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Maicol NegrelloWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Così Montréal ripensa la downtown

Ritratti di città. Così Montréal ripensa la downtown

La città canadese si rimette in gioco e investe sugli spazi pubblici per un ambiente urbano più vivibile, più verde e a misura d’uomo. Il caso dell’ambizioso intervento per Rue Sainte Catherine

 

MONTREAL (CANADA). Quello che fino agli anni ’70 fu il cuore pulsante del Québec e del Canada, ha visto tramontare la stagione dei grandi progetti urbani realizzati per gli eventi mondiali, come Expo 67 e le Olimpiadi del 1976. La città, in quegli anni, registrò i più grandi stravolgimenti urbani, con il compimento sia di progetti quali la celebre Ville souterraine, l’Ile Jean Drapeau – isola realizzata con il materiale estratto dalla costruzione della metropolitana -, sia di singole architetture che ne hanno definito l’iconico skyline contemporaneo, come la Tour de la Bourse di Luigi Moretti e Pier Luigi Nervi, o l’Habitat 67 di Moshe Safdie. Successivamente, a seguito di alcune politiche intraprese dal Governo del Québec, la magica atmosfera di Montréal come prima grande metropoli canadese svanì e dovette lasciare il posto a Toronto, capitale della vicina provincia dell’Ontario.

Ora, dopo quasi quarant’anni, la città sembra guardare di nuovo avanti, con uno sviluppo che sta investendo molti capitali, pubblici e privati, per la realizzazione di nuove architetture nella downtown, o centre ville (come Icone Tower, Canadiens Tower, YUL condos, ecc.), per il recupero di vecchi edifici nell’antica zona industriale di Griffintown, ma soprattutto per la riqualificazione dell’ambiente urbano, valorizzandolo con piazze e spazi pubblici, quasi a voler richiamare quella origine europea che sembrava essersi assopita, tuttavia sempre presente.

Montréal, infatti, custodisce con cura il suo grandioso passato e, da sempre, ha voluto differenziarsi dal resto del Nord America: non si può dar torto a coloro che credono sia diversa dal modello di città nordamericana-statunitense. In effetti cultura, storia e architettura hanno un fascino più europeo, non a caso la Vieux Montréal è uno degli esempi di centri storici (come vengono intesi dagli europei) più belli e antichi di tutte le città nordamericane. Forse proprio questa eredità ha stabilito le basi per ritornare a guardare con interesse quei modelli urbani – d’ispirazione europea, come la stessa Vieux Montréal – più compatti, con spazi per i cittadini e con una maggiore integrazione del verde.

Negli ultimi anni la politica della città, probabilmente anche influenzata dagli esempi provenienti del “vecchio mondo” (come Copenaghen), ha accolto il desiderio di avere una città più “a misura di uomo”, più esperienziale, prendendo le distanze dalla cultura “auto-centrica”, grazie anche a una forte pressione dai movimenti per la mobilità sostenibile. Questo ha spinto ad investire su interventi di pedonalizzazione, anche temporanea, di alcune strade della città, portando benefici per i cittadini che si sono riappropriati di suoli stradali normalmente a loro interdetti.

Ridisegnare l’arteria di Montréal centre ville

Tra i progetti di ridisegno urbano degli ultimi trent’anni, che hanno avuto un grande impatto pubblico, emerge quello di Rue Sainte Catherine, principale arteria commerciale che collega i due lati della città da est a ovest per ben 11 km circa.

Questa via, già popolare dai primi anni del Novecento, ospita i più famosi e storici grandi magazzini come Eaton, Hudson’s Bay, Les Ales, e connette diversi quartieri tra i quali il celebre “le gay Village”. Proprio nel tratto compreso all’interno di questo quartiere, durante il periodo estivo (da maggio a settembre), rue Sainte Catherine si trasforma in un lineare e continuo spazio pubblico ciclopedonale su cui si affacciano terrazze di bar, ristoranti e locali commerciali, incorniciati dall’installazione dell’architetto paesaggista Claude Comier + Associés, costituita da una “copertura permeabile” di migliaia di palline colorate, a ricreare la riconoscibile bandiera, simbolo del quartiere, oltre a 150 salici piangenti che naturalizzano la via.

Questa iniziativa nasce dalla volontà di ridurre l’impatto del traffico automobilistico nel centro città e migliorare l’ambiente, anche mediante l’installazione temporanea di un viale alberato e la realizzazione di “effimeri” di giardini estivi nelle piazze antistanti le stazioni metropolitane.

Probabilmente i riscontri di questa sperimentazione, che si ripete ormai annualmente, hanno stimolato lo sviluppo del progetto di riqualificazione di parte di Rue Sainte Catherine. Il masterplan prevede l’aumento delle superfici pedonali, nuovi arredi urbani, l’ampliamento dei marciapiedi a discapito della riduzione della sezione stradale, un tempo solo riservata alle auto e che ora accoglierà anche i ciclisti, riducendosi a una carreggiata privata di aree di parcheggio.

Il progetto di Rue Sainte Catherine prevede tre fasi: attualmente la prima è in realizzazione; si dovrà attendere il 2021 per vedere completato l’intero tratto che collegherà la downtown da un capo all’altro.

Questo intervento fa parte del ridisegno del centro urbano già iniziato nel 2011 con la riqualificazione del Quartier des Spectacles firmata dallo studio Daoust Lestage, che ha visto la realizzazione di un grande spazio pubblico pedonale dedicato agli eventi – tra i quali il famoso Jazz festival di Montréal, le FrancoFollies – e l’integrazione di nuove aree verdi in lotti precedentemente abbandonati. Così, in questo tratto di Rue Sainte Catherine, l’area veicolare è stata integrata all’area pedonale mediante l’utilizzo di un unico materiale che rende lo spazio privo di segni di demarcazione, definendo una piazza pubblica.

Ovviamente, come per ogni grande intervento in aree nevralgiche, ci sono state non poche critiche rivolte alla drastica riduzione del flusso automobilistico. Tuttavia, di fronte all’opposizione soprattutto dei commercianti, Robert Beaudry – responsabile dello sviluppo economico e commerciale del comitato esecutivo – ha risposto: «Quando una persona si muove su un’arteria commerciale, non vuole solo andare a fare shopping, perché se è solo per ottenere il suo prodotto, sicuramente andrà a prenderlo su Internet. Quindi, Sainte Catherine non sarà solamente una semplice strada commerciale in grado di attirare una maggior massa di acquirenti, ma di essa vogliamo farne una destination expérientielle, un’esperienza urbana in grado di attrarre cittadini e turisti».

Autore

  • Maicol Negrello

    Nato a Biella (1990), è architetto e assegnista post doc, dottore in Architettura, con un'esperienza di ricerca in Stati Uniti e Canada sull'integrazione dell'agricoltura hightech nel costruito. Laureato in Architettura al Politecnico di Torino, ha perfezionato i suoi studi presso la Tallinn University of Technology e il CCA di Montréal. Attualmente vicepresidente di OrtiAlti e consigliere del direttivo dell'Osservatorio del Biellese-Beni comuni e Paesaggio, è stato visiting researcher presso l'ETSAB di Barcellona. Esperto in nature-based solutions e co-progettazione, è co-fondatore del collettivo Selvaticus, che lavora sui temi della coesistenza tra architettura e natura, premiato in Europan 17 Norway e Sweden. Collabora con diverse realtà locali per lo sviluppo dei territori marginali del Biellese

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Last modified: 5 Marzo 2019