Il punto su una serie d’iniziative di rigenerazione urbana, non sempre guidate dalla regia pubblica e dalla qualità del progetto
PALERMO. L’attenzione al destino delle periferie sembra aver ormai sostituito il tema della rinascita dal centro storico che per oltre venti anni ha polarizzato le politiche urbane. Negli ultimi anni l’immagine di Palermo è stata rilanciata grazie a iniziative culturali e sociali che hanno avuto come principale filo conduttore i temi dell’accoglienza e della solidarietà. Ciò nonostante la città continua a essere un contraddittorio mosaico sociale e urbano in cui non è semplice discernere tra centro e periferia. Questo avviene perché le aree marginalizzate sono diffuse in tutto il tessuto urbano, mentre i luoghi rappresentativi convivono con le molte aree in cui si concentra il disagio socio-economico. Qui, i tassi di disoccupazione e abbandono scolastico sono tra i più alti d’Italia e questo – insieme alla costante perdita di abitanti dovuta alla compresenza di uno dei più bassi tassi di natalità con uno dei più alti tassi d’emigrazione di diplomati e laureati – non fa ben sperare sul futuro della città.
Brancaccio
Nella zona sud, una delle tante aree dal destino difficile da invertire è il quartiere dove fu ucciso don Pino Puglisi, efficacemente descritto da Dario Levantino nei romanzi Di niente e di nessuno e Cuore bomba. La riqualificazione del lungomare, oggi un immondezzaio, da decenni evocata ma mai attuata, dovrebbe essere la chiave per il rilancio di un quartiere che, nell’ultimo decennio, è stato anche l’epicentro di un percorso partecipato (associazioni, Soprintendenza, Comune, Università e altri enti) che ha condotto al restauro del parco e del Castello normanno di Maredolce, liberandolo dalle concrezioni abusive che l’avevano sfigurato e reso inaccessibile. A questo si aggiunge il restauro, a cura dagli Uffici tecnici comunali, degli ex lavatoi, recentemente riaperti come spazi d’aggregazione. Brancaccio è attesa anche la costruzione dell’asilo e della piazza, da realizzare sulla base di un progetto donato al Comune dal Centro Padre Nostro, per il quale sono stati stanziati recentemente 3 milioni. Al riguardo, ferma restando l’urgenza di rispondere all’oggettivo bisogno di luoghi in cui la comunità possa riconoscersi e costruire il suo futuro, in questo come in altri casi il ricorso a progetti donati da privati può non garantire quella qualità da ricercare pervicacemente in simili contesti. In tal senso, sarebbe opportuno intensificare la pratica dei concorsi di progettazione, anche considerando che, dopo i cinque concorsi internazionali lanciati a fine 2017, non sono state promosse altre occasioni di confronto.
Danisinni
A poche centinaia di metri dal sontuoso Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento regionale, è un quartiere di 7 ettari in cui vivono duemila abitanti con un tasso di disoccupazione che sfiora il 90% e un tasso d’abbandono scolastico tra i più alti della città. Una descrizione della vita, fatta per lo più di piccoli crimini e lavoro in nero, in questa periferia nascosta nel cuore della città storica è affidata ai giovani protagonisti del documentario di Pierfrancesco Li Donni dal titolo La nostra strada, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019. A Danisinni, da alcuni anni, un percorso di rigenerazione urbana ha come fulcro la parrocchia di Sant’Agnese che, coinvolgendo gli abitanti, ha realizzato la Fattoria comunitaria nel vuoto dell’antica cava di calcarenite usata per edificare i bastioni di Palazzo dei Normanni e le mura del Teatro Massimo. Qui è anche stabilmente allocato il tendone del Circo Chapitô Danisinni che, oltre al calendario di spettacoli, realizza vari laboratori di arti circensi e performative per i ragazzi del quartiere. Molte altre iniziative socio-culturali sono state realizzate con vari soggetti, tra cui l’Accademia di belle arti, curatrice del progetto di arte urbana “Rambla Papireto”, il Teatro Massimo che ha presentato spettacoli di opera lirica portando in scena gli abitanti, e il Teatro Biondo che ha attivato la scuola teatrale “DanisinniLab”. Tra gli altri, è in attuazione il progetto “Comunità educante evoluta Zisa Danisinni”, selezionato dal bando “Con i bambini”, nell’ambito del fondo volto a contrastare la povertà educativa minorile. Un’ipotesi su Danisinni è stata anche portata avanti da un laboratorio della Facoltà di Architettura. Tuttavia sarebbe auspicabile che, quale soggetto preposto, il Comune si facesse carico di una proposta coerente di riqualificazione da attuare con un bando pubblico.
