è stato aprire l’edificio alla città per dare sede ad una nuova scuola in cui “… i giovani riesini partecipanti potranno acquisire gli strumenti utili a riabitare il territorio (…)”.
Il progetto/cantiere
La summer school si è articolata tra il centro abitato e il Monte degli ulivi, in attività seminariali, una rassegna cinematografica a cura di Sudtitles e il progetto/cantiere per l’allestimento del piano terra dell’immobile. Il gruppo di lavoro è intervenuto dopo le opere propedeutiche progettate in sinergia tra Flora La Sita e il collettivo Orizzontale (demolizione di tramezzi, sostituzione di serramenti, impianti, realizzati in precedenza), che hanno agito anche nella fase del laboratorio di autocostruzione.
“Da luogo opaco a spazio trasparente”, questa la metamorfosi dell’edificio sintetizzata da Piccardo, che ha anche coordinato il laboratorio di progettazione, nel corso della conferenza finale. “Civico Civico” è il nome dello spazio rinnovato, in coerenza con il dialetto siciliano che raddoppia avverbi e aggettivi per rafforzare un concetto. Come in un’ascesa dantesca nei tre livelli dell’edificio, si è partiti dal piano terra, quello più vicino alla vita condivisa, testimone della città e attraversata da indifferenza, speranza, sofferenza voglia di redenzione – spesso celata dietro gli scuri delle persiane – e gioia, come quella dei tanti bambini del quartiere che spontaneamente si sono avvicinati all’opera che prendeva forma, venendone poi coinvolti direttamente.
Secondo il principio dell’autocostruzione, sono stati progettati e realizzati sul posto gli elementi che contraddistinguono il progetto (arredi flessibili e modulari, il pavimento in legno del vecchio garage, il portale) trasformando la strada in una falegnameria all’aperto. La vecchia finestra si apre e diventa la nuova porta, trasparente, di accesso; all’interno, permangono nel pavimento e nel soffitto le tracce dei tramezzi abbattuti. Fuori l’asfalto diventa blu come il fronte corrispondente dell’edificio, specchio del cielo e solcato da linee rette e curve dettate dalla geometria dei giochi di strada, “sconfinando” fino ad occupare il vicino incrocio. Si prevede la chiusura della strada al traffico per tre mesi, in modo da permettere l’attività formativa interna ed esterna, nonché il monitoraggio del progetto, per poterlo adattare all’effettivo uso degli spazi già dalla prossima edizione del Laboratorio. Questa macchia di colore rappresenta la riappropriazione di uno spazio che diventa collettivo, affollato, spingendo gli abitanti a mescolarsi con voci e idee diverse, come nel momento festoso dell’inaugurazione. E mostrando, soprattutto ai più giovani, che le rivoluzioni positive possono partire anche da una pennellata sull’asfalto.
Foto di copertina: Filippo Accordino
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mafie , rigenerazione urbana , sicilia
Last modified: 2 Settembre 2020