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Written by: Interviste

LetteraVentidue: libri come strumenti di conoscenza (e oggetti di design)

LetteraVentidue: libri come strumenti di conoscenza (e oggetti di design)

A 10 anni dall’esordio della casa editrice siciliana, abbiamo intervistato il suo fondatore, Francesco Trovato

SIRACUSA. La rivoluzione digitale ha mutato sensibilmente il modo di immaginare, produrre e diffondere informazioni, idee e teorie, veicolate sempre più spesso attraverso il web. In questo orizzonte – “iperesposto” al rapido consumo di contenuti immateriali – LetteraVentidue rappresenta una consolidata realtà nel campo dell’editoria d’arte e di architettura che oggi conta centinaia di pubblicazioni distribuite in Italia e all’estero, facendo dell’oggetto libro un prodotto da realizzare con approccio modernamente artigianale. In occasione del decennale della casa editrice siciliana, abbiamo incontrato il suo fondatore Francesco Trovato. Originario di Gela (CL) e siracusano d’adozione, classe 1977, Trovato si laurea in Architettura a Siracusa e prosegue con un dottorato di ricerca, occupandosi di insediamenti informali tra New York e Il Cairo. Fin dall’università si occupa di graphic design con il marchio Officina22, ancora oggi in attività.

 

LetteraVentidue nasce nel 2007, un anno prima di quello che viene considerato l’inizio di una crisi trasversale ai settori economici e che ha spinto anche la professione di architetto in un angolo angusto. Com’è cambiato il mondo dell’architettura e delle arti visive dalla vostra prima pubblicazione ad oggi?

Tutte le crisi, ormai è risaputo, hanno una doppia faccia. Quella negativa della perdita di ogni speranza per il futuro e delle certezze consolidate e quella positiva della ricerca di una via di fuga dalla crisi stessa, che stimola la creatività e apre nuove strade. Nel caso dell’architettura, a mio parere, questo è avvenuto attraverso il recupero dell’importanza del progetto alla piccola scala. Sono tantissimi gli esempi di progetti urbani e architettonici che sostengono che l’intervento micro possa essere propulsore di grandi trasformazioni.

Tornando agli esordi di LetteraVentidue, forse allo stesso modo il lavoro sulla piccola scala dell’editoria ci ha permesso di scavarci uno spazio in un mercato già in crisi da qualche anno. In questi dieci anni nel mondo dell’editoria è cambiato tanto. Sicuramente è cambiato, purtroppo, il modo di vendere libri: sono tante le librerie con cui lavoravamo che hanno chiuso e, come in tanti altri settori, oggi la fa da padrone Amazon. In termini di contenuti, il cambiamento che possiamo registrare è quello del passaggio dall’immagine al testo, dalla superficie all’approfondimento. I primi del 2000 erano gli anni in cui spopolavano nel settore architettura le monografie di El Croquis e dei libri “mattoncino” illustrati di Actar. Questa tipologia di libri, che in quegli anni ha fatto la storia – ricordo che ero molto affascinato soprattutto dalle cose di Actar per la grafica accattivante – oggi hanno perso terreno, a favore di internet che nel frattempo ha fatto passi da gigante nella comunicazione dell’architettura. Noi abbiamo anche una libreria e posso dire che ormai è davvero difficile vendere una classica monografia o un illustrato che raccoglie progetti, perché tutto quello che ci trovi dentro è spesso già visto. In questo contesto abbiamo notato che oggi, rispetto a dieci anni fa, ha più senso lavorare sul testo, sull’approfondimento, sulla critica, sulla parte scritta insomma, quella che può giocare sul tempo lungo della stampa, senza entrare in competizione con l’immediatezza della rete. Ciò che non è cambiato in dieci anni di LetteraVentidue è la passione per la grafica editoriale e per il progetto del libro. Forse oggi abbiamo un approccio meno incosciente grazie all’esperienza acquisita, ma da sempre il nostro sforzo è progettare ogni libro non solo come strumento fondamentale per la diffusione della conoscenza, ma anche come un raffinato oggetto di design.

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A luglio 2017 LetteraVentidue ha iniziato a editare in versione cartacea la rivista digitale «Viceversa». Pubblicare – in piena crisi della carta stampata – una rivista di architettura è una grande scommessa…

La proposta è arrivata direttamente da Valerio Paolo Mosco, fondatore di «Viceversa». Personalmente conoscevo e apprezzavo già la versione digitale, perché rappresentava un modo interessante di fare un periodico, una sorta di prodotto editoriale a cavallo tra un libro e una rivista. Trovavo molto interessanti e mai banali anche i contenuti e la selezione degli autori dei testi. Purtroppo, nonostante ripetuti contatti, in passato non eravamo mai riusciti ad accordarci per una versione cartacea perché troppo dispendiosa. Da quest’anno, però, con i progressi della stampa digitale, siamo riusciti a trovare un buon compromesso in termini di qualità di stampa, tiratura e quindi investimenti. Così a luglio è uscito un numero speciale di «Viceversa», piuttosto corposo, sull’Attualità dell’Utopia, in cui hanno scritto quasi cento autori, di ambiti disciplinari diversi. Per citarne alcuni: Yona Friedman, Franco Purini, Marco Biraghi, Franco La Cecla, Pierluigi Nicolin, Pierre-Alain Croset. Adesso stiamo lavorando al prossimo numero che, molto probabilmente, sarà in inglese.

