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Written by: Patrimonio

Stati Uniti, Trump ridimensiona i parchi nazionali

Stati Uniti, Trump ridimensiona i parchi nazionali

Le motivazioni di un’azione senza precedenti nella storia degli Stati Uniti, che inverte la tendenza ad accrescere i territori protetti: «Le precedenti amministrazioni hanno compiuto abusi»

 

Il 26 aprile 2017 il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha compiuto un atto pubblico senza precedenti nella storia del Paese: ha inviato un Executive order (n. 13792, Review of Designations Under the Antiquities Act) al Secretary of Interior, che ha competenza in materia di ambiente e territorio, per chiedere la revisione delle dimensioni di tutti i parchi nazionali (cfr. qui l’elenco completo) che fossero stati costituiti negli ultimi 21 anni e che avessero un’estensione al di sopra dei 100.000 acri, con particolare attenzione per Bears Ears National Monument, designato da Barack Obama, e Escalante National Monument, designato da Bill Clinton. Il 10 giugno 2017 Ryan Zinke, Secretary of Interior, ha emesso un Interim report relativo al Bears Ears National Monument, in sintonia con le richieste dell’ordine presidenziale. Si è poi disposta la riduzione dell’area del monument dell’85% (nella foto di copertina, la Valle degli Dei, esclusa dalla riperimetrazione) in base alla seguente argomentazione: distinguere le aree da proteggere come monumenti, in quanto detentrici di significant objects to be protected, dalle altre aree che ne sarebbero prive e che potrebbero essere gestite con norme più flessibili. Per la prima volta, quindi, nella storia degli Stati Uniti, il presidente ha operato non nella direzione di aumentare gli spazi protetti, ma in quella diametralmente opposta di ridurli. Quali sono i motivi di questa decisione?

In un discorso pubblico del 4 dicembre 2017, Trump ha argomentato su basi giuridiche la sua decisione. La norma di riferimento in questo caso è l’Antiquities Act, approvato nel 1906 con firma del presidente Theodor Roosevelt. In base a questa norma il presidente può dichiarare «monumenti nazionali» alcune tipologie di beni o parti di territorio «i cui confini devono essere comunque limitati all’area minore possibile (“smallest area”, sect. 2) compatibilmente con l’opportuna tutela e gestione degli oggetti da proteggere». Facendo riferimento a questa specifica sezione della norma, Trump ha ritenuto che «le precedenti amministrazioni hanno compiuto abusi» nel determinare aree protette troppo ampie.

Per oltre un secolo, dal 1906, l’estensione dei monumenti nazionali (acreage) è stata motivo di protesta da parte di poteri locali o compagnie private interessate allo sfruttamento delle risorse naturali (legname, miniere, etc.). Tuttavia, nel corso del Novecento il sistema di protezione ha retto grazie all’asse tra Governo federale e Corte suprema, che ha sempre avversato i tentativi di riduzione dei monumenti nazionali. È stata così difesa nel tempo l’interpretazione ampia avviata da Roosevelt dell’uso dell’Antiquities Act, grazie alla quale sono state delimitate aree protette sempre più estese, come il Mont Olympus National Monument (voluto nel 1909 dallo stesso Roosevelt con estensione di 639.200 acri), il Katmai National Monument (voluto nel 1918 in Alaska dal presidente Wilson con estensione di 1.088.000 acri e ulteriormente ampliato dal presidente Johnson con altri 95.000 acri) o il Glacier Bay National Monument (costituito nel 1925 in Alaska, con estensione di 1.379.315 acri e poi ulteriormente ampliato).

Tra i differenti sistemi di protezione delle aree naturali, quello dell’Antiquities Act, direttamente derivante dalla designazione presidenziale, dispone nel sistema statunitense la tutela di livello più elevato e finora più sicuro. Adesso quindi la preoccupazione è duplice: da un lato tocca direttamente l’immediato futuro dei parchi, per cui le misure di protezione saranno ridotte convertendo alcune zone da national monument a recreation protected areas; dall’altro, però, il rischio all’orizzonte è ben più ampio e grave, e riguarda l’intero sistema di protezione, in vigore per oltre un secolo. Finora gli attacchi erano arrivati dall’esterno e sono stati di volta in volta respinti, ma è lecito chiedersi quale possa essere l’effetto della decisione presidenziale sull’intero meccanismo giuridico di protezione dei national monuments, adesso che l’inversione di tendenza, ossia la riduzione dell’acreage, arriva dall’interno. La posizione dell’attuale presidente è anzi molto chiara: «L’Antiquities Act non fornisce al Governo federale il potere illimitato di bloccare milioni di acri di terra e acqua, ed è ora che finiamo questa pratica abusiva».

 

F. Norris, The Antiquities Act and the Acreage Debate, in «The George Wright Forum», v. 23, 3, 2006, pp. 6-16

Autore

  • Denise La Monica

    Archeologa, PhD in Discipline storico-artistiche alla Scuola Normale di Pisa, si occupa di storia della tutela del patrimonio culturale. Fa parte della redazione del sito www.patrimoniosos.it. Attualmente Associate Research Scholar, Italian Academy, alla Columbia University, New York.

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Last modified: 14 Febbraio 2018