Intervista ad Albino Celato e Alessandro Pedron (APML Architetti) che a Milano ha firmato, con Marco Zito, il duplice padiglione
Abbiamo scelto due tra i progetti più recenti che vedono protagonista l’azienda trevigiana De Castelli specializzata nella lavorazione dei metalli e fondata da Albino Celato.
Un racconto per immagini e a più voci che, per entrambi i casi, trae spunto dalla documentazione fotografica di Alessandra Chemollo.
Il disegno per il duplice padiglione che nel 2015 è stato official retailer dell’Expo milanese è anche la sua prima collaborazione con l’azienda trevigiana. Come nasce questa sinergia?
A.P. Conoscevo Albino in quanto già legato da un rapporto di amicizia e collaborazione con Marco Zito che frequento sin dai tempi degli studi accademici. Quando ho condiviso con Marco il progetto di Oviesse eravamo alla ricerca di una soluzione che connotasse il disegno della facciata.
Penso che questa per De Castelli sia stata quasi una prima prova generale nell’utilizzo di finiture esterne: si tratta di un rivestimento integrale di facciate di grandi dimensioni. Non che l’azienda non si fosse cimentata prima in altre situazioni particolari: mi riferisco agli ingressi di alcuni negozi e alla celebre esperienza con Cino Zucchi per l’Archimbuto, all’Arsenale di Venezia per la 14.Biennale di Architettura: un’opera unica alta 10 metri e mezzo e larga 6, nata per essere temporanea ma rimasta a segnare l’ingresso del Padiglione Italia.
Quali sono state le tempistiche e peculiarità del progetto?
A.P. Il gruppo Coin ha deciso di realizzare il progetto a febbraio 2015 mentre l’inaugurazione di Expo era fissata a maggio. Dal primo disegno a matita sul foglio alla realizzazione sono stati impiegati 80 giorni. La facciata metallica riprende temi propri all’identità del gruppo: tessile e tessuto, trama e ordito con scandole che si ripetono. Un approccio concettuale che rappresenta le due anime della società: Oviesse più giovane, fresca e chiara con un alluminio spazzolato; Coin (ossia Excelsior Milano) più compassata, in acciaio cor-ten délabré. Il tipo di finitura non poteva essere una semplice verniciatura perché troppo piatta, troppo banale. Abbiamo tenuto conto del gioco di luci dei raggi solari sulle superfici con il cambiare delle stagioni.
A.C. Questo primo grande rivestimento di facciate esterne, dopo il già citato Archimbuto propone una soluzione che sovrappone losanghe con 4 profondità diverse. Allestire losanga su losanga e costruire una sorta di pelle a squame che connota tutte le superfici è risultata una sperimentazione vera e propria: doveva essere fattibile dal punto di vista estetico (non si dovevano vedere viti) ma anche dal punto di vista funzionale di montaggio e smontaggio perché quell’elemento potrebbe appunto essere rimontato ancora una volta. Ora il padiglione, riutilizzato in tutte le sue parti, impiantistica inclusa, rivivrà a Mestre come asilo nido aziendale del gruppo. Il cantiere inizierà a metà novembre per essere pronto nel settembre 2018.
Immagine di copertina: © Alessandra Chemollo
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Dalle Aziende
Last modified: 13 Dicembre 2017