Il programma 2020 della Fondazione Mies van der Rohe di Barcellona prevede numerose iniziative per la divulgazione dell’architettura, organizzate in collaborazione con diversi enti del capoluogo catalano
BARCELLONA. Il Padiglione Mies van der Rohe [nella foto di copertina di Pepo Segura] è stato attraversato da 86.000 visitatori nel 2018 e 95.000 nel 2019. La sfida per il 2020 è raggiungere quota 100.000. Come? Aprendo sempre di più le porte al grande pubblico, lavorando a un programma in equilibrio tra due tipi di fruitori molto diversi, come ci spiega Anna Ramos (nella foto a fianco), docente all’Escuela tecnica superior de Arquitectura di Barcellona, che dirige la Fondazione dal 2016: «Il pubblico di addetti ai lavori che considera il Padiglione un simbolo e un referente indiscusso dell’architettura moderna è già conquistato, ora dobbiamo guadagnarci il grande pubblico, i cittadini, i residenti nel quartiere, molti dei quali non sanno nemmeno che questo padiglione esista. Riteniamo fondamentale mostrare a un pubblico generalista come può essere la buona architettura e dunque spingerlo a esigere un’architettura di qualità in quanto cliente e fruitore». Ramos si mantiene dunque fedele alle motivazioni che l’hanno portata a conquistarsi la direzione della Fondazione, quando per la prima volta è stato istituito un concorso internazionale aperto per attirare le migliori candidature riguardanti «Architettura come ispirazione e asse strategico per il miglioramento delle città, la qualità di vita e l’arricchimento culturale dei cittadini». Alla proiezione internazionale a cui aveva lavorato intensamente la precedente direzione per mano di Giovanna Carnevali, si affianca un intenso lavoro di collaborazione con istituzioni ed enti locali (solo a Barcellona sono più di un centinaio quelli che si occupano di architettura) che punta a trascendere le barriere elitarie: «Rendere partecipi sia i cittadini che le istituzioni della proiezione internazionale e dell’influenza del Premio Mies van der Rohe, facendone diffusione anche al di fuori dei circuiti architettonici è un atto dovuto – insiste Ramos – già che la Fondazione riceve la maggior parte dei fondi dal Comune e dalla Comunità Europea».
Una spiccata funzione sociale (in totale accordo con il credo dell’amministrazione Colau), l’interazione con altre discipline artistiche, la prospettiva di genere e l’educazione dei ragazzi «perché imparino fin da piccoli a godere della buona architettura» sono i capisaldi del programma della Fondazione ad oggi. Nel 2019 sono stati 460 i gruppi scolastici che hanno visitato il Padiglione, ma il progetto è più ambizioso: la Fondazione si rivolge agli studenti di tutte le tappe educative e da quest’anno per la prima volta anche a quelli delle scuole elementari, con un programma specifico e workshop strutturati ad hoc. Per i più grandi, la Fondazione mette inoltre a disposizione l’archivio di plastici e disegni, con l’idea di mantenere vivo l’enorme patrimonio accumulato in trent’anni di Premio europeo.
Novità del 2020, la Fondazione aderisce all’iniziativa, già consolidata in diversi musei cittadini, di aprire le porte, gratuitamente, la prima domenica di ogni mese, in aggiunta alle giornate ad ingresso gratuito che coincidono con manifestazioni cittadine che hanno portato a quota 6.000 i visitatori nel 2019. Il programma presentato prevede una quarantina di attività, molte delle quali tese a stimolare la riflessione critica sullo spazio del Padiglione, inteso anche come luogo d’ispirazione e sperimentazione artistica: installazioni, musica, conferenze e dibattiti, cinema, esposizioni.
Quest’anno non sarà celebrato il Premio Mies van der Rohe (a cadenza biennale), ma a marzo verrà convocata la seconda edizione del “Premio Lilly Reich per l’uguaglianza in architettura”, mentre a giugno sarà annunciato il vincitore del Young Talent Architecture Award 2020, giunto alla sua terza edizione. Merito dell’attuale direzione, quello di dare visibilità alla memoria di Lilly Reich, compagna di Mies van der Rohe nella progettazione ed esecuzione del Padiglione del 1929, anche con l’istituzione nel 2018 di una borsa di studio, concepita per stimolare le pari opportunità in architettura e dedicata alla divulgazione delle architetture dimenticate o relegate in secondo piano a causa della discriminazione patita dall’autore.
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architettura per tutti , barcellona , educazione , Mies van der Rohe , premi
Last modified: 12 Febbraio 2020