La IV edizione del Premio Giulio Carlo Argan assegnata dall’Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici all’architetto e docente giapponese
GUBBIO (PERUGIA). L’acqua è una maglia infrastrutturale che caratterizza e nutre paesaggi spontanei ed antropizzati, la cui custodia e valorizzazione attiva può divenire un ponte d’interesse per lo studio di centri storici e rurali in quanto ricchezza paesaggistica e risorsa naturale intrinseca. Proprio la qualità e il valore antropologico di ricerche che diventano ponte di connessione fra terra e acqua nel rapporto fra storia e città ha colto l’attenzione dell’osservatorio internazionale ANCSA che venerdì 5 aprile, al Palazzo Comunale, ha assegnato la IV edizione del Premio Giulio Carlo Argan, presieduto dall’architetta Paola Falini, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici (ANCSA). Il riconoscimento, istituito nel 2006 in memoria dello storico dell’arte già presidente ANCSA, onora le personalità che hanno dato un «contributo fondamentale all’evoluzione del pensiero scientifico e culturale nell’ambito degli studi architettonici e paesaggistici». Giancarlo De Carlo, Carlo Aymonino e Jean-Louis Cohen i precedenti premiati.
Per «l’eccellente contributo dato all’avanzamento delle conoscenze e delle pratiche per la conservazione attiva dei centri storici», il riconoscimento nell’edizione 2019 è stato assegnato da Filippo Mario Stirati, presidente ANCSA e sindaco di Gubbio, all’architetto e docente Hidenobu Jinnai (classe 1947), descritto dall’aggettivo “Unico” nella presentazione di Franco Mancuso, coordinatore del comitato scientifico dell’associazione. Termine «che più si addice al ruolo ed al lavoro svolto dall’architetto nel corso della sua lunghissima carriera», in particolare nel costante dialogo tra Venezia e Tokyo.
Ritirando il premio, Jinnai ha raccontato la sua esperienza nella lectio magistralis dal titolo Città e territori ereditati. Principi e metodi della valorizzazione in Giappone e in Italia. La sua attività nasce dall’approfondimento degli studi su Venezia, già come studente, e su Tokyo, dal punto di vista di città d’acqua. Un interesse che si è allargato alla storia dell’ambiente (la cosiddetta eco-history), giungendo a formulare il concetto di suitogaku o «teoria per lo studio delle città dell’acqua. Con questo approccio di antropologia spaziale», ha affermato Jinnai, «ho effettuato ulteriori indagini in altre aree rurali italiane come la Sardegna, dove importantissima era l’esistenza di pozzi sacri d’epoca nuragica. Successivamente ho approfondito lo studio del territorio e del paesaggio in Val d’Orcia e […] a Hino nei pressi di Tokyo. Studi proseguiti nel Laboratorio Jinnai istituito all’Università di Tokyo, effettuando valutazioni dal punto di vista della geo-socio-morfologia, considerando la struttura del territorio e analizzando la struttura spaziale dei centri storici italiani e dei centri minori dal punto di vista edilizio e del tessuto urbano». Il metodo di analisi comparativa che ha strettamente legato due continenti ha consentito di risignificare il valore di città e territori quasi del tutto dimenticati dalla modernizzazione, elaborando nuovi strumenti per la loro rivitalizzazione e trasmissione.
Sollecitato dai proficui esiti, Jinnai porterà il suo impegno nel proseguire gli studi e la diffusione di queste conoscenze. «In futuro», ha affermato in conclusione, «desidero approfondire ulteriormente gli scambi con gli esperti e le istituzioni italiane e continuare a sviluppare ricerche congiunte in questo campo».
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Last modified: 9 Aprile 2019