Prima puntata del report, a cura di Maria Paola Repellino (China Room), sugli interventi nei tessuti consolidati delle metropoli asiatiche: 4 casi a Shenzhen
Leggi l’introduzione al report: “Cronache cinesi. È l’ora della conservazione critica”
SHENZHEN (CINA). Dall’istituzione della Special Economic Zone (SEZ) nel 1980, Shenzhen Speed è forse l’espressione più utilizzata per descrivere una metropoli la cui frenesia urbana espressa negli imponenti piani di trasformazione sembra assumere dimensioni totalizzanti. La city withouth history, innegabilmente, corre veloce: ma il suo incedere segue traiettorie inaspettate, intercettando l’eredità di diverse realtà urbane che sono state recentemente riscoperte nella loro molteplicità spaziale e sociale.
Insediamenti rurali progressivamente inglobati dall’espansione della SEZ, i villaggi urbani (o chengzhoncun) connotano fortemente il tessuto urbano e sociale di Shenzhen. A lungo considerati degradate enclave di crescita urbana irregolare, oggi sembrano essere protagonisti d’incessanti metamorfosi e riconosciuti come territori dalle molte potenzialità da parte di attori pubblici, progettisti e promotori immobiliari. Accanto alle audaci operazioni di demolizione e ricostruzione che hanno finora raso al suolo molti degli insediamenti originari, si stanno oggi affermando modalità d’intervento alternative che cercano d’instaurare un dialogo critico con la complessità dei contesti.
Attraversando i concetti di diversità, coesistenza e simbiosi, i progetti illustrati di seguito (trasformazioni puntuali, operazioni di demolizione e ricostruzione, interventi informali) cercano d’interpretare il complesso mix tipologico-funzionale e sociale degli insediamenti originari e rappresentano una panoramica di alcune delle riconfigurazioni spaziali che stanno rendendo i chengzhoncun un terreno di sperimentazione; allo stesso tempo, una loro lettura critica porta a riflessioni più ampie sulle azioni dei diversi attori nell’innescare effettivi cambiamenti sociali e spaziali all’interno del tessuto consolidato della città.
Così, un paesaggio artificiale si presenta come “connettore sociale” sui tetti del denso tessuto di Gangxia, mentre un bar “creativo”ambisce a diversificare gli spazi commerciali nelle strade di Xinzhou. Ma se la ritrovata consapevolezza dell’eredità dei chengzhouncun ha consentito la sperimentazione di progetti che cercano di valorizzarne la complessità, le operazioni top-down sembrano ancora giocare un ruolo importante nel guidarne la trasformazione attraverso il collaudato approccio della tabula rasa, di cui il villaggio di Shuiwei rappresenta una declinazione “soft” mitigata da scopi sociali. Attraverso diverse scale e strategie questi casi ci parlano di una realtà articolata, dove un confine mobile separa le intenzioni dei progettisti che interagiscono criticamente con il contesto per innescare cambiamenti sociali, dalle operazioni pragmatiche che perseguono processi di gentrificazione e valorizzazione economica. In tale scenario, in cui un susseguirsi di progetti puntuali e operazioni pianificate si appropriano della mise en scène della “diversità” (visiva, spaziale, sociale?) come raison d’être sufficiente a legittimare la trasformazione, tuttavia, un’altra dimensione necessita di essere riconsiderata: l’esistenza – o la resistenza – di una diversità non-estetica, informale, frutto della stratificazione di spazio, tempo e usi e che riveste ancora un significato profondo nella memoria collettiva, come la Longgang House sembra testimoniare.
I chengzhoncun ci raccontano come manipolazione dell’eredità, meccanismi di rigenerazione urbana e tattiche informali si sovrappongano costantemente nella metamorfosi della città. Le trasformazioni di cui sono oggetto, lontane dall’alimentare un’antitesi “romantica” della Shenzhen Speed, ne mostrano piuttosto un’altra declinazione: una realtà con i propri ritmi, complessità e contraddizioni che coesiste in simbiosi con la metropoli dei grandi piani urbani e delle imponenti operazioni immobiliari.