ZEN
All’estremo nord, nel quartiere San Filippo Neri, più noto come ZEN [foto di copertina; © Archivio AutonomeForme], grazie alla vittoria nel bando del MiBACT “Creative Living Lab – Qualità, Creatività, Condivisione”, è in corso il progetto “ZenGradoZero” promosso da Handala, un’associazione radicata sul territorio sin dal 2008 con all’attivo varie iniziative tra cui “Spazio Donna”, un luogo di socializzazione e creatività aperto alle donne del quartiere, al fine di favorire processi di autodeterminazione e crescita personale. Nel quartiere operano, spesso in sinergia, anche altre associazioni tra cui Laboratorio Zen Insieme e Lievito Onlus. Nato dall’analisi degli spazi abitativi dello ZEN, il progetto “ZenGradoZero” si concentra sugli spazi interstiziali delle insulae ed è volto a individuare luoghi dove incontrarsi e riconoscersi come comunità, alimentando la dimensione pubblica dei cortili interni, in alternativa agli ambiti privati e chiusi delle abitazioni. Gli spazi interstiziali delle insulae sono quindi stati censiti attraverso una mappatura fotografica e la realizzazione di abachi volti a catalogare i vari elementi di arredo urbano e domestico utilizzati dagli abitanti per rendere accoglienti questi luoghi in bilico tra dimensione pubblica e privata. Gli abachi, restituiti attraverso vari medium – fotografia, video, infografica e disegno – debbono permettere di definire delle linee guida per la cura degli spazi comuni. Nella seconda fase, d’imminente attuazione, saranno inoltre avviati i laboratori d’autocostruzione degli elementi d’arredo da utilizzare per rendere più ospitali gli spazi tra le insulae. “ZenGradoZero” terminerà in aprile ma, nel frattempo, per proseguire il cammino intrapreso, sono state avviate le interlocuzioni con l’Agenzia sociale per la casa che gestisce il PON Metro e con lo IACP. C’è dunque da attendersi che gli esiti saranno più duraturi di quanto non è avvenuto con il giardino realizzato allo ZEN nell’ambito della biennale d’arte “Manifesta” che, dopo l’esposizione mediatica, è oggi in uno stato d’abbandono tale da amplificare il degrado dell’area che intendeva riqualificare. Sempre grazie ai finanziamenti del bando “Creative Living Lab” al Cep (Centro edilizia popolare), l’associazione Sguardi urbani sta curando il progetto “Riconnessioni” che, attraverso workshop d’autocostruzione e la realizzazione condivisa di un album fotografico di quartiere, mira a trasformare in spazio pubblico il campo da bocce attualmente abbandonato.
Dal G124 al progetto “Milleperiferie”
A ribadire l’interesse per Palermo si è recentemente aggiunto anche Renzo Piano che, per la nuova edizione del progetto di “rammendo delle periferie” G124, ha assegnato quattro borse ad altrettanti studenti palermitani che lavoreranno per dieci mesi sugli ambiti degradati della città.
E ancora, tra le iniziative di rilancio è da segnalare la presentazione, nell’ottobre scorso, del progetto “Milleperiferie”, ideato e diretto da I World e promosso da ANCI Sicilia con il patrocinio della presidenza del Consiglio, dell’ANCI e del Comune. Partendo dalla periferia di Borgo Nuovo, s’intende costruire una rete tra soggetti pubblici e privati volta a strutturare, in un unico grande programma nazionale, gli interventi previsti in 445 comuni italiani attraverso il “Bando periferie” che prevede investimenti di oltre 2 miliardi in tutto il Paese. Tra gli obiettivi c’è anche la costituzione dell’Osservatorio delle periferie, volto a promuovere nuovi strumenti (tra cui la Strategia nazionale aree periferiche) da inserire nella programmazione comunitaria 2021-2027 per attuare gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite riguardanti città inclusive, sicure e sostenibili.
Sottrarre i giovani al degrado
Malacarne,
volume fotografico di Francesco Faraci, ritrae la struggente vitalità di ragazzi e bambini che vivono nelle periferie del Cep, dello Zen, di Brancaccio, dello Sperone o nei quartieri storici di Ballarò e della Vucciria dimostrando che i giovani hanno, più di altri, bisogno di luoghi per socializzare lontani dal degrado in cui vivono. Anche per questo, c’è da segnalare che, nonostante le difficoltà economiche, i funzionari del Comune e, in particolare, dell’Edilizia scolastica, hanno curato vari progetti di riqualificazione delle palestre e degli spazi collettivi di molte scuole della periferia, realizzandoli col sostegno del CONI o utilizzando linee di finanziamento nazionali ed europee.
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Last modified: 12 Febbraio 2020
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