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Landesgalerie a Krems: tutto corpo, solo corpo

Landesgalerie a Krems: tutto corpo, solo corpo

Visita al museo d’arte del Land della Bassa Austria, su progetto di Marte.Marte

KREMS (AUSTRIA). Krems si raggiunge da Vienna risalendo il corso sinuoso del Danubio. È un viaggio di meno di un’ora, ma tanto basta ad abbandonare la tumultuosa area metropolitana della capitale austriaca per approdare fra le morbide alture della Wachau, coperte da filari di vite e punteggiate da chiese, borghi e castelli. Dopo le dure battaglie ambientaliste degli anni ’80, tutta la regione danubiana compresa fra Melk e Krems è entrata, nel 2000, a far parte del Patrimonio UNESCO. In questi ultimi decenni, a cominciare dalla realizzazione del nuovo centro amministrativo di St. Polten, il Land della Bassa Austria intende affrancarsi dalla vicinanza di Vienna cercando di costruire una propria identità sociale e culturale. In questa precisa strategia politica rientra la realizzazione del Kunstmeile di Krems, un asse urbano che accoglie numerose istituzioni culturali, sia pubbliche sia private, di cui la nuova Landesgalerie di Marte.Marte costituisce la conclusione verso il fiume.La Landesgalerie è un edificio isolato; un volume cubico segnato da una forte torsione che ne deforma le pareti trasformandolo in una scultura elegante e vibratile. La geometria è generata dalla rotazione di un quadrato di 33 metri di lato, che ruota attorno ad un vertice; la sua dimensione si riduce leggermente, verso l’alto, per dare maggiore snellezza al volume. L’edificio tocca terra solo in quattro punti, negli angoli, grazie a quattro ampie arcate che ne sorreggono il peso. Qualcuno sostiene che il delicato chiaroscuro del suo rivestimento metallico richiami la forma contorta di un pesce che si dibatte nella rete. Non è solo la vicinanza della sponda del fiume a suscitare l’analogia: le pareti incurvate dell’edificio sono, infatti, rivestite da centinaia di tegole romboidali in zinco-titanio che, da lontano, sembrano talvolta squame scintillanti. Altri ne hanno avvicinato la forma alla scultura di una ballerina danzante. Bernhard Marte ha preferito, più prosaicamente, sottolineare la somiglianza di questa complessa copertura metallica con quelle dei vicini edifici storici, anch’essi ammantati di tegole, suggerendo l’immagine di un grande tetto che richiude lo spazio silenzioso e quasi privo di aperture del museo. La torsione delle pareti lascia scivolare la luce lungo ampie superfici curvilinee, producendo risultati di grande effetto, soprattutto se osservate da una certa distanza. Questa è la forza, ma anche il limite del nuovo museo: quando ci si avvicina, infatti, le tegole metalliche appaiono grandi e pesanti, frammentando le belle pareti in torsione. Anche nell’attacco a terra, la soluzione adottata non appare del tutto convincente poiché, per effetto della complessa geometria del volume, le vetrate terminano in alto in una banale grondaia. La passeggiata intorno al volume assicura, comunque, suggestivi squarci aperti fra le grandi pareti incurvate, le sponde del fiume e gli edifici della città vecchia.La Landesgalerie accoglie nei suoi spazi espositivi le collezioni artistiche regionali – soprattutto dipinti dal XVII al XX secolo – ma non senza alcune difficoltàLa rotazione della pianta quadrata impone, infatti, la presenza centrale dei nuclei di servizio ed espelle lo spazio museale verso i margini, con l’ulteriore limitazione di non poter utilizzare le pareti perimetrali a causa della loro curvatura variabile. Il museo conta quattro piani fuori terra oltre ad un livello sotterraneo che, scavalcando la strada limitrofa, raggiunge la vicina Kunsthalle. All’ultimo piano, gli architetti hanno aperto una spettacolare terrazza, affacciata sulla vista sul Danubio e sul monastero benedettino di Göttweig che troneggia, solitario, dalle alture di fronte. Uscendo verso la sponda del fiume e riguardando il bel volume incurvato, si rafforza la sensazione di un edificio che, per diventare il nuovo simbolo della città, è disposto a sacrificare tutto alla forma scultorea, al corpo elegante. Basterà questo per diventarne anche il monumento?

