Alla scoperta di sette riconversioni di strutture ex penitenziarie in spazi dell’ospitalità, spesso a 5 stelle. Boom in Germania
Eterotopia: che mai sarà? È questo il titolo di un testo del filosofo francese Michel Foucault sul tema di quegli spazi che hanno una caratteristica particolare: essi sono connessi con tutti gli altri spazi urbani, ma in una condizione tale da sospendere, neutralizzare o destabilizzare l’insieme dei rapporti che li legano. Questi “luoghi altri” costituiscono territori ibridi, sospesi tra reale e immaginario in una rappresentazione ideale o estrema della vita quotidiana. Ad essi appartengono giardini, cinema, musei, biblioteche. Anche le carceri fanno parte delle eterotopie. Tanto concreta è la loro collocazione all’interno del contesto antropizzato, tanto inquietante risulta la loro presenza. Eppure, nella costante ricerca di soluzioni sempre più accattivanti per turisti sempre più esigenti, questi luoghi, così lontani dal senso di libertà e di evasione che un viaggio suggerisce, sono diventati negli ultimi anni un’originale cornice per pernottare e soggiornare.
Ci sono case di detenzione trasformate in alberghi in varie parti del mondo a partire dagli Stati Uniti, dove da anni si discute sull’opportunità di far diventare un hotel il vecchio penitenziario di Alcatraz. Ma la moda di passare una notte o due dietro le sbarre appare particolarmente diffusa in Germania, Olanda, Svizzera o Svezia. Perfettamente restaurati e dotati di ogni comodità contemporanea, questi insoliti hotel vantano un pubblico di ogni fascia di età, da gruppi di giovani a coppie di mezza età. Si tratta di turisti che concepiscono il viaggio come un arricchimento personale, un’esperienza in grado di garantire un’interazione autentica con la realtà locale e la sua storia passata e presente.
Un’analisi dell’attuale edilizia carceraria in Nord Europa dimostra come l’evoluzione raggiunta in questo settore permetta di considerare oramai superate problematiche purtroppo ancora attuali nel nostro Paese, come il sovraffollamento o la relazione tra spazio e libertà all’interno del carcere. Ne consegue che gli antichi istituti di pena, oggi dismessi, siano dunque considerati semplici vestigia del passato e la loro trasformazione in alberghi e luoghi di residenza temporanea venga legittimata alla stregua del recupero dei tanti castelli e monasteri oggi a questo destinati. Inoltre, trattandosi per lo più di edifici d’interesse architettonico, il progetto degli alberghi nelle ex carceri permette il salvataggio del patrimonio artistico e culturale di località minori ed incoraggia l’incremento del turismo senza minacce per il paesaggio, in quanto gli interventi si concentrano su strutture rinnovate e non costruite ex novo. Così l’albergo-carcere diventa spesso il monumento più rinomato del paese, un simbolo inusuale e curioso di cui i suoi stessi cittadini vanno fieri.
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Hotel Liberty, Offenburg (Germania)
Ricerca di emozione, empatia, senso della trasgressione, fascino del passato, semplice gusto per il kitsch: che cosa spinge un turista a soggiornare per libera scelta in un luogo dove altri sono stati imprigionati e hanno sofferto? «I visitatori, durante i loro soggiorni, non cercano solamente il confort o il design all’avanguardia. Essi desiderano anche vivere nuove esperienze attraverso l’ambiente circostante. Più un’esperienza è estrema e coinvolgente e migliore sarà il giudizio degli ospiti una volta terminata la vacanza», afferma l’impresario tedesco Dietmar Funk. È lui il proprietario dell’hotel Liberty a Offenburg, nel cuore della Foresta Nera. L’austero edificio del 1840, un ex penitenziario dalle facciate di mattoni a vista, è oggi un lussuoso hotel dal nome augurale, che coniuga le citazioni del passato con i requisiti dell’odierno benessere. Imponenti murature d’epoca e robusti portali di ferro rendono omaggio alla storia dell’edificio, ma per alleggerirne la struttura e attenuarne il rigore, i progettisti dello studio Trend Concept, autori dell’odierno restauro, hanno inserito tra i due corpi di fabbrica preesistenti un cubo di vetro trasparente. Esso ospita la lobby, il ristorante e, al mezzanino, un elegante lounge bar. Attraverso i fronti vetrati la vista corre agli edifici storici che hanno mantenuto il loro impenetrabile aspetto con le piccole finestre sbarrate da inferriate. Alcune camere conservano le dimensioni originali delle celle e le usuali porte metalliche. Altre stanze, più ampie, sono frutto della fusione di due o più celle. Nell’arredo, curato dallo studio Knoblauch, luci e accessori di design contemporaneo sono sapientemente mescolati a pezzi di modernariato per dare agli ambienti comuni un senso d’intimità.
