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Luca BullaroWritten by: Progetti

Il Mova a Medellín: «imparare facendo e insegnare dimostrando»

Il Mova a Medellín: «imparare facendo e insegnare dimostrando»

Visita al Centro de Innovación del Maestro, nuovo tassello della trasformazione della città colombiana. Su progetto di Opus Estudio, uno spazio aperto e democratico per la formazione sperimentale dei docenti

 

MEDELLIN (COLOMBIA). Realizzato dall’Amministrazione comunale in collaborazione con il Museo della scienza del Parque Explora, il Mova (Centro de Innovación del Maestro) è uno scenario per la formazione globale degli insegnanti, finalizzato a sviluppare una nuova cultura della legalità e della solidarietà. Opera recente dei giovani progettisti colombiani di Opus Estudio, il nuovo spazio culturale è l’ultimo tassello del settore turistico e culturale della Zona Norte, cerniera urbana tra il Parque Norte, il museo della scienza e l’orto botanico. Secondo i progettisti, il nuovo complesso ha l’obiettivo di «sviluppare proposte personali e professionali volte a generare esperienze educative e differenti pratiche pedagogiche basate sul dialogo e sullo scambio d’idee».

Cinque anni fa, l’allora sindaco di Medellín Anibal Gaviria promette la costruzione di un luogo per scambiare esperienze e lavorare su proposte didattiche innovative, con l’idea guida che il docente è il motore fondamentale del sistema educativo regionale. Stesso impegno vi profonde il successore, Federico Guitierrez, convinto che l’educazione dei giovani è «lo strumento per combattere la criminalità e far nascere una cultura diffusa della legalità». Medellín negli ultimi anni è fisicamente cambiata ma, afferma il sindaco, «serve una grande trasformazione sociale nei quartieri, dentro le case, dentro le famiglie; per combattere la violenza e conquistare maggiore sicurezza», e per cercare inoltre di contrastare le diseguaglianze sociali. Ciò è possibile solo investendo in educazione, ed offrendo ai giovani nuovi strumenti perché diventino più consapevoli dei loro diritti, e fautori dunque di una società più giusta.

 

L’edificio

Pur avendo aperto le porte da pochi mesi, il Mova è già diventato una grande casa frequentata da 4.000 insegnanti in attività di formazione costante. É un’infrastruttura di 7.000 mq di superficie, costituita da aule di formazione e spazi sperimentali per l’attività fisica e manuale, la lettura, la ricerca e la produzione audiovisiva. La scommessa metodologica «imparare facendo e insegnare dimostrando» è l’intuizione che definisce le relazioni spaziali ed i modi di abitare il progetto. Criteri come la «simultaneità spaziale» attraverso un sistema di concatenazioni degli ambiti e delle trasparenze, ed il mix funzionale, permettono di generare relazioni complesse, dando visibilità alle varie esperienze che si sviluppano all’interno della struttura; un ambiente fertile per la produzione e la diffusione della cultura.

Questa strategia concettuale ed estetica genera uno degli spazi più interessanti della città. Là dove c’era uno terreno precedentemente utilizzato come parcheggio, una vera e propria piazza pubblica si sviluppa su vari livelli e fa dialogare spazi dalle caratteristiche e dagli usi diversi: alcuni sono aperti, altri coperti, alcuni dalle generose dimensioni, altri più intimi. La piazza coperta è uno scenario che cambia con il variare della luce naturale, nelle diverse ore del giorno e della sera. Un cuore centrale che ricorda concettualmente la vivacità del museo Gugghenheim di Frank Lloyd Wright, ma privo del candore e del minimalismo dello spazio newyorkese. Nel Mova, infatti, non è protagonista l’unicum concavo e bianco, ma le tonalità scure che mettono in risalto – come nella visione da un cannocchiale – il paesaggio circostante, con il suo vicino lago e le alte chiome degli alberi, a generare un intenso contrasto con l’animazione degli utenti immersi nelle attività educative. Inusuale nel panorama della città, l’edificio è sospeso su pilotis moderni, in cemento armato, ma sembra guardare all’architettura vernacolare di alcuni villaggi colombiani, impiantati su sistemi dinamici di palafitte lignee. Inoltre, incorpora elementi tradizionali dell’architettura popolare della città: patii, terrazzi, balconi, passerelle aeree tipiche delle favelas, reinterpretati per dar vita a un edificio aperto e democratico. I collegamenti tramite ponti e terrazze diluiscono i confini tra ambiti interni ed esterni; architettura e vegetazione paiono comporre un comune sistema spaziale. Dall’esterno si ha l’impressione di un manufatto monomaterico: la pelle è color terra, fatte di lastre di calcestruzzo alleggerito e trattato con pigmenti naturali. Stesso materiale per il sistema dei brise-soleil che attutiscono i raggi diretti del torrido sole tropicale.

