Una panoramica di ricostruzioni appartenenti a tempi e luoghi diversi in mostra alla Triennale di Milano in un “cantiere espositivo” curato da Alberto Ferlenga e Nina Bassoli
MILANO. Fragilità e distruzioni sembrano eccitare più di ogni altra cosa l’immaginario della cultura architettonica italiana in questa fase storica. Non sorprende dunque che anche la Triennale di Milano si allinei su questa prospettiva dedicando la terza (e ultima) grande mostra dell’epoca Alberto Ferlenga, curatore insieme a Nina Bassoli, al tema delle Ricostruzioni.
È un titolo in rima, quello scelto (“Ricostruzioni. Architettura, città e paesaggio nell’epoca delle distruzioni”) e sintetizza una volontà onnicomprensiva, quasi enciclopedica. Negli ampi e alti spazi della grande curva al piano terra del Palazzo dell’Arte – trasformati in cantiere con un allestimento molto orientato ed enfaticamente coerente con il tema – vengono infatti esposti centinaia di pezzi: fotografie, immagini, frammenti video e (soprattutto) più di cinquanta tra disegni originali e modelli. Le “Ricostruzioni” appaiono un’occasione per celebrare, sulla parete interna dell’ala espositiva, l’architettura italiana novecentesca, che ha avuto la possibilità di esprimere il meglio della propria cultura e della propria capacità di azione in occasione di una serie di tragedie dal dopoguerra ad oggi, dal Vajont all’Abruzzo passando per il Belice, l’Irpinia, Pozzuoli.
È una mostra, in questo, che celebra – più che discutere – l’eccezionale patrimonio di esperienze in materia di salvaguardia di monumenti, di conservazione delle identità urbane e territoriali, di rinnovati equilibri tra ambienti costruiti e paesaggio. I casi e i progetti sono presentati come un riferimento culturale obbligato, che poco indugia sui tanti paradossi che si sono rivelati anche in occasione di tragedie recenti e recentissime. Oltre che fisicamente separati – in una serie di isole sulla parte esterna della zona espositiva –, alcuni casi internazionali (tra cui i drammi della guerra civile siriana) sembrano marcare proprio la distanza con la cultura italiana.
Un tipo di proposta espositiva che è ormai un cliché sperimentato: quella inaugurata la scorsa settimana adotta lo stesso linguaggio delle altre due rassegne firmate da Ferlenga nel suo periodo di responsabile architettura dell’istituzione milanese (“L’architettura del mondo”, 2012, e “Comunità Italia”, 2015): tanta tantissima buona architettura, documenti d’archivio di grande valore, ricca accumulazione di materiali, soprattutto storicizzati. Non molta attualità, se non sotto forma di suggestive immagini fotografiche (sono 35, tra cui lavori di Giovanni Chiaramonte e Olivo Barbieri) e gli esiti di una call (con oltre 300 adesioni), nella sezione finale del percorso. Anche il catalogo (Silvana Editoriale) recepisce questa vocazione al racconto storiografico, attraverso una collezione di saggi ed esperienze.
“Ricostruzioni” segna anche una fase di passaggio per la Triennale presieduta da Stefano Boeri. Molti raccontano di un clima non facile, sia dal punto di vista della concezione della mostra che per quanto riguarda i dettagli organizzativi. I travagli del Museo del Design e alcune dimissioni pesanti dal Consiglio di amministrazione stanno conducendo alla XXII Esposizione Internazionale, dal titolo “Broken Nature” e curata da Paola Antonelli, che verrà inaugurata a marzo 2019.
E allora le alte strutture in tubi Innocenti, le centinaia di metri quadrati di giallissimi pannelli di cantiere (anche a realizzare partizioni e appoggi) e le tele cerate appese a definire transizioni scenografiche non solo proiettano il visitatore in un’atmosfera affascinante e coinvolgente, creando le condizioni per una fruizione anche sensorialmente impegnativa, ma sembrano essere gli inconsapevoli sfondi adatti a suggerire e ad accompagnare molteplici livelli di ricostruzioni.
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«Ricostruzioni. Architettura, città e paesaggio nell’epoca delle distruzioni»
A cura di Alberto Ferlenga e Nina Bassoli. Allestimento di Filippo Orsini
Triennale di Milano, fino al 10 febbraio 2018
Informazioni al sito www.triennale.org/mostra/ricostruzioni/
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Last modified: 5 Dicembre 2018