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Paola BiancoWritten by: Progetti

Lugo di Ravenna, scenario “alla Ghirri” per il Pavaglione

Lugo di Ravenna, scenario “alla Ghirri” per il Pavaglione

Visita al progetto di riqualificazione urbana di un ampio quadriportico settecentesco, firmato dagli studi p’arc e stARRT, vincitore del S.Arch Architecture Award 2018

 

A fine maggio si è tenuta a Venezia la S.Arch Architecture & Built Environment Conference and Award, organizzata dal gruppo tedesco Renecon International, specialisti della comunicazione in ambito tecnico (si occupano in modo analogo – organizzando una conferenza ed un premio – di temi energetici).

Per quanto riguarda il premio, le quattro categorie di progetti esaminati da una giuria internazionale – composta da numerosi esponenti di estrazione accademica e professionale da tutti i continenti (tra i big, Toyo Ito) – hanno riguardato edifici residenziali, commerciali o pubblici, piccoli progetti e infine progetti urbani o riguardanti il paesaggio.

Quest’ultima categoria vedeva in gara un non meglio identificato esperimento urbano nella calle di una città spagnola (di più non è dato sapere), un waterfront presso le isole Canarie (Spagna), un parco naturale a Singapore e infine, per l’Italia, la riqualificazione di piazza Mazzini (il piazzale interno del cosiddetto Pavaglione) a Lugo di Ravenna. Il progetto che si è aggiudicato il premio è stato proprio quello degli studi p’arc (Cesena, capogruppo Enrica Dall’Ara) e stARTT (Roma).

La piazza e soprattutto il contenitore che la definisce, appunto il Pavaglione, hanno origini antiche. Il tutto risale all’incirca al 1570, quando il duca Alfonso II d’Este, che all’epoca reggeva il Ducato di Ferrara di cui Lugo era parte, fece smantellare le fortificazioni attorno alla Rocca e costruire una prima loggia per ricoverare le milizie ospiti in città e parimenti per ospitare il mercato settimanale e la fiera annuale. Col tempo la funzione commerciale prese il sopravvento, ma fu solo a partire dal 1771 che la configurazione attuale si definì, con la costruzione, su progetto dell’architetto ferrarese Giuseppe Campana, di altre tre logge a circoscrivere un quadriportico di 100 metri di lato, tutt’ora ospitante attività commerciali, il mercato settimanale e ogni due anni un’importante fiera campionaria delle eccellenze del territorio. Il Pavaglione è monumento vincolato dal MiBACT.

Con il tempo e l’impiego della piazza come parcheggio si era persa la valenza ludica e comunitaria del luogo, al punto che l’amministrazione comunale ne ha spinto per anni la riqualificazione. In centro paese si registravano fenomeni di spopolamento, con l’insediamento di fasce di popolazione immigrata, sebbene negli ultimi anni la tendenza sembri essere rallentata. Il processo di riqualificazione si è fatto più intenso da parte del Comune con la realizzazione di un percorso partecipativo con la cittadinanza e le associazioni di commercianti e in seguito con la pubblicazione nel 2012 di un bando di concorso, vinto dal raggruppamento citato.

Il progetto, portato a termine nel 2017, va dunque a recuperare l’acciottolato presente storicamente all’interno della corte, per quasi metà superficie (2.800 mq su circa 6.000 mq complessivi; riutilizzando peraltro i ciottoli esistenti e integrandoli a necessità). La pavimentazione presenta oggi memoria dei tracciati storici di Lugo: il cardo di fondazione e i percorsi dell’area mercatale precedenti la costruzione del Pavaglione sono segnati infatti al suolo.

Sono state posizionate, nell’area ovest della piazza, 12 alberature all’interno di vasi (anziché a terra, come previsto inizialmente), in modo da consentire la massima flessibilità degli spazi. La posizione delle piante determina così ondulazioni della pavimentazione che danno luogo ad un sistema di eleganti sedute in pietra chiara che ricordano delle mini-cavee teatrali.

Significativo anche l’impiego della luce, realizzata ad hoc dall’azienda Viabizzuno su disegno dei progettisti, con pali ripiegati dotati di luci a led disposte a varie altezze. Quasi un richiamo alla poetica di Luigi Ghirri, per l’attenzione che dedicava alle atmosfere brumose della pianura padana; parimenti qui per la scelta di valorizzare la presenza della foschia nei diversi mesi dell’anno.

I costi dell’intervento sono ammontati a circa 480.000 euro (spesa finale per oltre 6.200 mq di superficie), di cui il 75% finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, mediante fondi della europei vincolati al recupero dei centri storici.

Autore

  • Paola Bianco

    Nata a Padova (1969) e laureata in Architettura a Venezia nel 1997. Nel 1998 ottiene un Master in Energy and Sustainable Development presso la De Montfort University di Leicester (UK). Nel 2000 è a Bruxelles per uno stage alla Commissione Europea (DG Transport and Energy). Successivamente si trasferisce a Bologna, dove si occupa per alcuni anni di temi ambientali presso varie pubbliche amministrazioni. Dal 2004 si iscrive all’Ordine degli Architetti della Provincia di Bologna, presso il quale si impegna in diverse Commissioni. Nel 2006 apre il suo studio, dove si occupa prevalentemente di certificazione energetica, sicurezza nei cantieri e dove ospita periodicamente mostre legate a diverse forme d’arte (fotografia, scultura, fumetto, giardinaggio). Partecipa a concorsi di architettura e a bandi di pubbliche amministrazioni. Collabora dal 2008 con "Il Giornale dell’Architettura"

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Last modified: 10 Settembre 2018