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Giacomo "Piraz" PirazzoliWritten by: Reviews

BAQ 2018: una Biennale di concorsi, ricerca e attività culturali

BAQ 2018: una Biennale di concorsi, ricerca e attività culturali

In Ecuador il 19 novembre si apre la Biennale Panamericana di Architettura di Quito. Le anticipazioni nell’intervista alla co-curatrice Yadhira Alvarez

 

Il programma della BAQ2018-Biennale di Architettura di Quito (dal 19 al 23 novembre nella capitale dell’Ecuador, che conta circa 16 milioni di abitanti; foto di copertina) prevede 32 dialoghi – risultato della call pubblica alla quale hanno partecipato università, progettisti e critici di architettura -, 32 lezioni magistrali, i risultati del concorso per opere e pubblicazioni degli ultimi quattro anni, divise in sei categorie di cui cinque in ambito panamericano e una internazionale (social housing e sviluppo) che vede coinvolti circa seicento progetti, con le relative opere premiate. Inoltre, due pubblicazioni a stampa, delle quali una è il catalogo generale, l’altra quello con i progetti vincitori; e due mostre, di cui rispettivamente una della call pubblica e l’altra antologica sui 40 anni della Biennale. Abbiamo incontrato la co-curatrice Yadhira Alvarez, architetta laureata all’Università centrale dell’Ecuador, con un master all’ETSAB di Barcellona, socia dello studio MCM+A taller de Arquitectura, docente di disegno architettonico presso l’Università San Francisco di Quito e membro di DoCoMoMo-Ecuador.

 

Quanti Paesi sono rappresentati in questa edizione? Come avviene la scelta del comitato di curatela? Qual è il budget?

La BAQ – che in questa edizione ospita 35 nazioni – è organizzata dal CAE-P (Colegio de Arquitectos del Ecuador-Pichincha) e costituisce uno dei suoi progetti più significativi. Ciascuna edizione ha un team esecutivo regolarmente presieduto dalla vicepresidente del CAE-P. La BAQ 2018 è presieduta dall’architetta María Samaniego, ed ha una specifica commissione – formata da un gruppo invitato dallo stesso CAE-P e diretta da me – che funziona da comitato di curatela, stabilendo tema e modalità con cui si svilupperà l’evento. La BAQ è finanziata dal CAE-P e il costo di questa edizione è di circa un milione di dollari. Per rendere il tutto sostenibile, oltre alle risorse che si ottengono dalle iscrizioni, abbiamo sviluppato un importante lavoro di autogestione; perciò già da diverse edizioni possiamo contare sull’appoggio di istituzioni pubbliche sia a livello locale che nazionale (il Municipio di Quito, il Ministero della Cultura, università locali e internazionali etc.), come pure su sponsorizzazioni di imprese private.

 

L’edizione 2018 è organizzata attraverso tre linee tematiche: concorso, ricerca e attività culturali. Si tratta di una struttura fissa – quindi in questo caso la curatela avrebbe più carattere “esecutivo” -, oppure nel corso degli anni avete avuto sviluppi tematici specifici e diversi?

Nel tempo la BAQ ha mantenuto la sua articolazione basata su queste tre linee di contenuti. Il “concorso” riguarda dunque la produzione recente di opere e pubblicazioni e si propone come spazio d’incontro e dibattito sul fare architettura oggi. La linea di “ricerca” accademica struttura la tematica sviluppata nell’edizione specifica; non esistendo un filo conduttore tra le distinte edizioni, è dunque la commissione che ne stabilisce i contenuti curatoriali. Per questa edizione abbiamo dunque scelto di proporre un dialogo sulle capacità che l’architettura ha di rispondere allo stesso tempo sia alle questioni disciplinari che alla realtà, a partire dall’analisi di opere costruite negli ultimi 40 anni ritenute esemplari– incluso il Teatro del Mondo di Aldo Rossi. Con le “attività culturali” comprendiamo tutto ciò che è a lato del concorso e della ricerca, come le mostre (tra cui quella su Carlo Scarpa e il Giappone), che contribuiscono ad arricchirne i contenuti. Una struttura esecutiva permanente trasversale alle tre linee di contenuti rende operative, organizzandole, le componenti singole dell’evento.

 

Dopo un anno interamente dedicato alla BAQ – Lei ha infatti fruito di un permesso dall’Università e ha anche ridotto la presenza nello studio di cui è partner – qual è il risultato più stimolante, ovvero la cosa che più delle altre presenterà con orgoglio ai colleghi in arrivo a Quito?

È vero, riconosco un valore speciale al fatto di lavorare ad un progetto come la BAQ2018 e per questo ho deciso di lasciare momentaneamente a lato le altre attività. È un’esperienza che mi sta insegnando molto, sia per la opportunità di capirne la brillante dinamica organizzativa, grazie all’apporto di un’equipe molto motivata e professionale, sia per i risultati della linea di ricerca accademica, nella quale mi sento particolarmente coinvolta. Sono personalmente soddisfatta per aver creato le condizioni per una bella discussione, per cui architetti progettisti, critici di architettura e accademici potranno riflettere sia attorno ad opere eccellenti che sul progetto contemporaneo. E ora, nel quadro della settimana della Biennale, questa discussione coinvolgerà oltre 2.500 partecipanti, centrando quindi l’obiettivo di promuovere il pensiero e la pratica dell’architettura.

Autore

  • Giacomo "Piraz" Pirazzoli

    Nato nel 1965, laureato in architettura a Firenze, PhD Roma-Sapienza e post-doc FAU-Universidade Mackenzie São Paulo. Dopo aver realizzato in Italia alcune architetture in collaborazione con Paolo Zermani, Fabrizio Rossi Prodi e Francesco Collotti, lavora in ambito interculturale tra musei, mostre e sostenibilità applicando le ricerche Site-Specific Museums e GreenUP - A Smart City che ha diretto, essendo dal 2000 professore associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Già presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, è stato consulente presso ACE-CAE (Architects Council of Europe, Bruxelles), UN-UNOPS etc. Oltre che per mezzo di progetti, opere e relative conferenze, svolge attività internazionale anche come visiting professor e vanta oltre duecento pubblicazioni. Vive tra Firenze, l’Umbria e Rio de Janeiro.

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Last modified: 16 Gennaio 2019