Il presidente di DoCoMoMo Italia saluta la notizia del finanziamento da parte della Regione Basilicata quale riconoscimento della valenza di bene culturale per il patrimonio architettonico del Novecento
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POTENZA. Il finanziamento del restauro del ponte sul Basento di Sergio Musmeci programmato dalla Regione Basilicata riveste un significato che va oltre il recupero e la valorizzazione di un’opera unica dell’ingegneria italiana. L’attenzione per un’architettura del ‘900 da parte di una pubblica amministrazione preposta alla gestione dell’intero territorio regionale ci sembra quanto mai significativa quale concreto segnale di un atteggiamento dinamico per una tutela attiva di valori di cui il Giornale dell’Architettura e DoCoMoMo Italia sono costanti sostenitori.
Il Ponte sul Basento a Potenza, progettato da Musmeci nella seconda metà degli anni ’60 e realizzato sul finire del decennio, è stato sottoposto a tutela dal Ministero dei Beni culturali il 2 dicembre 2003, a poco più di trent’anni dalla sua costruzione, dopo un importante convegno sulla figura e l’opera del grande ingegnere italiano, organizzato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata. Nella relazione storico-artistica allegata al provvedimento si affermava che «risulta evidente l’unicità dell’opera che riveste interesse particolarmente importante sotto il profilo dell’arte in quanto espressione delle più avanzate tecniche di calcolo e costruttive, esempio di una forma continua, organica e moderna […] tra le più rappresentative della cultura architettonica del xx secolo». L’ultima considerazione è l’unica che ha consentito il vincolo, stante i limiti temporali imposti dalla legge. Ma è anche la più scontata e generica.
Il carattere innovativo dell’opera risulta evidente rispetto alla storia dei progetti e delle realizzazioni nel campo delle strutture, in un percorso ideale che parte da Antoni Gaudí, proseguendo attraverso le osservazioni del naturalista e matematico scozzese D’Arcy Wentworth Thompson, le cupole geodetiche di Richard Bukminster Fuller, le realizzazioni dello spagnolo Edoardo Torroja e del suo allievo Felix Candela, i gusci dello svizzero Heinz Isler, il progetto di Paolo Soleri per il ponte The Beast (1947), dove le evoluzioni di una sottile superficie determinano forma, spazio e struttura in organico connubio.
Dopo gli studi per un cavalcavia sull’autostrada del Sole (1950), per i ponti sull’Astico (1956) e di Tor di Quinto a Roma (1959), Musmeci ha realizzato quest’opera attraverso un nuovo metodo progettuale fondato sulla sperimentazione, indotta non soltanto dalla ricerca dell’essenzialità ma dalla volontà visionaria di concretizzare con una struttura continua le linee di forza invisibili nello spazio.
La sperimentazione progettuale era volta a indagare le possibilità della forma a bordi liberi. Si tenne conto del “modello saponato” di Frei Otto, poggiato per punti e sagomato secondo l’andamento delle linee di forza. Nel modello fu introdotto un foglio di gomma tesa, i cui bordi liberi si agganciavano per punti all’impalcato superiore riproponendo, al rovescio, quanto già verificato per gli appoggi inferiori. La struttura fu poi verificata empiricamente attraverso il modello informatico.
Quest’opera, dunque, è l’esito finale di un lungo processo, le cui tappe richiamano personalità di livello mondiale e un metodo di progettazione inedito, avanzato negli obiettivi e negli strumenti e artigianale nelle modalità applicative. L’operazione della Regione Basilicata si traduce, dunque, anche nella salvaguardia della materiale testimonianza di tale processo, che ha connotato l’importanza dell’opera già nelle fasi della sua ideazione e realizzazione.
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Immagine di copertina: Ponte sul Basento di Sergio Musmeci a Potenza (1975)
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architettura del 900 a rischio , docomomo , restauro
Last modified: 19 Dicembre 2017
[…] da Felix Candela nelle sue strutture fini in calcestruzzo, nei ponti d’inizio secolo. Il Ponte sul Basento, sconosciuto ai più, era il capolavoro di Sergio Musmeci. Il passare degli anni sembrava aver […]