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Tino GrisiWritten by: Professione e Formazione

Maria Schwarz (1921-2018)

Maria Schwarz (1921-2018)

Una vita per il progetto, la costruzione e la tutela delle chiese costruite tra Germania e Austria col marito Rudolf Schwarz

 

È morta, novantaseienne, l’architetta Maria Schwarz: molti di noi avevano imparato a conoscerla come testimone attiva e nume tutelare delle tante chiese costruite dal marito Rudolf (1897-1961), dove non è mai mancato l’apporto della sua mano, nella definizione del progetto architettonico così come nel disegno dell’arredo liturgico. Maria, nata nel 1921 con studi d’architettura all’Università d’Aquisgrana e apprendistato presso lo studio di Hans Schwippert, aveva incrociato la vita di Schwarz nei progetti della ricostruzione post-bellica di Colonia e poi, dopo il matrimonio nel 1951, per dieci anni ne ha condiviso l’impegno a comporre il particolare linguaggio architettonico delle decine di edifici liturgici ideati dal maestro in Germania e Austria. In seguito, si è dedicata al completamento dei cantieri aperti e a definire personali progetti di architetture sacre, tenendo anche un proprio corso sul tema presso l’Università Tecnica di Monaco. Appare chiaro, quindi – lo dimostra una recente monografia a lei dedicata da Annette Krapp – come molti edifici siano opera di un’autentica collaborazione di coppia, tanto che Rudolf scrisse a Maria, riguardo St. Michael a Francoforte (1953): «Mi rallegro con tutto il cuore che abbiamo fatto questa chiesa insieme, tanto che non si sa più chi ha fatto cosa». Il lavoro d’atelier, tipico di quei momenti e che procedeva da uno schizzo sviluppato poi in diverse versioni da decine, a volte centinaia, di disegni dei collaboratori, arrivava a dare a ogni chiesa, pur progettata insieme a molti altri in un breve intervallo (ne è esempio lampante anche la contemporanea attività di Emil Steffann), un’elaborazione caratteristica, propria della personalità che l’aveva più da vicino sviluppata. Nel caso di Maria Schwarz possiamo aggiungere un diretto impegno nella costruzione dell’edificio, com’è successo nel St. Bonifatius ad Aquisgrana e in St. Theresa a Linz. In particolare, a lei si devono i progetti scultorei completi di diversi altari e luoghi liturgici che hanno contribuito a fornire alle chiese schwarziane l’apparenza organica di opere d’arte totale. La difesa, il mantenimento e il rinnovo, come nel caso di St. Mechtern a Colonia, di questi ambienti sono stati l’oggetto dell’attività di Maria in tutti gli ultimi decenni, parallelamente al sostegno all’attività di comprensione dell’opera di Rudolf. Così vediamo il suo nome tra i curatori del fondamentale “libro bianco”, pubblicato nel 1981, dove per la prima volta sono puntualizzati i temi complessi e affascinanti di questa ricerca architettonica e urbanistica fondamentale del Novecento. Non sempre tale costante attenzione è servita a salvare le chiese da demolizioni o discutibili trasformazioni; così come, del resto, in altri casi è stata difficile la mediazione rispetto anche a positive proposte di rinnovamento liturgico degli spazi. Tuttavia, questo rimane un problema più che mai aperto al quale una nuova stagione di studi dovrà dedicarsi.

Immagine principale: Maria Schwarz ospite del convegno liturgico del Monastero di Bose (Biella) nel 2007 (foto archivio Bose)

 

Autore

  • Tino Grisi

    Architetto e dottore di ricerca, si cimenta da un quindicennio sui temi dell’architettura liturgica. Progettista invitato al 6° concorso pilota Cei, ha pubblicato la monografia “Possiamo ancora costruire chiese?”. Emil Steffann e il suo atelier (2014), la ricerca sull’adeguamento liturgico delle cattedrali lombarde (2011), oltre a svariati saggi e articoli.

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Last modified: 19 Febbraio 2018