Bilancio, in chiusura dei termini per il completamento dei progetti, delle ricadute del bando per azioni di digitalizzazione finanziate dal MISE fino al 50% della spesa
Il 14 dicembre scade il termine concesso dal Ministero dello sviluppo economico per ultimare i progetti candidati all’interno del bando “Voucher digitalizzazione imprese”. Un bando (come tanti) che nel corso degli anni si è alimentato di forti aspettative e di parallele delusioni, considerando soprattutto che il primo decreto interministeriale risale al 23 settembre 2014 e che diversi annunci di apertura dello sportello sono stati puntualmente disattesi dal succedersi dei governi. Il 2018 è stato l’anno della sua concretizzazione: 100 milioni messi a disposizione delle PMI italiane per accedere al mondo digitale, potenziarlo, rifarsi il look, connettersi, imparare a lavorare a distanza o a vendere meglio su piattaforme on-line. Una dotazione finanziaria importante considerando che la singola impresa può beneficiare di un unico voucher d’importo non superiore a 10.000 euro, nella misura massima del 50% del totale delle spese ammissibili per acquistare hardware, software e consulenze specialistiche.
Nell’attesa della pubblicazione dei singoli progetti finanziati regione per regione, almeno dei titoli e delle descrizioni, abbiamo provato ad indagare il ruolo che hanno avuto le imprese di design all’interno di questo strumento che ha movimentato masse di consulenti e fornitori, spolverando preventivi nei cassetti e aiutando le singole imprese nella copertura parziale della spesa.
Partiamo da una constatazione: le imprese di design, in molti casi, sono state beneficiarie e fornitrici al tempo stesso, il che ha generato doppie economie capaci di portare in pareggio l’investimento in hardware e software attraverso le consulenze erogate verso soggetti terzi. Da un lato, quindi, sono state messe nella condizione di acquisire attrezzature e beni immateriali per potenziare le proprie sedi e la propria offerta, dall’altro si sono candidate come fornitrici di servizi consulenziali e di formazione qualificata per: migliorare l’efficienza aziendale; modernizzare l’organizzazione del lavoro, mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e forme di flessibilità del lavoro, tra cui il telelavoro; sviluppare soluzioni di e-commerce.
Le imprese di design hanno lavorato, prevalentemente, agganciandosi ai venditori di hardware e alle software house che hanno spinto, ad esempio, soluzioni omnicomprensive basate su: stampanti 3D, CAD avanzati per la generazione di modelli tridimensionali e consulenze mirate allo sviluppo di prodotti industriali mediante tecniche di additive manufacturing. Un pacchetto facilmente replicabile anche per le società che sviluppano design mediante piattaforme di progettazione collaborative e connessioni remote in altri Paesi UE ed extra-UE, desiderose di modernizzare flussi operativi e decisionali e nuove forme di telelavoro. Per non parlare, infine, dello sviluppo di soluzioni di e-commerce, fortemente presidiate da società impegnate nello sviluppo di configuratori di prodotto di ultima generazione e nel popolamento di cataloghi aziendali accessibili e personalizzabili anche su piattaforme mobile. Si sono generate quindi proficue collaborazioni che hanno consentito alle imprese beneficiarie di digitalizzarsi attraverso il rinnovo del parco macchine, mediante acquisizioni e rinnovi di licenze e con la possibilità di formarsi o sviluppare i primi prodotti/servizi mediante le consulenze specialistiche.
Sembra quindi scontata la risposta sull’utilità dei voucher, strumenti snelli e veloci che in nove mesi (proroghe incluse) aiutano realmente le imprese a fare piccoli passi in avanti con piccoli aiuti adottando piccole soluzioni quasi del tutto protette da logiche speculative. Strumenti di questo tipo, quindi, soprattutto per le società che subiscono la veloce obsolescenza tecnologica delle proprie attrezzature e che necessitano costantemente di elevare le prestazioni delle stesse, dovrebbero essere sistematicamente pubblicati per consentire la pianificazione degli investimenti, senza ridursi a iniziative una tantum (attuate nell’arco di 4 lunghissimi anni) che lasciano l’amaro in bocca per chi si è mosso con ritardo. Il Voucher digitalizzazione imprese è anche una perfetta dimostrazione di come, laddove la modulistica per l’accesso e la rendicontazione risultino sostenibili, le imprese aderiscono. Sono ancora oggi le “scartoffie”, purtroppo, il principale ostacolo all’accesso. Attendiamo ora di conoscere i tempi d’istruttoria ed erogazione dei contributi per tessere o meno le lodi di chi, all’interno del MISE, ha ispirato e gestito questa iniziativa.
Immagine di copertina: fonte www.giornaledellepmi.it