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Alessandro CimentiWritten by: Città e Territorio Forum

Torino, where are you going?

In vista della revisione del PRG, il neopresidente della Fondazione per l’architettura di Torino riflette sull’importanza del “city brand” e sul come concretizzare gli immaginari urbani

 

TORINO. In un’epoca in cui tutto scivola veloce sulla superficie, in cui i flussi di persone, merci e informazioni si muovono con dinamiche ed effetti difficilmente prefigurabili, pianificare il futuro di una città a medio/lungo termine sembra un compito al limite del concepibile. Tuttavia, privi di un immaginario di riferimento condiviso, concepito per essere “letto” e declinato a diversi livelli, le possibilità di sviluppare un territorio e farlo prosperare si riducono al lumicino.

Le città si reinventano continuamente e competono tra di loro su scala nazionale e internazionale; diventa quindi indispensabile sviluppare e aggiornare il proprio “city brand”, collocarsi in maniera chiara, comprensibile e facilmente veicolabile. Com’è noto la reputazione percepita di un luogo (percezione della qualità della vita, della possibilità di lavorare, di divertirsi…) determina i flussi turistici, di capitale, di talenti.

Torino ha attivato, con l’elezione della nuova Giunta e a distanza di oltre 20 anni dal PRG firmato Cagnardi/Gregotti, un processo di verifica e revisione che ha registrato a maggio di quest’anno un primo importante passaggio con l’approvazione di un atto di indirizzo. Nel documento sono stati individuati i capisaldi della revisione del piano inteso come una “manutenzione straordinaria” del PRG vigente, sinteticamente riassumibili in:

  • città multicentrica
  • salvaguardia del suolo libero/riqualificazione patrimonio immobiliare esistente
  • completamento sistema parchi (urbani, collinari, fluviali)
  • incentivazione esercizi commerciali di vicinato “governando” l’insediamento di medie e grandi strutture commerciali
  • implementazione del trasporto pubblico e della “mobilità dolce”
  • tutela anche di immobili industriali e architetture del XX secolo nonché di coni visivi dei grandi viali e delle alberate storiche
  • dotazione di servizi diffusi su tutto il territorio
  • localizzazione e realizzazione di edilizia sociale diffusa

Qui non si vuole entrare nel merito degli enunciati riportati quanto piuttosto raccogliere la sfida di contribuire nella loro traduzione in possibili proposte. Il disegno del PRG di Torino si basava sulla decisione di coprire la trincea ferroviaria che è stata lo stimolo per costruire una nuova identità della città e veicolare nuovi messaggi. Ora, in questa azione di revisione, è importante tradurre i principi ispiratori in immagini sintetiche e immediatamente comprensibili che possano generare interesse e favorirne la forza attuativa, trasformare gli enunciati espressi in forma. Un compito che la Fondazione per l’architettura si candida a svolgere, fungendo da cuscinetto, per ascoltare, raccogliere, catalogare le istanze degli iscritti all’Ordine e della cittadinanza che vorrà partecipare e portarle all’attenzione della Città.

Un primo momento di “raccolta di immaginari” è già previsto in occasione di Torinostratosferica Utopian Hours (13-15 ottobre), un festival dedicato al futuro delle città e all’immaginazione. Noi saremo presenti per raccogliere le suggestioni che il pubblico vorrà lasciare, selezionare le idee più stimolanti che emergeranno e tradurle in proposte e visioni da presentare all’Amministrazione torinese.

Butto sul foglio alcune questioni per stimolare le riflessioni:

Com’è fatta una Torino multicentrica? Quanti centri ha? Come sono collegati tra loro?

E poi, che forma ha il sistema completo dei parchi?

Oppure con quale attitudine ci si pone rispetto alla tutela di un immobile industriale del XX secolo; con un atteggiamento che spinga a restituire un’immagine rinnovata dei manufatti prodotta da un’educata giustapposizione di segni e linguaggi riconoscibili, figli della nostra epoca, o con una attenzione a restituire il manufatto il più simile possibile a come era stato originariamente progettato?

Siamo animali, ci cibiamo di bellezza, di qualità, di innovazione.

Viaggiamo, leggiamo e studiamo per cercare nuovi spunti, per conoscere modi di fare diversi dai nostri, per essere “contaminati di straordinarietà”.

Torniamo perché amiamo le nostre città, perché desideriamo vederle prosperare, lavoriamo per contribuire adeguatamente all’ineluttabile stratificazione di segni che formano il paesaggio che ci circonda.

Siamo architetti, dimostriamolo.

Immagine di copertina: isolato ex CEAT, compreso tra corso Regio Parco e via Pisa, Torino. Progetto di Alberto Rolla e Vittorio Neirotti, 2007. Vincitore del premio Architetture rivelate 2009

Autore

  • Alessandro Cimenti

    Ha studiato tra Torino e Oulu (Finlandia), viaggiando e visitando progetti e cantieri in Europa e nel mondo. Si è laureato presso la Facoltà di Architettura del Politecnico Torino nel 2001 con una tesi di progettazione sulla Nuova Opera House della città di Oslo, con relatore Prof. Emanuele Levi Montalcini. Ha fondato a Torino, insieme a 10 colleghi-amici, lo studio di architettura studioata, con cui ha partecipato ad oltre 100 concorsi ottenendo premi e segnalazioni, ha sviluppato progetti per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa; diverse sono le sue realizzazioni in Italia, Spagna e Belgio. Il perfezionamento di quello che egli stesso definisce “progetto studioata” avviene anche attraverso la partecipazione ad associazioni culturali (Zeroundicipiù, di cui è consigliere e socio fondatore, TURN e Wonderland), il contributo attivo in ambiente universitario attraverso lezioni, conferenze e corsi (Politecnico di Torino, Pusa university ad Aleppo - Siria) e la partecipazione a workshop di architettura (Berlage Institute, Università di Siracusa, etc.). Già consigliere dell'Ordine degli architetti di Torino, è attualmente consigliere della Fondazione per l'Architettura, di cui è stato presidente dal 2017 al 2019

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Last modified: 4 Ottobre 2017