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Francesco SelmiWritten by: Progetti

A Cesena “la fabbrica della meraviglia”

A Cesena “la fabbrica della meraviglia”

Gli esiti del concorso d’idee a inviti bandito dall’azienda Orogel per la sua nuova sede, vinto da Caveja Studio

 

CESENA. L’1 febbraio sono stati presentati gli otto progetti partecipanti al concorso d’idee “La fabbrica della meraviglia” per la nuova sede amministrativa della nota azienda ortofrutticola Orogel, da costruirsi in un lotto libero di medie dimensioni compreso tra i suoi edifici produttivi già esistenti nella zona industriale della città. La competizione, organizzata dal Dipartimento di architettura dell’Università di Bologna (sede di Cesena), ha scelto la strada della selezione di otto giovani studi di progettazione – uno di ingegneria e gli altri di architettura – legati al territorio. In giuria, tra gli altri, sedevano Paolo Marcelli, presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Forlì-Cesena, e Francesco Gulinello, responsabile unità organizzativa di sede di Cesena

Le otto interpretazioni per la sede amministrativa Orogel – al cui interno dovranno essere disposti uffici, palestra, cineteca, una sala riunioni e una per corsi di cucina, in circa 5.000 mq di superficie utile – sono ascrivibili ai più diversi linguaggi formali. Si passa dalla progettazione parametrica, forse eccessivamente “parlante” – la parte superiore dell’edificio ha la forma di un frutto – di Marco Peroni Ingegneria, alla semplice giustapposizione di setti longitudinali a memoria dei tradizionali filari della campagna romagnola (Marilena Magalotti). Tra le altre proposte figurano un regolare edificio in linea, che utilizza solo la notevole altezza per stagliarsi sulla pianura circostante come landmark (Studio La Prima Stanza) e un altro volume stereometrico, avvolto da una sinuosa doppia pelle con funzione estetica e di ombreggiamento (Studio Pier Currà Architettura). Terzo posto a pari merito per la grande serra vetrata generata da tre serie di portali lignei, al cui interno trovano spazio volumi molto regolari sovrastati da terrazze coperte (Studio O2A), e per l’interessante edificio modulare a pianta centrale, dai volumi sobriamente monumentali (Ellevuelle Architetti). Il progetto secondo classificato (Cotta Solomita Architetti Pianificatori), spicca per l’alto volume dalle facciate tondeggianti, rese dinamiche da listelli metallici mobili, che poggia su un basamento avvolto dalla modellazione artificiale del terreno circostante (si noti la piccola collina che separa l’edificio dalla via di scorrimento).

La maggior parte di tali proposte ha prestato particolare attenzione alla progettazione di orti circostanti l’edificio che richiamassero in maniera esplicita la vocazione aziendale e il legame al territorio agricolo, tentando di eludere il contesto industriale circostante. Al contrario, il progetto vincitore (Filippo Pambianco e Alessandro Pretolani di Caveja Studio) non si concentra sulla configurazione del verde pubblico nel lotto o sulla mitigazione dell’impatto visivo del parcheggio, ma è contraddistinto dalla semplicità compositiva nella configurazione di due volumi edificabili in momenti diversi: il primo esteso in orizzontale e rivolto verso le corti interne, che costituiscono un elemento caratterizzante originale fra le proposte e si configurano come vere e proprie oasi alberate separate anche visivamente dalle fabbriche circostanti; a fianco un possibile secondo edificio sviluppato in altezza a maggiore segnalazione dell’intero comparto aziendale. Risultano vincenti la progressività realizzativa e la rispondenza ai requisiti del bando, in particolare la riconfigurabilità degli spazi interni e l’attenzione a una composizione che garantisca rappresentatività all’edificio “rifuggendo la tendenza alla spettacolarità e declinando l’architettura alla luce delle sue relazioni urbane”.

Bisogna ricordare che il processo di progettazione è solo all’inizio, in quanto l’amministratore delegato di Orogel Bruno Piraccini ha affermato che non necessariamente l’edificio verrà realizzato nelle forme del progetto vincitore, dato che l’azienda deve ancora valutare le necessità specifiche e utilizzerà tutti i progetti come spunti di riflessione, aprendo a possibili future collaborazioni tra tutti gli studi coinvolti. Trattandosi di un concorso d’idee si è dunque privilegiata la qualità architettonica compositiva senza scendere nei dettagli tecnici e di fattibilità. Piraccini ha anche aggiunto che “università e impresa devono andare a braccetto”. Si auspica perciò una continuità nelle fasi successive e un’ulteriore attenzione, garantita da rinnovate collaborazioni con l’Università di Bologna, la quale manterrà l’attenzione sull’iniziativa con una mostra sulle proposte prossima ventura, presso la sede del Dipartimento di architettura a Cesena.

In conclusione, alla competizione va riconosciuto il merito di stimolare la riflessione sulla progettazione in un contesto di scarsa qualità architettonica come quello industriale, eccessivamente trascurato nel dibattito contemporaneo, ponendo l’attenzione sull’efficacia dello strumento concorsuale, che permette un fruttuoso momento di confronto.

Autore

  • Francesco Selmi

    Nato a Foggia (1994), si laurea in Ingegneria edile - architettura a Bologna nel 2018 con una tesi in Storia dell’architettura e Urbanistica sul ruolo della ricerca storica nelle pratiche partecipative per la progettazione di spazi pubblici, studiando il caso di piazza Rossini a Bologna. È stato redattore della rivista online Edarchibo

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Last modified: 6 Febbraio 2019