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Hotel Alcatraz am japanischen Garten, Kaiserslautern (Germania)
Costruito nel 1867 e funzionante come luogo di pena fino al 2002, l’antico carcere di Kaiserslautern, nel sud-ovest della Germania, è oggi un hotel di design dal nome evocativo: Alcatraz. La struttura, circondata da un alto muraglione di mattoni rossi, s’innalza su tre livelli. Il restauro ha rispettato le sembianze rigorose delle sue origini e ne ha esasperato gli aspetti al limite del kitsch. “Your experience is our pleasure” è il motto della casa, e questo giustifica ogni eccesso. All’ingresso dell’edificio è collocata la hall, con il bancone della reception ironicamente circondato da sbarre. I bar e il ristorante, ugualmente segnalati da sbarre, presentano arredi moderni, mescolati a elementi riciclati della vecchia prigione. Alcune delle 56 camere odierne mantengono lo stile rigoroso delle celle di una volta e sono dotate di porte di ferro, letti di metallo originali e inferriate alle finestre. Attrezzate in modo essenziale, dispongono dei servizi in camera, ma lungo i corridoi di comunicazione gruppi di docce collettive si aprono ad ogni piano. Su richiesta i clienti possono noleggiare un pigiama a righe per dormire o farsi servire la colazione in camera attraverso lo sportello passavivande del carcere.
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Knast-Hotel “Fronfeste”, Amberg; “Zum Amtsrichter”, Hillesheim; “Rast in Knast” Hotel, Petershagen; “Fronveste” Hotel, Meiningen (Germania)
Tutte le strutture carcerarie qui elencate risalgono prevalentemente al XIX secolo e sono caratterizzate da un restauro conservativo che sottolinea, con spirito spesso dissacrante, la passata destinazione. Lunghi corridoi di monotona regolarità, inquietanti porte di ferro, inferriate alle finestre, il tutto abbinato ad arredi essenziali e servizi basilari, fanno parte della comune mise en scene, a volte accompagnati da offerte di colazione a base di pane e acqua e corredi di pigiami da carcerati.
Si distingue fra i molti l’ex penitenziario di Amberg in Baviera, una massiccia fortezza che, incastonata nelle antiche mura della città, risale a trecento anni fa e di quel tempo mantiene intatta la suggestione. Considerato edificio di particolare interesse storico/artistico, esso offre sotto le antiche volte una ventina di stanze, ognuna a tema carcerario, nelle declinazioni della stanza del guardiano, del medico, del direttore, con dimensioni che variano da 10 a 30 mq. In esse le emozioni della vita dei detenuti ritornano in una serie di dettagli decisamente claustrofobici: impenetrabili porte di legno massiccio sigillano spazi minimi dove l’arredamento è essenziale, mentre la luce naturale entra a fatica dalle minuscole finestre a sbarre che bucano le spesse mura di pietra. Scorrendo il libro degli ospiti dell’hotel i commenti dei clienti sono per lo più entusiastici, ma c’è anche chi dice che dopo una notte o due passata in questi ambienti si ritorna volentieri alle comodità della propria casa…
fronfeste-hotel.de
amtsrichter.de
altes-amtsgericht-petershagen.de
fronveste-meiningen.de
Het Arresthuis, Roermond (Olanda)
La prigione chiamata Arresthuis si trova a Roermond, cittadina situata nel sud-ovest del paese e risale al 1863. Dopo aver cessato la sua funzione di carcere nel 2007, essa è stata trasformata in elegante hotel a cinque stelle. Le 105 celle originali sono diventate 40 spaziose camere arredate con pezzi di design contemporaneo, oltre a 4 suite denominate Il Carcerato, L’Avvocato, Il Direttore e Il Giudice. Soltanto la suggestiva struttura della lounge, ricavata nel corridoio centrale dell’ex penitenziario, rappresenta un voluto riferimento alla destinazione originaria dell’edificio, con le scale di ferro che conducono ai ballatoi su cui le camere si aprono. Ma anche la facciata del palazzo, di armoniosa simmetria, risulta sia nell’architettura che nelle intenzioni lontana dal tradizionale rigore stilistico di una casa di detenzione. Segno che in Olanda la riflessione sullo scopo e sul significato dell’edilizia carceraria occupava un posto di rilievo già nel 1800.
[…] e l’ex carcere, ormai in disuso da anni, si prepara a diventare un albergo diffuso. Quello del “turismo in galera” è un trend già diffuso in altre realtà nel mondo che ricalca il concetto di eterotropia e la sua […]
[…] carcere, ormai in disuso da anni, si prepara a diventare un albergo diffuso. Quello del “turismo in galera” è un trend già diffuso in altre realtà nel mondo che ricalca il concetto di eterotropia e […]