Il campus dell’Accademia di Architettura ticinese si arricchisce di nuovi spazi, tra cui il Teatro di Mario Botta, ora animato dagli automatismi di Riccardo Blumer. Ma cresce anche la SUPSI
MENDRISIO (SVIZZERA). Fondata nel 1992 da Mario Botta e Aurelio Galfetti, l’Accademia di Architettura si espande e richiede nuovi spazi per la didattica e per le attività connesse. La sede storica della scuola di architettura ticinese è il Palazzo Turconi, ex ospedale, sede di atelier, cui si affiancano la biblioteca, la villa Argentina che è la sede amministrativa, e l’edificio di nuova fondazione Palazzo Canavé, sede di attività didattiche e dell’aula magna. Ora, mentre è in corso la ristrutturazione di una palazzina che accoglierà la caffetteria e l’Istituto di Storia dell’arte, su progetto di Ruggero Tropeano ed Enrico Sassi, è appena stato inaugurato l’edificio che ospita gli spazi espositivi e l’auditorium.
Il Teatro dell’architettura
Progettato da Mario Botta, è una costruzione cilindrica a tutt’altezza di 15 metri al cui interno si affacciano due ballatoi di servizio e che comprende anche due piani ipogei. Il tamburo esternamente si presenta in corsi di pietra gialla, intervallata e impreziosita da fasce orlate di marmo bianco. Sono intagliati nella facciata due vetrate e un ingresso, affacciati direttamente sulla hall quadrata incisa nel circolo, che accoglierà mostre, dibattiti o conferenze. Le vetrate non seguono pertanto la curva del cilindro, ma i lati del quadrato in esso iscritto.
Sulla scia del Teatro del Mondo di Aldo Rossi, struttura tuttavia effimera presentata a Venezia nel 1980, il teatro “stabile” è stato battezzato così perché Botta ha voluto che fosse, in base al modello del teatro anatomico dove gli studenti assistevano alle lezioni e discussioni intorno a un fulcro centrale, un luogo per parlare e mostrare l’architettura, un laboratorio aperto in cui discutere sulle mutazioni del territorio e delle poleis, anche con la cittadinanza, dunque anche uno spazio sociale e poli-tico.
Non è questa la prima impressione che la visita della struttura suscita; un mausoleo austero nel cui interno vuoto si fatica a orientarsi e ad immaginare uno spazio che non sia di mera contemplazione. Tuttavia saranno il tempo e l’uso a rendere verità al solido cilindro bottiano, che ad ottobre accoglierà la mostra su Louis Kahn e Venezia.
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Gli automatismi di Riccardo Blumer
Ora, il teatro
è felicemente vivacizzato nei suoi spazi interrati dalle macchine di Riccardo Blumer. I marchingegni, “Sette architetture automatiche e altri esercizi”, sono modelli in scala o a dimensioni reali nate dal genio di Blumer, ora direttore dell’Accademia e docente di Progettazione, e dei suoi studenti nel corso degli anni a partire dal 2007. Dalle parole di Blumer stesso «abbiamo lavorato in modo semantico sugli elementi base dell’architettura: il limite, l’angolo, la parete…», interpretando gli archetipi architettonici in chiave ironica e giocosa.
Le macchine animate rappresentano ognuna gli elementi portanti dell’architettura, come la parete, “Wall”, che è “costruita” con membrane in bolle saponate che ricordano le ricerche sperimentali di Sergio Musmeci per scoprire la forma di energia minima assunta da una superficie lasciata libera di trovare una sua disposizione. Quest’istallazione in particolare sarà esposta da maggio alle Corderie dell’Arsenale in occasione della 16. Mostra Internazionale di Architettura. La relazione tra forma e struttura è “raccontata” da “Spider”, una macchina che rappresenta una grande trave reticolare che assume varie configurazioni, molto rumorosa coi suoi pistoni e quasi inquietante, nel momento in cui sembra che si ribelli all’uomo, quando a un certo punto assume forme incontrollabili che sfiorano il soffitto della sala, in un’atmosfera da film “Metropolis”. L’angolo, “Cube”, è disegnato, sfumato dalla nebbia, sfruttando il vapore acqueo sotto forma di flusso laminare, con un meccanismo realizzato in collaborazione con l’Istituto di studi sull’intelligenza artificiale “Dalle Molle” dell’USI (Università della Svizzera Italiana) a Manno. Macchine utili per comprendere ed inutili allo stesso tempo, divertissement che interagiscono anche con l’uomo, come il portale, “Door”, un’installazione a misura d’uomo che simboleggia l’atto primordiale del passaggio esterno/interno, dotata di sensori e ruote, per interagire con lo spettatore /fruitore, nell’amletico dubbio di capire se è l’utente, l’uomo, a varcare la porta, a condurre e a dirigere le danze, o è la porta che lo insegue e lo domina.
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Il nuovo edificio per la didattica di Buchner Bruendler
In questo gioco di relazioni ed interazioni tra spazi reali e virtuali, ma comunque fecondi, si collocherà anche un nuovo edificio per la didattica tutt’oggi allo stadio embrionale, frutto di un concorso vinto da Buchner Bruendler Architekten e collaboratori, che sarà edificato proprio dietro il Palazzo Turconi, tra la chiesa dei Cappuccini e il Teatro dell’architettura. Il confronto con i due edifici monumentali, il vecchio Turconi e il nuovo manufatto di Botta, è inevitabile e complesso, in uno spazio residuo semi abbandonato, ma i vincitori individuano una felice soluzione che diventa spazio di connessione tra gli edifici esistenti.
Il progetto propone un unico grande spazio interno collegato alle preesistenze, che esternamente, da un lato, verso il Turconi e il Teatro, si pone in relazione subordinata per non interferire e metter in ombra l’esistente; infatti emerge solo per un’altezza limitata a misura d’uomo con quattro grandi shed di apertura; sul lato a valle verso il Mendrisiotto si apre e si presenta per quello che è, offrendo un fronte completo ed eloquente di ciò che sarà la sua funzione nell’ambito del campus dell’Accademia in fieri.
Il nuovo campus SUPSI di Bassicarella
A proposito di campus universitari, a Mendrisio è anche in costruzione quello della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, su progetto di Bassicarella. La nuova sede accoglierà il Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) con i suoi attuali cinque corsi di laurea Bachelor in Ingegneria civile, Architettura, Comunicazione visiva, Architettura d’interni e Conservazione, il corso di laurea Master in Conservazione e restauro e le cinque unità che si occupano di formazione continua, ricerca applicata e prestazioni di servizio. Si amplificheranno così le sinergie fra l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana (USI) e il dipartimento della SUPSI. Cambierà anche la geografia di Mendrisio, che allarga sempre più i suoi orizzonti culturali. «I tempi di realizzazione prevedono di poter accogliere nel nuovo campus circa 250 collaboratori stabili, 650 studenti nella formazione di base e oltre 700 studenti nella formazione continua per l’anno accademico 2019/2020».
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allestimenti , campus , canton ticino , Mario Botta , mostre
Last modified: 20 Aprile 2018
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