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Pietro MezziWritten by: Professione e Formazione

REbuild 2018: la decarbonizzazione può far ripartire l’edilizia

REbuild 2018: la decarbonizzazione può far ripartire l’edilizia

Report dall’appuntamento annuale che indaga lo stato dell’arte su politiche, processi e interventi virtuosi per il settore delle costruzioni. Il prossimo convegno a Milano, il 2 ottobre, tratterà il tema delle policy di settore

“Decarbonizzare l’edilizia”

 questo il titolo dell’edizione 2018 di REbuild, l’appuntamento annuale con l’innovazione delle costruzioni e la riqualificazione del patrimonio immobiliare (Riva del Garda, 29-30 maggio). Un titolo impegnativo, perché decarbonizzare l’edilizia, così come fare altrettanto con l’intera economia del nostro Paese, non è un obiettivo facile da raggiungere, come ha ammesso lo stesso Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di REbuild e docente allo Iuav di Venezia.

«Il settore dell’ambiente costruito – ha detto Micelli in apertura dei lavori – è chiamato a una radicale discontinuità. L’innovazione o è radicale o è inadeguata. Non è cambiando gli infissi che riusciremo a cambiare il modello di edilizia lineare che conosciamo: dobbiamo pensare alla riqualificazione complessiva del patrimonio immobiliare nazionale. Sono 17 milioni le unità immobiliari costruite prima del 1971 su cui si deve intervenire. Le tecnologie per farlo oggi esistono. Occorre guardare all’innovazione come un processo di rigenerazione di massa del nostro patrimonio. Tocca a noi tutti impegnarci in questa direzione».

Chi ha posto l’accento sugli impegni internazionali in materia di riduzione delle emissioni climalteranti è Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, il quale ha sottolineato come «la decarbonizzazione sia un tema centrale per tutti i Paesi che dovranno, entro l’anno, presentare un programma clima-energia con gli obiettivi e gli impegni che s’intendono rispettare per ridurre le emissioni di CO2. La scadenza mondiale obbliga anche l’Italia a fare i conti non solo con le rinnovabili, ma a chiederci quale approccio dobbiamo avere per un settore restio al cambiamento, come quello dell’edilizia. La decarbonizzazione può far ripartire le costruzioni: l’esperienza olandese di Energiesprong ci dice che si possono dimezzare i costi. I processi di innovazione non si arresteranno: se non saranno le aziende italiane a cogliere tale opportunità, lo faranno le aziende straniere».

Alla due giorni di Riva del Garda, appuntamento giunto al suo settimo anno di vita, si sono alternati numerosi esperti del settore, che hanno fatto il punto circa l’industrializzazione del comparto delle costruzioni e presentato alcune delle esperienze più interessanti maturate negli ultimi mesi: soluzioni industrializzate per riqualificare a basso costo il patrimonio immobiliare nazionale e per assicurare l’adeguamento energetico e sismico del Paese e, nello stesso tempo, allinearlo agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima del 2015.

«La crisi dell’edilizia è strutturale, il settore invecchia, c’è un nuovo mercato che sta nascendo, che è ancora fragile e va accompagnato – ha sostenuto Thomas Miorin, presidente di Re-Lab, la società che organizza REbuild -. La via d’uscita è l’edilizia industrializzata,c he produrrà benefici e margini».

Ma la resistenza al cambiamento non è prerogativa solo italiana. «Dall’Inghilterra alla Nuova Zelanda passando per l’Australia, la resistenza al cambiamento nelle costruzioni è generalizzata – afferma Mark Farmer, imprenditore, consulente del governo inglesee autore di un report sullo stato delle costruzioni dal titolo Modernize or Die -. Occorre dare la sveglia, in Italia ma anche in altri Paesi, e decidere come fare ancora business. La forza lavoro invecchia e i giovani oggi scelgono altri settori; e questi fenomeni avvengono anche in Italia. Entro il 2020 il 20% dei lavoratori del settore delle costruzioni avrà più di 55 anni. Dobbiamo coinvolgere i giovani e mostrare che le costruzioni possono essere un’opportunità, ma per farlo c’è bisogno di nuovi modelli di produzione e di modernizzazione. Possiamo cambiare il processo unendo manifattura e costruzioni e promuovendo la digitalizzazione del settore. Il BIM può essere un facilitatore: consente design digitale, produzione e assemblaggio in modo diverso rispetto alle costruzioni tradizionali. Il settore off-site deve imparare dai problemi che l’industria tradizionale ha avuto e crescere in modo sostenibile. L’Italia ha la possibilità di sfruttare l’eccellenza del settore manifatturiero anche nell’ambito delle costruzioni: in questo è avvantaggiata, perché esiste una cultura della precisione nella progettazione. La sfida consisterà nell’attuare un programma di cambiamento a livello di settore che includa nuovi modelli di appalto e che abbia il sostegno dello Stato».

Interessanti anche i confronti sul rapporto tra industria delle costruzioni e ruolo della progettazione e dei progettisti, in particolare quelli tra Micelli e Alfonso Femia, di Atelier(s) Alfonso Femia, che hanno posto l’attenzione sulla centralità dell’architetto in un processo produttivo edilizio sempre più industrializzato, e le provocazioni di Maurizio Carta, professore all’Università di Palermo, che nel sostenere l’idea di un’urbanistica re-ciclica (basata su riciclo, riuso, riattivazione), non risparmia critiche sia alla disciplina urbanistica tradizionale sia a quella di taglio territorialista, giudicandole entrambe incapaci di interpretare i nuovi fenomeni a livello globale e lo sviluppo delle tecnologie IoT (n.d.r.: Internet of Things) applicate alla conoscenza delle città (suo è lo slogan “no more masterplan”).

Altra novità scaturita dalla due giorni trentina ha riguardato la presenza sul mercato italiano di una nuova domanda, che chiede soluzioni industrializzate, innovative e sostenibili, come hanno testimoniato le presenze di un’importante catena alberghiera, come NH Hotels, o di investitori-sviluppatori, come Coima.

A Riva del Garda si è anche parlato di prefabbricazione spinta degli elementi edilizi, di edilizia pensata e realizzata anche per lo smontaggio, di impiego di materiali e prodotti certificati cradle-to-cradle basati sui principi dell’economia circolare.

L’ultima novità di REbuild 2018 è arrivata dall’intervento di Giovanni Spatti, amministratore delegato di Wood Beton, che dopo la presentazione del modello industrializzato per la realizzazione di edifici alberghieri avvenuta lo scorso anno, ha illustrato una nuova proposta dell’azienda bresciana. Si tratta del sistema Rhinoceros, nelle due versioni Wall e Steel, per la riqualificazione energetica e antisismica di edifici esistenti (non sottoposti a vincolo). Il primo con un sistema costruttivo industrializzato in legno per edifici di tre piani; il secondo per edifici di sette-otto piani con un sistema costruttivo in acciaio.

Il prossimo appuntamento di REbuild sarà a Milano, il 2 ottobre, in Assolombarda, dove l’attenzione sarà dedicata al tema delle nuove policy di settore.

 

Autore

  • Pietro Mezzi

    Architetto e giornalista professionista. Per anni ha lavorato all’interno di redazioni di testate specializzate nel settore delle costruzioni. Attualmente come freelance scrive per riviste di architettura, design, edilizia e ambiente. È co-autore del libro “La città resiliente” (Altreconomia; 2016) e autore del libro "Fare Resilienza (Altreconomia, 2020)

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Last modified: 4 Giugno 2018