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Oltre ad alcune riviste, LetteraVentidue pubblica principalmente libri di architettura raccolti in diverse collane: Costellazioni, Figure, Perìactoi solo per citarne alcune. Come nasce ogni singola collana e qual è il vostro rapporto con il mondo della ricerca?

La casa editrice nasce proprio grazie al mondo della ricerca universitaria. I primi anni abbiamo lavorato a stretto contatto con la Facoltà di Architettura di Siracusa, pubblicando diverse tesi di dottorato prodotte qui. Poi, grazie a qualche titolo più fortunato e ad un nostro sforzo per cercare di distribuire i nostri libri in tutta Italia, sono arrivate proposte di pubblicazione di docenti di altri atenei. Oggi lavoriamo costantemente con tutte le Scuole di Architettura in Italia e le proposte di pubblicazione arrivano anche da studi professionali, non direttamente collegati alle università. Proprio per mettere ordine ad un catalogo che continua a crescere – in dieci anni siamo più o meno a 300 titoli –, nel 2017 abbiamo realizzato una sezione della casa editrice che si chiama Alleli. Questa sezione, dedicata al progetto di architettura e alla ricerca, è suddivisa in quattro collane che diventano dei contenitori in cui raggruppare libri su temi ampi: i saggi, il progetto, la ricerca e gli eventi.

Quali sono le sfide dell’editoria di settore e quali quelle dell’architettura dei prossimi 10 anni?

La sfida dell’architettura dovrebbe essere quella di liberarsi dall’incombenza del costruire. Per farlo, probabilmente, bisognerebbe insegnarlo già nelle scuole di architettura. Per sua natura credo che la formazione da architetto, oltre ad insegnare a costruire edifici, permetta di fare molto altro. Gli esempi di architetti che si cimentano in altre professioni sono innumerevoli, sfruttiamo anche questa risorsa. La nostra sfida nel campo dell’editoria è iniziata a luglio di quest’anno. Abbiamo avuto la fortuna di chiudere un contratto con un grande distributore estero, che manderà i nostri libri in giro per il mondo. Speriamo nei prossimi dieci anni di riuscire ad avere un catalogo in lingua inglese che ci permetta di affermarci su un panorama molto più ampio di quello nazionale.

Le Collane di LetteraVentidue

Sono ideate dai rispettivi direttori editoriali che, coinvolgendo alcune figure all’interno di un comitato scientifico, scelgono un tema e selezionano libri e autori. La collana Perìactoi, ideata e diretta da Vittorio Fiore, per esempio, affronta le tematiche del progetto per il teatro passando trasversalmente dal concetto di spazio teatrale a quello di luogo della scena. Negli anni tale collana è diventata punto di riferimento per ricerche nel campo della scenografia, raccogliendo anche scritti di esperti che apparentemente non sono direttamente coinvolti con l’architettura. La collana Figure, ideata e diretta da Mauro Marzo, che in pochi anni ha riscosso un notevole successo – sia come riconoscimento scientifico che come riscontro sul mercato – mette insieme brevi saggi di carattere monografico su architetti e artisti del passato e del presente. Gli autori, in questo caso, sono architetti impegnati nel progetto e nell’insegnamento del progetto. In questa collana sono stati pubblicati testi di autori importanti; per citarne alcuni: Antonio Monestiroli che ha scritto sia su Palladio che su Aldo Rossi, o Alberto Campo Baeza che ha scritto su De La Sota. Costellazioni è una delle collane più recenti, proposta da Marco Navarra. Questi libri, come dice lo stesso Navarra, «presentano scritti che affrontano nuove questioni attraversando trasversalmente discipline diverse. Si tratta di testi irriverenti e eretici che guardano al di là di codici disciplinari consolidati cercando in altri campi stimoli e procedure per ripensare gli strumenti dell’architettura». I libri di Costellazioni sono “fuori dalle righe” anche nel progetto grafico e nella veste editoriale. La grafica è ridotta volutamente al grado zero e i testi sono stampati in Pantone Blue su carta color Cipria, quasi a riprendere quel concetto di irriverenza di cui scrive Navarra nel testo di presentazione.

Autore

  • Domenico Mollura

    Nato a Milazzo (Messina), consegue la laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo nel 2006. Dopo aver lavorato presso una società di ingegneria di Ravenna, esercita la professione in Sicilia, occupandosi anche di pubblicistica nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. Dal 2009 collabora con «Il Giornale dell’Architettura»

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Last modified: 8 Novembre 2017