 

 

Chi sono i progettisti

Marte.Marte Architekten è uno studio fondato nel 1993 dai fratelli Stefan e Bernhard Marte con sede a Feldkirch, nella regione austriaca del Vorarlberg, quasi al confine svizzero. La loro attività si concentra in Austria: fra le principali realizzazioni figurano il Museo archeologico a Rankweil-Brederis (2009), il Museo diocesano evangelico di Fresach (2011), il recupero dello Schloss Hofen a Lochau (2016). Marte.Marte ha conseguito nel 2004 il “Premio statale per l’architettura”; nel 2008 l’editore Springer ha pubblicato una monografia dei loro progetti dal titolo Marte.Marte Architects. Il loro linguaggio è strettamente legato al minimalismo svizzero: la loro architettura è caratterizzata da segni chiari e volumi precisi, dove l’astrazione geometrica ricopre un ruolo predominante.

 

La carta d’identità del progetto

committente: Land Niederösterreich (Austria)
localizzazione: Museumplatz, Krems an der Donau (Austria)
cronologia: 2014-2019 (concorso 2014 – progetto 2015 – cantiere 2016 – inaugurazione marzo 2019)
progetto architettonico: Marte.Marte Architekten, Feldkirch
coordinamento progetto: Arch. B. Marte
responsabile sviluppo progetto: Arch. A. Grups
progetto strutturale: M+G Ingenieure
superficie lotto: 4.150 mq
superficie coperta: 1.700 mq 
superficie netta: 5.550 mq 
superficie lorda: 6.850 mq
volume: 35.000 mc 
superficie esterni: 9.200 mq
costo: 32,8 milioni

materiali e aziende
facciata: tegole romboidali in zinco-titanio (vmZinc)
isolamento: lana di roccia minerale (Isover)
pareti esterne: calcestruzzo armato
pareti sotterranee: calcestruzzo armato impermeabile (Zementol)
pareti interne: calcestruzzo armato, cartongesso
massetto: predisposto per riscaldamento a pavimento (fino a 10 kN)
finestre e porte: facciata in montanti e traverse con protezione termico-solare a tre strati, curvatura sferica, protezione di sicurezza (Rc3, Rc4)
porte di acciaio (Rc0, Rc3, Rc4) con controtelaio
pavimento: massetto lisciato, parquet a mosaico in quercia (Bawart)
pavimentazione esterna: asfalto, macadam
copertura: tetto caldo

impresa edile: Dywidag GmbH
facciata in vetro: SFL tehnologies GmbH
facciata in metallo: Heinrich Renner GmbH
costruzioni a secco: Baierl & Demmelhuber – Innenausbau GmbH
massetto: Spoma Parkett und Ausbau GmbH
impianti elettrici: Klenk und Meder
impianti tecnici: Bacon Gebäudetechnik
impianti sanitari: Ledermüller Installationen
sistemazioni esterne: Porr Bau GmbH

Autore

  • Gianluca e Laura Frediani

    Gianluca Frediani è architetto e docente universitario. Ha insegnato presso l'Università di Ferrara e la TU Graz. È autore di articoli, saggi e monografie su diversi temi della progettazione architettonica e urbana. Laura Frediani si è laureata in Architettura presso la TU Vienna. Nel 2017 ha vinto il Pfann-Ohmann-Preis con un progetto di trasformazione urbana per il centro storico della capitale austriaca. I loro interessi si focalizzano sulle intersezioni fra architettura, arte e città.

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Last modified: 23 Luglio 2019