La nostra testata è media partner della prima Summer School italiana dedicata a strategie di valorizzazione del patrimonio culturale delle comunità religiose
L’Università di Bologna a Lucca, per aprire con IMT e Centro Studi Ghirardacci la prima Summer School italiana dedicata a strategie di valorizzazione del patrimonio culturale nella proprietà delle comunità religiose. Obiettivo: sviluppare progetti e processi di valorizzazione integrata per l’ex monastero delle monache agostiniane di Vicopelago, ora proprietà della Comunità agostiniana del Corpus Domini di Cento (Ferrara), che non solo ha concesso l’immobile per l’occasione, ma ha altrettanto sostenuto l’iniziativa ed avviato una prima campagna di lavori di recupero urgente del complesso monumentale, disabitato dal 1999 e sorto come dimora rinascimentale periurbana, poi luogo di assidua frequentazione di Giacomo Puccini (da qui l’ispirazione per “Suor Angelica”), sulle prime pendici del «monte per che i Pisan veder Lucca non ponno», secondo le parole di Dante.
Due scale e due scopi per questa Summer School. Il primo, locale, adotta l’ex monastero di Sant’Agostino come tema di studio nell’intento di farlo rientrare nei circuiti della vita culturale e sociale della città; il secondo, tematico e globale, considera l’ex monastero quasi una “nobile scusa” per portare l’attenzione sulla fragilità sistemica degli immobili delle comunità religiose in Italia. Lo spiega Luigi Bartolomei, coordinatore scientifico di questa Summer School: «Se per le chiese delle diocesi italiane il censimento degli edifici di culto avviato dalla Conferenza Episcopale Italiana è la più vasta e sistematica campagna dei beni culturali in Italia da mezzo secolo, viceversa, per gli immobili delle comunità religiose, non si possiede una base documentale unitaria e ciò amplifica il rischio di dispersione quando le comunità si assottigliano e percorsi di valorizzazione e riuso stentano a partire. L’assenza di cataloghi, prima di beni e poi di buone pratiche, è una fragilità sistemica che espone il patrimonio a rischi di speculazione o dissoluzione. Non si tratta evidentemente d’intromettersi nell’autonomia degli istituti religiosi, ma piuttosto di garantire strumenti e tutela istituzionale alla loro difesa». Si scopre così che quanto la vulgata attribuisce alla Chiesa, è posseduto da un mosaico di istituti, congregazioni e monasteri distinti, connotati da storica autonomia economica e amministrativa rispetto alla Chiesa gerarchica rappresentata dal papa e dai vescovi.
Il tema della Summer School si sposta così dalle chiese alle case e ai beni immobili delle comunità religiose, con particolare riferimento a quelli delle comunità femminili. La ragione è di natura statistica: gli istituti femminili di vita consacrata risultano più numerosi di quelli maschili, e pertanto più diffusi. Se si considera poi il ruolo subalterno delle consacrate nella gerarchia cattolica, il relativo patrimonio acquisisce un particolare carattere di genere e di fragilità specifica, di fronte ad una volumetria ampia e diffusa con straordinaria omogeneità lungo lo stivale. Non a caso i partecipanti alla Summer School si affacceranno sull’ex monastero delle Agostiniane risiedendo nell’ex monastero delle Benedettine, ora studentato e centro culturale con il nome di Convictus (convictus.it).
La Summer School intreccia quattro temi distinti. Nel quadro paesaggistico i beni delle comunità religiose costituiscono in molti casi le unità costitutive identitarie. Reclamerebbero pertanto di essere trattati come “beni comuni”, con la strutturazione di piani di riuso sociale e valorizzazione integrata nella mobilitazione dei diversi attori territoriali. Tuttavia (secondo punto all’ordine del giorno) i beni delle comunità religiose sono di fatto beni privati sottoposti sia alla legge dello Stato che a quella canonica, duplicando gli aspetti di delicatezza, come mostreranno docenti di diritto provenienti da Roma e da Torino. Rispetto poi ai quadri economico-finanziari sui quali si reggono le operazioni di valorizzazione e riuso, la Summer School prevede la collaborazione di economisti per la costruzione di piani in equilibrio tra azioni assistenziali (in perdita) e attività remunerative a garanzia della sostenibilità di progetti di lungo periodo. Fil rouge è il tema tutto architettonico (ed estremamente attuale) del rilievo prima e del progetto poi, ossia di recuperare nel costruito le tracce dei valori immateriali stratificati nei luoghi e restituirli in interventi di restauro compatibili con il virare e il differenziarsi degli usi.
Per la qualificata partecipazione istituzionale – Pontificio Consiglio della Cultura, Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo (IRISS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana, solo per citare alcuni partner – l’appuntamento lucchese, più che un punto d’arrivo, pare un autorevole punto di partenza per avviare nuovi percorsi che potrebbero fare dei beni culturali delle comunità religiose nuovi volani allo sviluppo locale.
NUOVI SCENARI PER PATRIMONI MONASTICI DISMESSI
Costo: 500 € comprensivo di alloggio fino ad esaurimento posti (30)
Cfp: 37 per iscritti agli Ordini degli Architetti PPC
Cfu: 6 per laureandi e dottori di ricerca
Info e programma: ghirardacci.org
Iscrizioni: unibo.it
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restauro , riuso , toscana
Last modified: 4 Luglio 2019