In vista dei Grammy Awards, una rassegna di copertine di album di musica rock con opere testimonial
La cerimonia di assegnazione dei Grammy Awards – gli Oscar della musica, giunti alla 62° edizione, in programma allo Staples Center di Los Angeles il 26 gennaio -, sono una stuzzicante occasione per raccontare come le copertine degli album siano occasionalmente state una straordinaria vetrina dell’architettura moderna e contemporanea. Una presenza e un ruolo che la rivoluzione digitale sembra non intaccare. Da qualche anno sembra infatti tornato di moda il vinile come medium per la fruizione della musica, ad accompagnare l’ascolto “liquido” (da file: MP3 e FLAC i formati più diffusi) che è diventato, negli ultimi 15 anni, prevalente. Edifici, come illustrazione – più o meno pertinente – dei temi delle registrazioni, hanno spesso occupato le copertine. Questo percorso vuole essere una sintetica, e sicuramente non esaustiva, selezione di esempi che rivelano un rapporto stretto tra architettura e musica rock contemporanea.
Tra le architetture griffate a fare bella mostra di sé, quella sul disco Yankee Hotel Foxtrot, quarto album della band Wilco (2002): la copertina raffigura il complesso Marina City a Chicago, città di provenienza del gruppo musicale, di cui viene mostrata la sommità delle torri, dalla caratteristica forma planimetrica a pannocchia. Il complesso, realizzato tra 1959 e 1964, è stato progettato da Bertrand Goldberg, architetto e designer americano, di formazione europea con studi al Bauhaus e un breve periodo di lavoro presso Mies van der Rohe. Goldberg si specializzò in strutture ingegneristiche innovative per edifici complessi e stratificati. Marina City rappresenta la sua opera più famosa, alla foce del fiume Michigan, con uno spiccato mix funzionale che comprende – nelle due torri da 65 piani ciascuna e nella piattaforma che le sostiene – oltre a residenze e parcheggi anche uffici, un teatro, una linea ferroviaria, una piazza, un porto turistico, una pista da pattinaggio su ghiaccio e un bowling.
Unknown Mortal Orchestra è invece l’album di debutto dell’omonima band statunitense-neozelandese (2011) e presenta in copertina il Monumento alla Rivolta del popolo di Kordun e Banija di Petrova Gora (Croazia), il cui autore è lo scultore croato Vojin Bakić. Il monumento, una vera e propria architettura visionaria ed avveniristica in calcestruzzo e lastre di acciaio inossidabile, è stato concepito per ospitare un museo a ricordo della lotta di liberazione delle popolazioni locali a seguito della seconda guerra mondiale. La costruzione iniziò nei primi anni ’70 e si protrasse fino al 1981. Nel suo intorno fu realizzato un parco con funzioni ricreative. A partire dagli anni ’90, con la guerra dei Balcani, molti monumenti volti a celebrare l’antifascismo furono vandalizzati; questo (che presentato anche nella recente mostra del MoMA di New York che esplora l’architettura dell’ex Jugoslavia, “Toward a Concrete Utopia: Architecture in Jugoslavia, 1948-1980”) non ebbe un destino diverso, tanto da essere spogliato della maggior parte delle lastre di rivestimento, ed ora versa in uno stato di grave abbandono.
Un altro esempio di architettura d’autore presa a prestito dagli artisti della musica contemporanea è quello che ritroviamo sulla copertina di She hangs brightly dei Mazzy Star; si tratta del celebre vano scala centrale di Casa Tassel a Bruxelles di Victor Horta. La copertina presenta una foto in bianco e nero che evidenzia la delicata decorazione di corrimano, pavimento, gradini e finestrature dell’androne dell’abitazione del professore e scienziato belga Emile Tassel. Edificato tra il 1892 e 1893, su un tipico lotto gotico stretto e lungo, viene considerato il primo esempio compiuto di architettura Art nouveau, per l’innovativa planimetria con vestibolo posto al centro della pianta, il peculiare utilizzo di strutture, materiali, luce naturale e decorazione, tanto da meritarsi, nel 2000, con altre tre opere di Horta, l’inserimento nella lista di siti Unesco.
Tra i sodalizi architettonico-musicali italiani, s’impongono gli Zen Circus con Andate tutti affanculo (2009) che mostra sullo sfondo di una foto della band il Palazzo della civiltà italiana a Roma. La sua storia conosciutissima e controversa si dipana nell’arco temporale di un decennio, dal 1936 al 1945, con il progetto di Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano. Di particolare efficacia il contrasto tra le espressioni trasgressive e blasé dei componenti della band e la solennità monumentale dell’edificio pensato per l’Esposizione Universale di Roma (EUR) del 1942, concepita dal fascismo e poi non tenutasi per via della guerra.
Un filone altrettanto vasto, che meriterebbe un approfondimento a sé, è quello delle architetture “anonime” in cui si ribaltano i ruoli, con l’album che contribuisce a portare alla ribalta edifici altrimenti ignoti; tra questi si distinguono alcuni capolavori della musica mondiale. Un altro filone non secondario è caratterizzato da rendering di edifici. Vi sono infine le copertine di ambientazione urbana: a partire da Abbey Road dei Beatles, per passare al David Bowie di Ziggy Stardust, ai Clash di The Clash, fino agli Oasis di (What’s the story) morning glory?, i paesaggi urbani sono stati utilizzati massicciamente per fare da sfondo (ma non solo) alle rock band, contribuendo a sviluppare e a diffondere un immaginario collettivo.
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Last modified: 12 Gennaio 2020