Report dalla XXI edizione della Biennale Panamericana de Arquitectura in Ecuador
QUITO (ECUADOR). Mentre in Italia si stava per chiudere una Biennale che ha presentato al pubblico modelli e proposte di opere che esemplificano le qualità dello “spazio libero”, nella capitale dell’Ecuador si è svolta, dal 19 al 23 novembre, la Biennale Panamericana de Arquitectura, focalizzata sul dialogo e il dibattito sull’architettura stessa.
Dal novembre 1978, infatti, il Colegio de Arquitectos dell’Ecuador Provincia de Pichincha (CAE-P) organizza ogni due anni uno degli eventi più importanti del continente americano tra quelli legati all’architettura. La Biennale di Quito, che quest’anno celebra i quarant’anni di vita essendo giunta alla XXI edizione, è stata ancora una volta uno spazio di opportunità per lo scambio, l’integrazione e il confronto tra progetti e interventi attuali e le tendenze architettoniche e urbanistiche.
La BAQ2018 si è sviluppata su tre fronti di lavoro: uno accademico con un approccio tematico – che è stato l’asse sul quale è stata sviluppata la base teorica che ha sostenuto l’evento -, uno legato ai concorsi e uno culturale.
Per quanto riguarda l’ambito accademico, la proposta di questa edizione è nata dalla riflessione su come gli approcci degli ultimi anni tendano a evidenziare solo un aspetto della pratica architettonica. Al contrario, l’evento sviluppato la settimana scorsa è stato in grado di affrontare diversi aspetti contemporaneamente. Il seminario accademico, composto da 32 dialoghi e 32 conferenze magistrali con professionisti da tutto il mondo, ha rivolto l’attenzione a un’architettura riflessiva e a opere coerenti con la realtà. Lontano dal voler essere una vetrina per archistar, la curatela del Comitato Accademico del BAQ ha cercato di mostrare e analizzare 60 lavori che hanno ampliato lo spettro di risposta della disciplina e hanno generano soluzioni a problemi globali negli ultimi 40 anni. Per citarne alcuni, opere come la “escuela de artes plasticas” di Mauricio Rocha e Gabriela Carrillo a Oaxaca, o il “Lugar de la memoria” di Jean Pierre Crousse e Sandra Barclay a Lima e il “Fuji Kindergarden” di Takaharu Tezuka in Giappone.
Nel quadro dei concorsi architetti, urbanisti e teorici sono stati chiamati a partecipare con opere, progetti e pubblicazioni realizzati nel continente americano negli ultimi quattro anni. I premi assegnati ai migliori interventi hanno consentito di riflettere sulle prospettive di sviluppo dell’architettura americana in sei ambiti in particolare: la progettazione architettonica, la progettazione urbana, l’habitat sociale e insieme lo sviluppo, il restauro e il riciclo, ma anche la teoria, storia e critica dell’architettura, l’urbanistica e il paesaggio. Sempre nell’ambito dei concorsi è stata assegnata anche la “Medalla de oro”, premio per gli studenti delle facoltà di architettura equadoregne, invitati a presentare progetti o ricerche realizzati negli ultimi due anni.
Infine Quito è tornata ancora a essere, per una settimana, la capitale dell’architettura americana: una miriade di eventi paralleli ha invaso le sue strade e il suo centro storico patrimonio dell’UNESCO: rassegne di rilevanza internazionale, come la mostra di opere di Carlo Scarpa e l’esposizione sulla storia dei primi 40 anni del BAQ, al Centro d’arte contemporanea; la mostra sui pionieri dell’architettura moderna dell’Ecuador al Colegio de Arquitectos de Pichincha, la mostra dei progetti messi a concorso in questa edizione, visite guidate alla città con architetti e storici, e persino l’appuntamento di chiusura del BAQ sono stati programmati come veri e propri eventi urbani.
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america latina , congressi
Last modified: 26 Novembre 2018
[…] anno, proprio nella capitale ecuadoriana, con il premio alla carriera nell’ambito della Biennale Panamericana di Architettura. A questo proposito è interessante ricordare che proprio Samper, insieme al collega e amico […]