 

La formazione dei formatori

Nel Mova ogni insegnante è riconosciuto per le sue valenze pedagogiche e creative. Questa fusione consente lo sviluppo di proposte personali: è un modo per generare nuove esperienze educative e pratiche pedagogiche, a partire dall’interscambio d’idee e dal lavoro comune. È uno scenario innovativo nel quale i docenti creano, sperimentano, realizzano prototipi, e saranno poi in grado di calare questa esperienza nell’attività quotidiana, stabilendo relazioni più dinamiche con gli studenti. Per i docenti si aprono così possibilità inedite grazie ai nuovi percorsi di formazione: corsi di aggiornamento, workshop, master e specializzazioni. Sono già state assegnate trecento borse di studio ai migliori docenti della città. Gli insegnanti sono finalmente riconosciuti quali pilastri fondamentali della nuova Colombia. Da essi dipende la rinascita culturale della città, e dell’ampio territorio in rapida trasformazione che la circonda, ancora sconvolto dagli anni duri della guerra civile. Il messaggio che trasmette il Mova va al di là dell’innovativo strumento di formazione: è un forte messaggio di pace.

* L’articolo è l’esito della ricerca “Arquitectura contemporánea en Medellin” condotta da Luca Bullaro presso la Facoltà di Architettura della Universidad Nacional de Colombia, sede Medellín (Gruppo di ricerca: Transepto)

Autore

  • Luca Bullaro

    Nato a Palermo, dove si laurea in Architettura presso la locale Università degli studi, conseguendo poi il dottorato di Ricerca in Progettazione architettonica, in cotutela con la UPC di Barcellona, oltre al master “Arquitectura: Critica y Proyecto” presso la ETSAB di Barcellona. È docente presso l'Universidad Nacional de Colombia a Medellín. Vince numerosi concorsi e premi in Italia e all’estero, fra i quali il concorso internazionale “Misterbianco Città Possibile”, il Premio europeo di architettura sacra della Fondazione Frate Sole, il concorso internazionale “Boa Vision” per la riconfigurazione di piazza Papireto a Palermo, il "Premio Quadranti - Vaccarini", la menzione d'onore "Spazi ed infrastrutture pubbliche" come finalista della Medaglia d'oro all'architettura italiana della Triennale di Milano, il concorso per la realizzazione della "Plaza Fundadores" della UPB di Medellín, Colombia. Ha esposto a Ferrara (“Premio Biagio Rossetti", Museo dell’Architettura, 2003), a Roma e Barcellona ("NIB-ICAR 2004, Esposizione itinerante dei progettisti italiani Under 36"), a Catania e Chicago ("Sicilia Olanda", 2007), a Palermo ("SiciliArchitettura", 2006; "Nuove generazioni di architetti in Sicilia", luglio 2009; "Sicilia Olanda II", gennaio 2010), alla Triennale di Milano (Medaglia d’oro all’architettura italiana", maggio 2009); nell’ambito della Design week di Istanbul (giugno 2009) e alla "VI Bienal Europea de Paisaje" di Barcellona (settembre 2010). Ha presentato i suoi progetti a Catania e Roma, Alicante e Barcellona, Manizales, Cali e Bucaramanga, Santiago del Cile e Valparaiso, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Città del Messico e L'Avana.

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Last modified: 5 Febbraio 2020