Da casa Malaparte a Corviale, i materiali delle Collezioni MAXXI Architettura in una mostra curata da Pippo Ciorra e Margherita Guccione
ROMA. Nella nuova mostra allestita con i materiali delle collezioni MAXXI Architettura, il tema dell’abitare è illustrato attraverso un patrimonio di esperienze importante sia perché gli autori scelti sono protagonisti significativi della cultura architettonica italiana moderna e contemporanea, sia perché le opere esposte raccontano lo spazio abitativo nelle sue diverse dimensioni: dalla casa unifamiliare ai grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica, passando attraverso la scala intermedia della palazzina romana.
La prima parte della mostra propone l’interessante filo conduttore del “confronto a coppie” tra opere, sostenuto da un allestimento organizzato in una sequenza di “stanze” che assumono forme diverse nell’intento di rafforzare l’identità di ogni categoria. Si rende così evidente il tema che accomuna le case accoppiate, agevolandone la lettura congiunta. Gli abbinamenti più frequenti e stimolanti associano opere del Novecento e progetti più recenti, sulla base di analogie formali, tipologiche o tematiche. Una “bellezza di impatto che non cerca la mimesi” accomuna la Casa Malaparte di Adalberto Libera (1938-40) e il nuovo bivacco fratelli Fanton di studio Demogo (2016 – in cantiere), ma allo stesso tempo le due opere registrano un radicale cambiamento culturale nel modo con cui i due volumi si relazionano al luogo, come sottolineano gli stessi curatori: il primo “innestato” saldamente sulla roccia, il secondo “appoggiato con leggerezza” in equilibrio instabile che meglio descrive la condizione contemporanea. La passione per il progetto alla piccola scala e la cura nella scelta dei materiali tengono insieme la Casa Veritti di Carlo Scarpa (1955-61) e la casa a Modica di Giuseppina Grasso Cannizzo (2016-18), pur nella diversità delle forme espressive. Particolarmente convincente tra i tanti abbinamenti proposti sul tema dell’abitare privato quello tra l’Ambasciata d’Italia a Brasilia di Pier Luigi Nervi (1969-1969-79) e la Pitch House di Rica Studio (2012) per la chiara assonanza tipologica; così come il confronto tra la Villa presidenziale del Gombo di Monaco e Luccichenti (1955-60) e la Casa Guna di Pezo Von Ellrichshausen (2010-14), che declinano il tema della casa a patio sospesa risolvendo in modo peculiare il rapporto con paesaggi diversi: nel contesto pianeggiante di San Rossore (Pisa) con un corpo leggero sollevato su quattro pilastri in acciaio a forma di albero e collegato al terreno attraverso sottili rampe esterne, nel lotto scosceso di Llacolen (Cile) con un blocco pesante ancorato al suolo attraverso le ripide gradonate che articolano il patio.
Su un piano diverso, anch’esso interessante e forse più complesso, si muovono i confronti tra architetture coeve. Il Bosco verticale di Studio Boeri (2009-14) e la Casa Moriyama di Sanaa (2002-05) interpretano secondo due opposte strategie il rapporto sempre più ambiguo tra dimensione individuale e collettiva dell’abitare: nel primo caso con la sovrapposizione di più ville con giardino, che realizza in chiave ecologista il desiderio di vivere isolati in città già prefigurato da Le Corbusier; nel secondo, con la frammentazione di una villa con giardino in più volumi realizzando unità abitative potenzialmente autonome.
Con salti di scala progressivi, si passa dalla casa unifamiliare isolata alle aggregazioni di unità abitative che costruiscono lo spazio della città moderna, sempre alternando disegni originali alla documentazione fotografica anche recente. L’esperienza peculiare della palazzina romana è illustrata attraverso i sommi esempi della Casa del girasole di Luigi Moretti (1948) e la Palazzina Federici di Monaco e Luccichenti (1950-52); i piani INA-Casa attraverso i progetti di Del Debbio, De Renzi, Paniconi e Pediconi, Ridolfi.
Il punto sul Corviale
La mostra si conclude significativamente con il progetto del Corviale, edificio-città che chiude la fase moderna di ricerca sull’abitazione e si offre oggi alla sperimentazione di strategie di trasformazione dei grandi edifici di edilizia residenziale pubblica attraverso i progetti di riqualificazione di Laura Peretti e Guendalina Salimei. Il primo progetto, vincitore del concorso internazionale di progettazione “Rigenerare Corviale” bandito dall’Ater di Roma nel 2015 per la riqualificazione dei percorsi e degli spazi comuni dell’edificio principale, prevede un’ambiziosa opera di modificazione del suolo finalizzata a ristabilire una continuità tra l’edificio e lo spazio circostante. Se per questo intervento si è da poco conclusa la fase di progettazione definitiva, è partito a gennaio il cantiere del “Chilometro verde”, vincitore del concorso indetto nel 2008 dall’Ater per la progettazione esecutiva degli interventi di trasformazione a fini residenziali del piano libero. Le abitazioni abusive realizzate dagli occupanti nei locali che il progetto di Mario Fiorentino destinava a negozi, laboratori e spazi comuni, saranno demolite e paradossalmente sostituite da 103 nuovi alloggi, che solo in parte saranno assegnati agli abitanti già insediati (le 43 famiglie che hanno vinto il bando speciale indetto dal Comune di Roma nel 2016). L’accompagnamento sociale delle famiglie è a cura del Laboratorio di città Corviale, nato dalla collaborazione tra Regione Lazio Dipartimento Politiche Sociali e Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre (responsabile scientifico Francesco Careri, equipe territoriale Sofia Sebastianelli e Sara Braschi). Il Laboratorio si è insediato in un locale messo a disposizione dall’Ater, dove gli abitanti possono recarsi per avere informazioni e supporto sul processo di trasformazione del piano libero e sugli altri progetti in corso.
«At Home. Progetti per l’abitare contemporaneo»
a cura di Pippo Ciorra e Margherita Guccione
MAXXI – Roma
fino al 22 marzo 2020
Per maggiori informazioni: MAXXI
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allestimenti , MAXXI , mostre , roma
Last modified: 15 Maggio 2019