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Monica ZerboniWritten by: Progetti

L’ostello di LAVA, giovane per i giovani

L’ostello di LAVA, giovane per i giovani

Visita all’ostello realizzato a Bayreuth, in Germania, dallo studio tedesco LAVA Architects

 

BAYREUTH (GERMANIA). Affascinante meta turistica, amata dai melomani in quanto sede di un importante festival di musica classica e dagli appassionati di letteratura che la definiscono culla del Romanticismo tedesco, la città di Bayreuth, in Alta Baviera, ha deciso di attrarre i più giovani con una proposta architettonica che vede protagonista il nuovo ostello cittadino. Ne sono autori i LAVA Architects, giovani professionisti tedeschi che già nel 2011 avevano portato a termine un progetto analogo a Berchtesgaden sulle Alpi bavaresi. I tre componenti del gruppo con sede a Stoccarda e uffici a Berlino e a Sidney hanno qui realizzato un edificio nel quale funzionalità e flessibilità prevalgono, dando compimento alla famosa massima Form follows function coniata da Louis Sullivan a inizio Novecento. Al tempo stesso, in omaggio al nome che si sono attribuiti (LAVA sta infatti per Laboratory for Visisonary Architecture), gli architetti hanno utilizzato un linguaggio che sottolinea i valori fondanti del loro lavoro: «Si tratta di un progetto pilota che si basa sui tre principi di globalizzazione, innovazione e interazione e che concretizza la nostra ricerca di equilibrio sinergico tra uomo, ambiente ed architettura intesa come applicazione dei più evoluti processi tecnologici», afferma Tobias Wallisser, uno dei titolari insieme a Chris Bosse e Alexander Rieck.

L’esigenza di soddisfare una nuova tipologia di utenti che comprendesse anche giovani famiglie con bambini e portatori di handicap ha suggerito ai progettisti di disegnare un edificio a forma di Y i cui corpi si affacciano e si protendono verso l’ambiente esterno suddiviso in aree verdi concepite per il riposo o per l’esercizio di attività sportive. All’interno, un vasto atrio a doppia altezza ha funzione di spazio di accoglienza e di smistamento verso il piano superiore, dove sono disposte le 180 camere che l’albergo offre. Ma in omaggio allo spirito di comunità tipico degli ostelli il foyer è anche il luogo dell’incontro, dell’attività e dell’interazione, e la sua configurazione a gradoni lo trasforma all’occorrenza in un teatro per occasionali spettacoli o eventi collettivi. La luce naturale scende dall’alto attraverso un grande lucernario sul tetto, mentre i tagli orizzontali lungo i muri perimetrali offrono riferimenti visivi dell’ambiente circostante. Al livello superiore, oltre alle camere, si trovano spazi per conferenze e seminari. Inoltre, a questo livello è situata una terrazza aperta sul verde e sui campi sportivi, accessibile dal pianterreno attraverso scale e scivoli.

Caratteristiche di sostenibilità per quanto riguarda i materiali e i consumi contraddistinguono l’edificio e includono la presenza di facciate a basso impatto energetico, l’installazione di un riscaldamento a biomasse e il ricorso a manodopera locale. Ma gli architetti amano sottolineare altre due particolarità del progetto. Da un lato la possibilità di interazione tra i vari gruppi, dovuta alla disponibilità di ampie aree comuni e di facile accesso, sia all’interno che all’esterno. Inoltre, la scelta di dotare l’edificio di elementi portanti alternati a pareti mobili garantisce la flessibilità e consente la futura riconversione del fabbricato ad altri usi, quali una scuola, un asilo o una struttura per anziani. Gli elementi divisori tra le varie stanze sono in legno e permettono diverse configurazioni dello spazio interno, suddiviso attualmente in camere da due a sei letti, la maggior parte delle quali attrezzate per disabili. In esse la presenza di arredi integrati quali armadi a muro e nicchie per i letti garantiscono quel tocco di design richiesto oggi in ogni ambiente contemporaneo.

Chi sono i progettisti

Mentre la crescente diffusione di ostelli per la gioventù di nuova generazione sembra appartenere più al mondo del business che alla storia dell’architettura, la missione che i LAVA Architects si sono dati con il progetto pilota di Bayreuth esula dall’attuale tendenza di creare sfiziosi boutique hotel a basso costo, ma si colloca invece come tappa importante nel percorso di ricerca progettuale che il gruppo sviluppa sin dalla sua fondazione avvenuta nel 2007. «L’architettura è progresso ed evolve con i tempi», affermano i progettisti che dedicano grande attenzione alla ricerca e all’applicazione di tecnologie d’avanguardia sia nei metodi di progettazione che in quelli di realizzazione. Operando in un vasto ambito territoriale che va dall’Europa all’Australia, l’attività dei LAVA spazia da singole architetture a grandi piani urbanistici. Un impegno che nel 2016 è valso loro il Premio Europeo dell’Architettura, prestigioso riconoscimento che li ha eletti a prototipi di una nuova generazione di progettisti nei quali i valori della globalizzazione convivono con la consapevolezza della missione sociale dell’architettura.

Carta d’identità del progetto

Committente: Bavarian Youth Hostel Association

Partners: Wenzel+Wenzel; Engelsmann Peters; IBT PAN

Superficie: 3.400 mq

Autore

  • Monica Zerboni

    Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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Last modified: 29 Marzo 2018