Il punto sulla riqualificazione del comparto di Porto vecchio in occasione della presentazione del progetto per il nuovo Museo del mare
TRIESTE. Dal 21 al 24 gennaio l’architetto sivigliano Guillermo Vazquez Consuegra è stato in città per definire l’affidamento per la progettazione definitiva ed esecutiva del nuovo Museo del mare all’interno del Magazzino 26 nel Porto vecchio. L’incarico è stato assegnato mediante la formula della gara di appalto per servizi di progettazione, con un bando lanciato a febbraio 2019 che richiedeva la presentazione delle proposte tecniche ed economiche per il successivo aprile. La commissione giudicatrice – composta da due dirigenti del Comune e dall’architetto Giovanni Fraziano, ordinario di Composizione all’Università di Trieste – ha valutato sedici delle diciassette proposte pervenute (escluso nella fase istruttoria il gruppo guidato da Archea associati per documentazione incompleta) tra cui comparivano – supportati da studi triestini o del Triveneto – nomi di spicco del panorama internazionale: David Chipperfield, OMA, Bofill Arquitectura, Cruz y Ortiz Arquitectos, Atelier(s) Alfonso Femia, Artelia Italia, Open Building Research, Isolarchitetti, Mario Cucinella.
Consuegra – che guida un raggruppamento di cui fanno parte Politecnica Ingegneria e Architettura, Consilium, Cooprogetti, Monica Endrizzi, Filippo Lambertucci, Mads & Associati, Sgm Consulting e Re.Te. Realizzazioni Tecniche – ha presentato le linee programmatiche del progetto, ancora in fase di definizione, indicando la volontà di aprire il museo a questa nuova parte di città e di colonizzare gli spazi aperti circostanti il Magazzino 26. Quest’ultimo conterrà un’esposizione che occuperà i circa 8.500 mq del lungo (250 metri) edificio ottocentesco restaurato da anni, con direzione lavori di Paolo Portoghesi, e in attesa di una reale funzionalizzazione. Con una spesa di 33 milioni (di cui 7 per l’allestimento) anche Trieste, come la sorella simmetrica Genova, avrà un museo del mare progettato dall’architetto spagnolo. Questa fase fa parte di un’accelerazione che la giunta comunale guidata dal sindaco Roberto Dipiazza ha voluto imprimere al recupero dell’area sui cui, da decenni, si sono concentrati interessi e attenzioni che non hanno mai visto una reale concretizzazione.
Il processo di riqualificazione dei circa 66 ettari del Porto vecchio parte nel 2014, grazie all’interessamento del senatore triestino Francesco Russo, quando buona parte dell’area (a eccezione della zona delle banchine) viene sdemanializzata mediante la Legge di stabilità. Questo passaggio fondamentale e un mutato atteggiamento dell’Autorità portuale favoriscono una prima riapertura di un brano di città sino ad allora inaccessibile. Ma gli interventi che si susseguono – il recupero della Centrale idrodinamica e della Sottostazione elettrica (Favero & Milan con Giovanni Damiani per gli edifici, CZ associati per gli spazi esterni) – appaiono rapsodici e senza una precisa visione. Il fantomatico Polo museale non ha cosa mostrare, se non gli edifici appunto, e il Magazzino 26, unico restaurato, viene utilizzato per le manifestazioni più varie.
Un ulteriore scossone arriva nell’aprile 2016, quando la Presidenza del Consiglio dei ministri (Renzi presidente), il MiBact, la Regione, il Comune e l’Autorità portuale firmano un protocollo d’intesa che si concretizza con il finanziamento di 50 milioni per il recupero dell’intera area. Cambiati poi il Governo e l’amministrazione comunale, sembra che tutto debba arenarsi nuovamente. In realtà, dopo meno di un anno la Giunta riceve ufficialmente i beni e le competenze sul Porto vecchio e da quel momento attiva una serie di operazioni per recuperare gli edifici dello scalo austroungarico. La nomina di Trieste a “Capitale della Scienza” per il 2020 diventa l’occasione per avviare la riconversione dei Magazzini 27 e 28 in Centro congressi, mediante un project financing da parte di una cordata d’imprenditori locali: l’obiettivo è ospitare l’intero evento di ESOF2020 e fornire quel polo congressuale che ciclicamente agitava il dibattito cittadino. A guardare i non entusiasmanti render del progetto, il nuovo Centro congressi aggiornerà – in termini di sedime e volumetria – gli attuali magazzini portuali, prediligendo la funzionalità a soluzioni architettoniche innovative.
Il pragmatismo che guida l’azione di riqualificazione è evidenziato dalla delibera approvata dal consiglio comunale a gennaio 2019, in cui viene adottata la zonizzazione in aree funzionali del Porto vecchio (denominate “Sistemi”: ludico-sportivo, museale-scientifico-congressuale, misto, dei moli) e fornita l’indicazione affinché si valuti la possibilità d’innestare una percentuale di funzione residenziale da considerare quale “quarto borgo” del centro storico della città. Ad aprile è stata costituita “in house” anche la società di gestione per l’intero comparto – con Comune, Autorità portuale e Regione soci fondatori – che dovrà proseguire l’azione di riqualificazione nel tempo.
Dopo vari progetti mai partiti (Solà Morales, Boeri, Cecchetto e Bradaschia, Foster), in una città afflitta da un costante calo demografico e da un invecchiamento rapido, in crisi occupazionale a causa della chiusura dei pochi stabilimenti produttivi, bisognerà capire se le pragmatiche (e non sempre chiare) strategie messe in atto potranno finalmente sfruttare quelle potenzialità che tutti hanno, da sempre, riconosciuto a Trieste.
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concorsi , restauro , rigenerazione urbana , trieste , waterfront
Last modified: 29 Gennaio 2020