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Gianfranco CavagliàWritten by: Design Professione e Formazione

Achille Castiglioni e la logica “scientifica” del progetto

Achille Castiglioni e la logica “scientifica” del progetto

La metodologia di lavoro, con l’attenzione critica alle esigenze e ai contesti; il rapporto con il mondo dell’industria e con l’architettura

 

In occasione del centenario della nascita di Achille Castiglioni (e a 50 dalla morte di Pier Giacomo), e dell’incontro in suo onore nell’ambito del ciclo “Storie di architetti e di architetture” (Milano, showroom Refin, 11 ottobre 2018) presentiamo un contributo di Gianfranco Cavaglià, che con Castiglioni ha intrattenuto una collaborazione iniziata nel 1972 con la realizzazione del negozio Flos a Torino ed è proseguita, in forma paritaria senza interruzione fino al 2002: progetti di architettura, d’interni, di ambito urbano, allestimenti di produzioni in fiere, di mostre in musei nazionali e internazionali.

 

Nella presentazione dei progetti e dei prodotti Achille Castiglioni arrivava sempre a definire “il componente principale del progetto”: l’interpretazione di quanto ha avuto ruolo principale per la definizione del progetto. Un’interpretazione che poteva assecondare, nel senso di riscoprire, valori della tradizione trascurati, oppure essere in opposizione per vantaggi prima non considerati o per nuove disponibilità tecnologiche. Questo suo modo di fare presupponeva che, in tutti i casi, l’azione del progetto fosse preceduta da una ricerca, ampia, approfondita, che permettesse di avere un quadro di significato per l’azione che si apprestava ad avviare. La sua propensione per la progettazione per l’industria nasceva dalla consuetudine, necessaria per gli investimenti implicati, di fare ricerca prima di avviare la progettazione. Progettare per l’industria o per strutture ad essa assimilabili significa avere interlocutori attenti, consapevoli, con precisi obiettivi e piani di sviluppo, dovendo confrontarsi con un mercato molto competitivo.

La produzione milanese del design è stata realizzata prioritariamente da piccole aziende organizzate in modo industriale, non dall’industria. Propongo un parallelo tra i progettisti, di generazioni coeve, torinesi (Mollino, Gabetti, Isola, Derossi…) che hanno progettato attrezzature per gl’interni, rimasti nell’ambito del progetto che ne aveva sollecitato la progettazione, e i progettisti milanesi (Albini, Caccia Dominioni, Castiglioni, Magistretti, Zanuso…) i cui progetti, realizzati per destinazioni specifiche, sono poi entrati in produzione, distribuzione e commercializzazione. La differenza tra i due sbocchi si trovano più nel contesto della produzione e distribuzione che nei progetti: tanto che alcuni progetti di Mollino sono poi entrati nella produzione e distribuzione milanese (Zanotta) per motivazioni di mercato, anche se nella loro concezione presupponevano la disponibilità di artigiani molto bravi e non la produzione meccanizzata.

Questa struttura logica, funzionale con obiettivi definiti rappresenta la struttura metodologica necessaria per impostare un progetto: in sua assenza non si poteva progettare. Un’impostazione che richiedeva di definire bene le richieste e gli obiettivi della committenza.

La progettazione è un processo logico, metodologico, che può essere affrontato da più persone insieme, per le rispettive competenze e con la disponibilità a riconoscere quelle degli altri. La caratteristica e la qualità della progettazione sta nel riuscire a coordinare quanto più possibile il panorama complessivo degli argomenti, nel rispettare le priorità e quindi nel completare il percorso. Nell’articolazione di questa sequenza, compaiono più opportunità che potranno caratterizzare il progetto e una di queste potrà emergere come prioritaria.

Se all’inizio della loro carriera, per i Castiglioni, la sollecitazione al progetto di attrezzature nuove emergeva nello sviluppo del progetto architettonico che non trovava elementi di arredo adeguati al loro pensare moderno, nel tempo assunsero interesse e capacità per progettare direttamente attrezzature avendo come interlocutori i produttori ed assumendo in proprio la capacità di individuare aspettative inespresse che il mercato confermava. In questa logica di progettazione, in parallelo con la produzione, i progettisti ampliavano le collaborazioni (specialisti di settore, grafici, …) ed il progetto acquisiva la consistenza di partecipazione e competenze più ampia. I progettisti mantenevano il ruolo di responsabili del progetto ma questo veniva arricchito da altri contributi finalizzati alla produzione ed alla distribuzione. Achille Castiglioni non faceva mistero nel riconoscere la condizione di favore e di fortuna, per l’intorno delle loro attività e per le committenze, per le quali sarà interessante avviare un approfondimento specifico.

Nell’estensione del gruppo potevano aggregarsi anche competenze artistiche, grafiche, che provvedevano al completamento del prodotto sino al progetto del packaging, alla pubblicità, all’organizzazione di presentazioni in sedi ed opportunità che non mancavano o, addirittura, espressamente organizzate. I Castiglioni escludevano dalle loro competenze le quote di decorazione e di comunicazione: per queste implicavano artisti, grafici. Rispettavano categoricamente i ruoli e le competenze, e le loro rimanevano per il progetto architettonico: una scelta che significava ampliare il gruppo e qualificare il progetto, nella chiarezza dei ruoli. I loro progetti sono completati da contributi che documentano storie parallele di altri ambiti (grafica, fotografie, disegni, scenografie).

A distanza di molti decenni dal progetto abbiamo potuto trovare nello stesso catalogo (ad esempio Zanotta) progetti di Mollino, dei Castiglioni, senza poter cogliere i diversi percorsi esposti. I diversi percorsi condizioneranno la definizione di diverse professionalità che sposteranno, i Castiglioni, dall’ambito edilizio a favore di quello della produzione. Ma la matrice architettonica rimarrà comunque presente, soprattutto negli allestimenti; architettura vera anche se effimera per la durata, e comunque negli oggetti, mai avulsi dal contesto e questi, rispetto alla durata, mostrano una longevità ben superiore a molta architettura.

La caratteristica del modo di fare dei Castiglioni per avviare un progetto, prima con il fratello Pier Giacomo e poi di Achille, è proprio la costante attenzione critica all’intorno sia per i comportamenti che propone, sia per le richieste da interpretare o da fare scoprire attraverso proposte sviluppate in modo esaustivo con le competenze necessarie.

 

Immagine di copertina: J.B Mondino – courtesy FLOS

Autore

  • Gianfranco Cavaglià

    Nato nel 1945, torinese, architetto, già Ordinario di Tecnologia dell’Architettura, ha ritenuto reciprocamente essenziale l’impegno professionale con quello didattico, attento alle culture materiali, ha operato soprattutto sull’esistente (architettura degli interni, negozi, uffici, sedi di rappresentanza). Gli allestimenti sono stati un significativo ambito di lavoro e di esperienze (le Ostensioni della Sindone, allestimento della mostra per i 150 anni dell'Unità d’Italia e dalla mostra itinerante su Primo Levi, già otto edizioni, in Italia e all’estero). Progetti e ricerche sono ampliamente pubblicati. Dal 1972 al 2002 collabora con Achille Castiglioni

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Last modified: 24 Settembre 2018