La Fondazione Ordine Architetti dedica la quinta edizione del festival “Big November” all’architetto genovese nel centenario della nascita: un primo bilancio
GENOVA. “Big November”, il festival dell’architettura promosso da Fondazione Ordine degli Architetti di Genova, quest’anno ha raggiunto la quinta edizione (28 ottobre – 3 dicembre) dedicando l’intero programma al tema “Spazio e Società”, con l’intento di celebrare il centenario del genovese Giancarlo De Carlo (1919-2005). Spazio e Società rimanda alla rivista fondata e diretta da De Carlo nel 1978. «Attraverso legami nel mondo anarchico – scrive Franco Bunčuga in una pubblicazione di prossima uscita – De Carlo perviene anche alla direzione della rivista “Spazio e società”. La rivista, in origine “Espace et Societé”, viene fondata in Francia nel 1970 da Henri Lefebvre (marxista libertario, sociologo, filosofo, geografo, urbanista e partigiano, come era stato De Carlo)».
Il tentativo meritorio dei curatori, Benedetto Besio (presidente della Fondazione) e Clelia Tuscano (architetta allieva di De Carlo) è quello di celebrare De Carlo con un’attenzione a quei progettisti che in qualche modo hanno avuto rapporti con lui o possono essere considerati eredi di un’attitudine a progettare per la società. In questo senso vanno lette le conferenze di Stefano Boeri, del collettivo Orizzontale che progetta spazi pubblici nei quartieri periferici delle città, di Mario Cucinella, la cui tesi di laurea ebbe De Carlo come relatore, e dei TAMassociati, che lavorano per Emergency in contesti di guerra (la conferenza di Raul Pantaleo, il 3 dicembre, chiude l’edizione 2019). Espressioni di una mutazione dell’architettura e della professione di architetto.
Dunque una ricca offerta di conferenze, presentazioni di libri e mostre che dimostrano la vivacità della Fondazione. Nonostante questo grande sforzo in termini di capitale umano e risorse, Genova non rientra nei temi dei dibattiti, ma ne costituisce solo lo sfondo scenografico. Una mancata opportunità per dare voce alla numerosa comunità di architetti che avrebbero bisogno di vedersi e dialogare anziché riversare sui social media le loro critiche alle scelte di sviluppo urbanistico della città: dal Piano Urbano Mobilità Sostenibile al progetto del nuovo viadotto sul Polcevera griffato RPBW, dal progetto del sottostante parco di Boeri al problema che tutti ignorano: il cambiamento climatico che determina il nostro rapporto con un territorio fragile come quello ligure. Genova esiste ma è marginale, appare sporadicamente, dove, oltre al dibattito, si sente l’assenza della politica che avrebbe invece molto da chiarire rispetto alle recenti scelte inerenti il patrimonio architettonico del moderno (la Casa del soldato di Luigi Carlo Daneri e l’ex Mercato del pesce) fino alle dismissioni industriali in funzione di vere e proprie speculazioni, espressione di una mancanza di visione nonostante un assessore all’urbanistica, Simonetta Cenci, afferente al campo della progettazione architettonica. Nonostante tali assenze, il rapporto con la città è ristabilito attraverso le Walking Lectures, passeggiate alla scoperta dei luoghi e delle architetture, a cura di Gianluca Porcile, Jacopo Baccani e Alessandro Ravera, nate con l’obiettivo di avvicinare il pubblico dei non addetti all’architettura.
Partire dal pensiero di un intellettuale come De Carlo significa trasferire il suo portato teorico-progettuale nel contesto attuale italiano e genovese. Un tentativo in questo senso avviene con le due mostre a lui dedicate. La prima (a cura di chi scrive con Andrea Vergano) riflette su De Carlo e la Liguria. Luoghi progetti e tracce in cui si affrontano le questioni della pianificazione (Sarzana e Ameglia), insieme a quelle del recupero dei centri storici (Quartiere di Prè, Colletta di Castelbianco). La seconda mostra, dal titolo “Giancarlo De Carlo e l’ILA&UD: una frontiera mobile. Il laboratorio internazionale di architettura e urbanistica dal 1976 ad oggi“, affronta il ruolo della scuola, fondata da De Carlo con la partecipazione delle scuole di architettura internazionali, nel recupero dei centri storici e delle periferie delle città. La grande lezione di De Carlo vale ancora oggi sia sul fronte del recupero dei centri storici e dei piccoli borghi, come nel caso di Colletta di Castelbianco (Savona) e dell’isola lagunare di Mazzorbo (Venezia), ma anche per quanto riguarda la progettazione degli spazi portuali dismessi che per decenni hanno animato la discussione politica e accademica a Genova.
Tuttavia, nonostante qualche accorgimento necessario a rendere Genova più presente nel palinsesto dei prossimi festival, vi è la consapevolezza, nel vedere l’età giovane dei partecipanti, della forza di un evento nato in sordina cinque anni fa e oggi in crescita. Non dobbiamo dimenticare che “Big November-Spazio e Società”, nonostante il comitato del centenario attivato dall’Accademia di San Luca, è l’unico evento italiano che ha promosso e valorizzato in termini quantitativi e qualitativi la figura di De Carlo.
Immagine di copertina: Giancarlo De Carlo, Villaggio Matteotti a Terni (1969-1974; foto di Emanuele Piccardo donata dall’autore all’Università Iuav di Venezia per implementare il Fondo De Carlo)
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Last modified: 25 Novembre 2019