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Josephine BuzzoneWritten by: Città e Territorio

Tokyo: tra un edificio e l’altro, Sony s’inventa il parco urbano

Tokyo: tra un edificio e l’altro, Sony s’inventa il parco urbano

Per un’operazione di sostituzione edilizia nel lussuoso distretto di Ginza, Sony realizza uno spazio pubblico in vista delle Olimpiadi 2020

 

That floor is like a plaza found in Italy, but with a roof, where people can gather. You can go there in the early evening, even if you have nothing in particular to do. It has become a gathering spot for young men and women. It was made in the hope that “Let’s meet at the Sony Building” would become a trendy motto among the young, and indeed this is exactly what has happened.
(Yoshinobu Ashihara, 1986)

 

TOKYO. Fin dalla sua fondazione nel 1946 come società per l’elettronica di consumo, la Sony Corporation ha fatto della creatività e del senso di sfida la sua filosofia aziendale, influenzando non solo la concezione dei suoi prodotti ma anche quella del sito dove ha sede il principale showroom, a Tokyo. Il Garden of Ginza, come è stato ribattezzato dal fondatore della Sony Akio Morita (1921-1999), si trova in uno degli esclusivi angoli del famoso incrocio Sukiyabashi e per oltre mezzo secolo ha messo in mostra tutte le innovazioni tecnologiche firmate dall’azienda giapponese. Negli ultimi anni è al centro di un importante esperimento: il Ginza Sony Park Project, un piano di rinnovamento avviato nella primavera del 2017 con la demolizione dell’iconico Sony Building di Yoshinobu Ashihara (1918-2003) e proseguito con la costruzione di un parco tridimensionale che resterà aperto fino alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, quando verrà sostituito da un nuovo Sony Building.

Già negli anni ’60 la scelta da parte di una società di elettronica di erigere un grande showroom in un’area con un costo del suolo elevato come quella di Nishiginza creò disappunto: «Abbiamo messo da parte tutte le opinioni e le critiche contrastanti», affermò Morita, «e ci siamo impegnati a fare il possibile per sfruttare appieno il potenziale dell’edificio». Su sua richiesta il concept del primo Sony Building doveva ispirarsi al percorso a spirale del Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright, così Ashihara elaborò un sistema denominato a “petalo di fiore” in cui ogni livello a base quadrata era suddiviso in quattro parti disposte attorno ad un pilastro centrale, mentre un dislivello di 90 cm tra una parte e l’altra creava l’effetto spirale per la passeggiata verticale. L’esito fu quello di un gigantesco dispositivo Sony: una scatola di otto piani fuori terra caratterizzata nella facciata principale da una torre elettronica (contenente il vano ascensore) con tubi catodici poi sostituiti nel 1992 da pannelli in alluminio e led bianchi. Oltre al percorso espositivo lo showroom comprendeva aree per la ristorazione e lo shopping, i collegamenti al parcheggio sotterraneo e alla metropolitana di Ginza, mentre al piano terra includeva un giardino pubblico, la cosiddetta “Sony Square” che a partire dal 29 aprile 1966, giorno dell’inaugurazione, ha accolto visitatori da tutto il mondo. Il progetto del Sony Building ha fatto propri i valori sociali delle piazze tradizionali e ha reso l’angolo tra Harumi-Dori e Sotobori-Dori un luogo per l’intrattenimento accessibile a tutti nel lussuoso distretto di Ginza, dove negli anni, come auspicato, è divenuto uno dei principali landmark. Riconosciuto come uno dei più importanti lavori di Ashihara e uno dei simboli del postmodernismo giapponese, l’edificio nel 2003 è stato inserito tra i primi cento beni architettonici del Novecento da DOCOMOMO Japan.

L’ambizioso Ginza Sony Park Project, «simbolo della continua evoluzione e crescita della Sony» secondo l’attuale presidente e CEO Kazuo Hirai, è stato presentato nel 2016 in occasione degli anniversari per i settant’anni dalla fondazione della società e i cinquanta dalla costruzione del Sony Building. Dopo la chiusura definitiva, il 31 marzo 2017, dell’edificio progettato da Ashihara, ad agosto 2018 è stato inaugurato il parco temporaneo della Sony concepito secondo il concetto giapponese kando – esperienza emotivamente e spiritualmente stimolante e appagante – e una vocazione sociale e collettiva alla quale, dagli anni ’60, s’ispira il prominente corner. Definito da un team di architetti e consulenti Sony, il parco si estende per 707 mq. Sul livello strada si presenta come una grande terrazza di legno, una sorta di negozio a cielo aperto dove piante esotiche provenienti da tutto il mondo possono essere acquistate permettendo al giardino di mutare il suo paesaggio continuamente. Al di sotto si sviluppa il Lower Park di quattro piani che ha mantenuto la struttura originaria in cemento grezzo a vista, i pavimenti e le connessioni con i principali servizi della metropolitana e del parcheggio del precedente Sony Building. Ogni livello del parco è organizzato in una serie di aree destinate a servizi (store alimentari, café, pub, ecc.) ed eventi per l’intrattenimento ogni volta diversi. Mediante un partenariato pubblico-privato che promuove un mix funzionale e sociale, la Sony Corporation, che però non figura tra gli sponsor dei prossimi Giochi olimpici, si prepara ad accogliere nel Ginza Sony Park il forte flusso di persone previsto per il grande evento.

Se da un lato la demolizione del Sony Building ha alimentato il dibattito sulla difficile conservazione del patrimonio architettonico recente, dall’altro va preso atto che il nuovo progetto affronta un importante problema che grava sul tessuto urbano di Tokyo, ossia la diffusa e progressiva privatizzazione degli spazi pubblici. Infatti, in forte contrasto con gli edifici dell’esclusivo quartiere di Ginza, l’audace parco ha potenziato il suo ruolo di spazio ibrido, condiviso e aperto – fuori e dentro – nel quale tutti possono accedere liberamente.

Per la definizione dell’Upper Park – il nuovo Sony Building che dovrebbe aprire nell’autunno 2022 – la società giapponese coinvolgerà gli attuali partner del parco temporaneo e la comunità locale, tenendo conto di tutti i riscontri ricevuti durante l’esistenza del rinnovato gate di Ginza. Nonostante, non sia dunque stato stilato ancora un progetto per il prossimo edificio, la Sony Corporation sembra intenzionata a offrire una nuova tappa per gli appassionati di elettronica e architettura ma soprattutto un nuovo spazio semi-urbano per la città che, in termini d’innovazione, continuerà a scrivere non solo la storia dell’azienda ma anche quella di Tokyo.

 

Autore

  • Josephine Buzzone

    Dottoranda in Architettura, Storia e Progetto presso il Politecnico di Torino, dove ha conseguito la laurea magistrale in Architettura per il Restauro e Valorizzazione del Patrimonio. La sua ricerca indaga la storia e le trasformazioni dell'architettura del dopoguerra in Giappone, con particolare attenzione ai processi di valorizzazione del patrimonio. Vive tra Italia e Giappone, dove ha trascorso un periodo come Visiting Research Associate presso l'Institute of Industrial Science dell'Università di Tokyo

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Last modified: 25 Marzo 2019