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1 | Urban Mountain
Anno:
2017
Progettista: ZHUBO Design
Committenti: The Nature Conservancy and Glocal Co.
Funzioni: spazio pubblico, ostello
Superficie: 90 mq
Luogo: Gangxia Village, Futian District, Shenzhen
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Il concetto di sponge city e la ricerca di un rapporto simbiotico tra intervento architettonico e contesto urbano guidano questo progetto nato su iniziativa di una ONG: un “connettore sociale” aspira a creare diversità spaziale e funzionale nel denso tessuto di Gangxia attraverso la riorganizzazione del tetto-terrazzo come terreno relazionale per la comunità. Un rapporto dialettico tra il tessuto denso e impermeabile dei villaggi urbani e un nuovo spazio pubblico è instaurato attraverso la predisposizione di una griglia spaziale incrementale che si proietta verso gli edifici esistenti, generando una successione di spazi verdi aperti/ombreggiati che incorporano un sistema di gestione delle acque piovane.
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2 | 10 Creative Drink
Anno:
2017
Progettista: CM Design
Committente: privato
Funzioni: bar, spazio culturale
Superficie: 45 mq
Luogo: Xinzhou South Village, Futian District, Shenzhen
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L’intervento puntuale, una blue box con funzione di bar e spazio culturale, si posiziona come tassello di contrasto nel fitto reticolo di attività commerciali che affollano le strade del villaggio di Xinzhou con l’obiettivo di preservarne e arricchirne il mix funzionale. Attraverso un processo di reinterpretazione estetica e funzionale della diversità di attività che caratterizzano il tessuto esistente, il progetto propone un modello flessibile di uso dello spazio pubblico-privato, di compenetrazione tra ambienti esterni e interni e di combinazione tra attività imprenditoriali e servizi per la comunità.
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3 | Shuiwei International Town
Anno:
2017-2018
Progettista: Doffice (Masterplan + Interior design) + LDI Urban (collaboratore locale)
Committente: Futian District Government; Shum Yip Land Investment & Development
Funzioni: residenza, servizi, attività commerciali, spazio pubblico
Superficie: 16.000 mq
Luogo: Shui Wei Village, Futian District, Shenzhen
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La demolizione e ricostruzione di un gruppo 35 edifici del villaggio di Shuiwei per offrire soluzioni abitative a canone agevolato e servizi destinati alla giovane classe creativa è rappresentativa di un salto di scala e di approccio tra conservazione, trasformazione e valorizzazione economica attraverso forme di partnership pubblico/privata. Mantenendo la configurazione spaziale originaria del villaggio come palinsesto, un variopinto sistema di abitazioni, attività commerciali e spazi pubblici definisce il contesto per un nuovo mix sociale in cui nuovi inquilini della classe media sostituiranno -presumibilmente- i vecchi residenti, innescando un collaudato processo di gentrificazione.
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4 | Longgang House
Anno:
anni ’80
Progettista: imprecisato
Committente: imprecisato
Funzione: residenza
Superficie: imprecisata
Luogo: Longgang District, Shenzhen
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Tipica espressione di “architettura del quotidiano”, situata in un contesto abitato da residenti provenienti dalle comunità Hakka, la “Longgang House” è un edificio residenziale di nove piani caratterizzato da una tettonica brutale e dinamica: sospesa tra monumento e rovina, una stratificazione di volumi compenetrati interagisce con il contesto circostante come frammento urbano derivante da processi informali di realizzazione. La “differenza”e la “simbiosi” rispetto al tessuto consolidato sono qui effetti non ricercati, frutto di una stratificazione di tempo, funzioni, spazi e tattiche attraverso cui gli spazi densamente popolati dei villaggi urbani vengono costantemente rinegoziati.
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Tag
cina , cronache cinesi , rigenerazione urbana
Last modified: 28 Maggio 2019